39. Benvenuta nell'inferno, Sad

123 48 9
                                    

Sad's pov

Non cercare di capire come sono fatta, non ci riusciresti. Sarebbe troppo complicato è inversamente improbabile farlo.
Non sono complicata o diversa da te. Penserai  che forse io sarei una delle tipiche ragazze con tanti problemi. In effetti è così, ma non è ciò che voglio farti capire. Alcune volte prendo delle decisioni che in quel momento le considero giuste, certo, ma subito dopo le considero fottutamente sbagliate. Non è vero che quando ci sei dentro non ne puoi più uscire, lo si può fare.
A volte prendiamo strade diverse, dividendoci dalle persone a cui teniamo realmente. Non per questo le dimentichiamo, affatto.
Ricordati che ciò a cui stai pensando, sarà sbagliato, più che sbagliato saranno solo frutto delle illusioni che nascono nella tua mente cercando in qualche strano motivo di paragonarle alla realtà, ma non è così.
-Voglio andare di nuovo lì.-
Il mio tono era sicuro, mi faceva quasi paura. Avevo paura di me stessa, di  cosa avrei fatto, di cosa avrebbe fatto la parte irrazionale di me.
-Dove?-Chiese perplesso Gimmy. Aveva ragione. Dove volevo andare?
-Nel tuo mondo.-e nel momento che lo dissi gli presi la mano, che ora era incredibilmente sudata.
Strabuzzò gli occhi, come se avessi detto un qualcosa di paranormale, come se stessi per uccidere qualcuno, come se stessi per uccidere me stessa.
-Si Gimmy, anche io mi fido di te. Ti accetterò qualunque sia il tuo mondo. Accetterò i tuoi demoni,perché d'ora in poi saranno anche i miei.-
Strinse la mia mano più forte, come se io gli potessi dare tutta la forza di cui aveva bisogno.
Ripercorremmo la stessa strada del giorno precedente, ma con la differenza che ora sapevo perfettamente a cosa andavo incontro.

Eravamo all'entrata e mentre stavo per entrare, Gimmy mi fermò di scatto, prendendomi da un polso, e stringendomelo più forte, quasi stritolandomelo.
Mi girai e lo guardai con una espressione confusa.
-Ne sei sicura?-Mi disse come se già sapesse la risposta. Ne ero sicura?
-"Si, Gimmy. Il tuo mondo, sarà anche il mio.-
Entrammo.
Lo stesso odore, le stesse emozioni, le stesse immagini. Tutto era uguale. Dovevo vincere io, dovevi vincere contro me stessa. Dovevo combattere la mia paura, perché è questa, solamente un'inutile paura che mi blocca, che mi impedisce di andare avanti. Sembra che mi stia avvertendo di un qualcosa, qualcuno dentro di me cerca di spingermi, cerca di tirarmi all'indietro, ma lo affronto.
Entro e un boato di urla mi accolse, con un caloroso abbraccio, accogliendo con un grande affetto anche il mio timpano.
-Ecco, questo è il mio mondo. Benvenuta nell'inferno , cara Sad.-si staccò da me e con fare teatrale allargò le braccia, come se fossimo ad una mostra d'arte.
Un ring era posizionato proprio al centro della stanza, dentro il quale c'erano due uomini che si stavano picchiando: c'era chi schifava i pugni, e c'era chi le prendeva, li bloccava e contrattaccava. Il loro sudore potevo vederlo fin da quella distanza. La testa calva di uno dei due era indubbiamente rossa e piena zeppa di sudore. Sembrava il più forte, ma non appena abbassò la guardia:boom, un nuovo colpo, che fece più male, tant'è che lo stese.
Mi aspettavo delle urla di incitamento, o qualcosa del genere, un premio, un telecronista o quel che era ,ma mi aspettavo qualcosa di più elettrizzante, eccitante, no che fosse bello quello che stavo per vedere,eh.
Mi accorsi che tutto ciò era improbabile quando i due si diedero delle strette di mano con un sorriso e delle pacche sulle proprie spalle, erano amici allora.
Un po' rimasi delusa, gli amici si fanno così tanto male?
Affianco al ring c'erano dei tavoli accanto ai quali c'erano dei ragazzi che all'apparenza sembravano che avessero la stessa età di Gimmy, con un qualcosa di strano nelle mani, che poco dopo riuscii a capire che fosse una canna, e sotto di loro c'erano delle  carte, credo che fossero di poker.
Non mi sentivo strana, in qualche modo mi sentivo me stessa.
Oltre ai tavoli e alla puzza di fumo, c'era un piccolo bancone che all'apparenza sembrava incredibilmente sporco,bleh.
Il barman aveva una bandana stretta sulla sua fronte ed esprimeva tutt'altro che gentilezza e sicurezza. Strinsi automaticamente la mano di Gimmy, avevo quasi paura di quell'omone, e molti brividi percorsero tutto il mio corpo.
-Tranquilla piccola, sembra che ha l'aria da duro, invece è soltanto un cucciolo. Come si suol dire: cane che abbaia non morde.- mi fece l'occhialino.
Mi tranquillizzai un poco. Se prima mi sentivo me stessa, ora lo ero di meno.
-Vieni che ti presento i miei amici.-mi invitò a seguirlo, ed io lo feci.
Ci avvicinammo a quel tavolo che avvistai poco prima, proprio quello sul quale giocavano a poker e fumavano erba,come se fosse tutto normale.
In qualche modo mi sentii delusa, più di me stessa, in realtà . Avrei cercato in tutti modi possibili e immaginabili di cercare in quale università Gimmy fosse, ma invece sarebbe stato tutto tempo sprecato.
Gimmy non è il bravo ragazzo.
Gimmy non è ciò che mi aspettavo.
Avevo ragione che l'apparenza inganna, ma per uno strano motivo ne fui sollevata. Mi poteva capire.
-Ragazzi.-attirò la loro attenzione. Si girarono tutti. Appena si accorsero di me, fecero un sorriso sghembo, con quei loro occhi così rossi, inquietanti.
-Questa è Sad.-mi presentò.
-Questi sono: Nash,Josh,Mark e Charlie.- i quattro si alzarono, e nonostante non fossero in sé, fecero un inchino in modo cortese, per quel che sapevano fare loro, davanti a me.
-Piacere nostro, ragazza.-Io di canto mio, feci un finto inchino e gli sorrisi, infondo erano stati carini.
Si rimisero nelle loro rispettive sedie, dimenticando la loro gentilezza che avevano assunto poco prima.
-Un'ultima cosa ragazzi.-riprese a parlare Gimmy.
-Lei è mia, farà parte del gruppo. Non dovete trattarla per nessun motivo male. Intensi?-Chiese con un tono minaccioso.
Mi sentivo protetta,per la prima volta, o quasi.
Che strano sentirsi proprietà di qualcuno, anche se sembrerà stupido.
-Certo Gimmy, ragazza puoi stare tranquilla.-mi disse il ragazzo con gli occhi color ghiaccio.
-Bene allora fateci spazio, giochiamo anche noi.-esitai nel sedermi.
-In realtà non so giocare.-dissi con un voce timida. Il mio volto sicuramente sarà rosso, così come un pomodoro o un peperoncino.
-Giochi con me, piccola.-mi rassicurò, Gimmy.
Dopo varie mano, che sinceramente credo che non si chiamino così, qualcuno si ricordò della mia presenza.
-Vuoi?.-Mi girai di scatto, e non avendo capito, chiesi con un tono confuso.
-Cosa?-
-Ragazzina, non hai mai fumato?-
-No.-abbassai la testa. Mi sentivo a disagio e non riuscivo a capire il perché. Infondo era meglio che io non fumassi,no?
Gimmy intervenne per me, con un tono brusco. Non volevo che litigasse con i suoi presunti amici per me, non lo volevo proprio. Mi strattonò e con forza mi portò fuori dal locale. Prima che me ne potessi andare riuscii a sentire una delle loro risate.
-È stato un piacere ragazza.-accompagnato da un sorriso sadico.
Una volta fuori, riuscii a respirare a pieni polmoni l'aria pulita.
-Non dovevi reagire così , Gimmy.-lo ripresi,sentendomi,in parte in colpa.
-Sad non voglio che anche tu ti rovini. È comunque puoi stare tranquilla, non abbiamo litigato. Fanno sempre così. Credono che tu sia una di quelle ragazze che si fanno ogni giorno, non credendo che tu sei innocente.-Innocente? Io?
Mi infastidii. Lo notò.
-Non intendevo ciò che stai pensando. Voglio che ne stai fuori da questo giro, o almeno che non ti rovini. Non me lo perdonerei mai.-si corresse.
-Gimmy non preoccuparti per me. Se io voglio, lo faccio. E se lo farò sarà soltanto colpa mia. Non voglio che tu mi faccia da babysitter. Ho deciso di stare con te perché in qualche modo mi sento bene, ma non per questo voglio trattata da bambina.-

Ci incamminammo tra le strade di New Orleans. Le luci dei lampioni ormai stavo per accendersi, e il sole stava calando. L'aria stava diventando più fredda, per quanto fosse possibile. Natale era alle porte, mancavano poco più di dieci giorni, e nell'aria ci sarebbe stata tutta la felicità della gente e soprattutto dei bambini.
-Dove stiamo andando?-
-Da me.-Cosa?
-Cosa intendi dire?-Perché ero felice?
Non potevo di certo tornare da Niall, glielo avrebbe detto a Jack e di conseguenza avrei dovuto sopportare le sue squallide scuse.
Da Anne, non ci pensavo neanche. Con lei, con loro ci avevo chiuso, e questa volta definitamente. Mi rimaneva Gimmy, forse l'unico sincero amico che avessi in questo momento.
-Sad, innanzitutto non hai posto dove stare visto che hai litigato con tutti.-Iniziò, come se stesse elencando la lista della spesa.
-Ora che sai di me, resterai con me, altrimenti ti dovrò uccidere.-scherzò facendomi un occhiolino.
Annuii con l'inconsapevolezza che fu proprio in quel momento che la mia vita cambiò.

Vi chiedo gentilmente di passare a leggere la storia di @Troublemakergirlss
•My psychologic  problem• #Wattys2016
È davvero bella,ne vale la pena leggerla. Inoltre volevo dirvi anche che sto partecipando al famosissimo concorso #Wattys2016 e mi farebbe piacere se mi aiutaste molto a vincere:) un bacio

I have a dream #Wattsy2018 (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora