Anne's pov
Ero distesa sul letto, come al solito stavo ascoltando la musica, musica punk.
Avevo raggiunto ormai l'età dei sedicianni e di conseguenza avevo acquisito anche più libertà. La voglia che avevo per andare a scuola era pari a zero, ma come sosteneva papà, mi dovevo acculturare. Invidiavo molto mio padre, seppur fosse rigido e alcune volte troppo severo con me, era un uomo di una certa fama, fama che lui stesso era riuscito a guadagnarsi. Era un avvocato, un famoso avvocato, di cui tutti ne parlvano, ovviamente, chi bene e chi male, ma la maggior parte bene. La parte peggiore, straziante era che non poteva permettersi di sbagliare, seppur fosse un piccolo sbaglio per la gente era grande, alcune volte anche irrimediabile. La mia infanzia, forse è stata la più dura.Non riesco a spiegare il motivo, forse perché avrò perso la memoria.
Da piccola, mi raccontò mia madre amavo danzare, e soprattutto amavo viaggiare. Ogni qualvolta che papà doveva partire ero sempre in prima fila con le valigie già pronte, così mi raccontò.
Mi ricordo che un giorno data la mia terribile e alcune volte anche fastidiosa curiosità, chiesi a mia madre per quale motivo non avesse pensato a concepire un ulteriore figlia cosicché non sarei rimasta sola. Capitava che qualche giorno mi sentissi sola, senza nessuno con cui giocare o semplicemente scherzare. Non amavo però giocare a dei giochi che richiedessero ulteriori sforzi o che ci fosse la possibilità che ti potessi sporcare e di conseguenza
puzzare. Ero priga, lo so, forse è perché quando sono nata al posto di piangere, come tutti i bambini normali, nacqui dormendo. La mamma, dopo la mia curiosa domanda, mi rimproverò di brutto, e forse da allora cominciai a placare la mia curiosità e di conseguenza anche cominciai a parlare di meno. A scuola, nel secondo superiore, ero vista come la cocca di tutti i professori e di conseguenza mi odiavano tutti. In realtà le loro parole mi scivolavano addosso, erano indifferenti tutti coloro che vivevano e morivano nella loro convinzione, praticamente tutti. Dalle medie alle superiori ci fu un cambiamento drastico. Alle medie, mia madre mi raccontò, che avevo molte amiche, ero una ragazza solare, piena di vita e anche che vedevo in ogni cosa un lato positivo. Quel giorno, quel giorno segnò tutto.Era una giornata piovosa, aveva da poco cominciato a piovere, il sole era stato ormai coperto da enormi nuvole grigie, e con esso anche il mio umore cambiò radicalmente. Mi affrettai a finire tutti i compiti assegnatomi il giorno precedente e il giorno stesso dalle prof. Quell' anno, forse, era l' anno più faticoso delle medie, dovevo sostenere gli esami e di conseguenza mi sommergevano di compiti. Finii in fretta e furia matematica incurante se mi fossero usciti o no i problemi di geometria. Dopo i continui richiami di mamma, mi preparai velocemente, mettendo l' occorrente in un borsone. Mi misi una tuta, una maglia comoda, un paio di scarpe da ginnastica, presi la sciarpa senza dimenticare il cappello. Faceva un freddo gelido, e non potevo permettermi assolutamente di ammalarmi, a breve avrei dovuto sostenere l'esame di danza, forse quello che avrebbe deciso il mio futuro.
La pioggia aumentava sempre di più fino a diventare un temporale. Dal piano di sotto riuscii ad ascoltare il meteo che trasmetteva la televisione, in un volume decisamente alto per una casa in cui c'era perennemente silenzio.
Il meteo aveva dato allarme rosso, aveva proibito a chiunque di non uscire e ci aveva invitato a non uscire fino al giorno dopo. Ma la testardaggine di mia mamma superò tutti e tutto.Era ostinata che quel giorno dovessi andare alle prove,erano forse le più importanti. Nonostante mio padre si oppose svariate volte, mia madre ebbe la meglio. Mi trascinò con sé senza farmi esporre la mia opinione fuori dalla casa e, in un batter d'occhio entrammo nell' Audi A4. Appena ci sistemammo, mettemmo entrambe le cinture di sicurezza, accesi la radio, inserii il mio cd preferito e mia madre mise in moto.
Avevamo appena attraversato la casa della mia amica, la miglior amica. Gli alberi erano spogli, le foglie erano sparse sul terreno, sui prati, formando a tratti dei colorati tappeti.Mamma aveva accelerato, eravamo in ritardo e la mia maestra odiava i ritardi.
-Mamma, rallenta.-
-No, è tardi!- Esclamò forse con un pó troppa agitazione. Dovettimo fermarci ad un semaforo rosso, era inevitabile, altrimenti avremmo rischiato qualche multa, e non era il caso.
Mentre eravamo ferme, mamma picchiettava furtivamente le unghie sul volante. Gli unici rumori presenti nella macchina erano le sue fastidiose unghie e le goccioline della pioggia che cadevano ferocemente sui finestrini, tralasciando la canzone.
Appena scattò il verde, mamma accellerò come una dannata.Aveva fatto un sorpasso, perfino.
Eravamo giunte in un incrocio, avremmo dovuto superarlo, svoltare ed eravamo arrivate. Restammo ferme per un attimo, le macchine camminavano veloci. Non appena la strada fu libera, mia madre si sistemò sulla corsia che avrebbe dato alla strada per poter arrivare a scuola. Ormai eravamo in procinto di attraversare quando una macchina ci venne incontro.
Non riuscii a capire se la fretta di mia madre portò a quell' incidente.
Mi sentivo stranamente rilassata, e non pensavo a niente. Mi svegliai e mi ritrovai in una stanza bianca, non era la mia, decisamente. Accanto a me c'erano delle persone, non riuscivo a capire chi fossero. Appena mi si avvicinarono mi allontanai subito.
-Chi siete?-Chiesi con un tono preoccupato.
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I have a dream #Wattsy2018 (IN REVISIONE)
FanfictionCamminava a passi lenti,indecisi. Si sentiva oppressa in quella città sconosciuta, si sentiva sola. In quella città estranea ci viveva,ma era come se fosse invisibile. Scappava ogni volta che le si paravano davanti problemi. Scappava perché altrimen...