23.Il giorno del mio compleanno(pt1)

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Nikki's pov
Sentii la voce di mia madre chiamarmi. La sua dolce e calda voce solo nel sentirla mi riempiva il cuore. Mi apprestai a scendere dal mio piccolo letto. I miei lunghi capelli ricadevano arruffati sulla mia piccola schiena. Non vedevo l'ora di andare a scuola. Il giorno precedente, Riccardo mi aveva scritto una letterina sulla quale dichiarava il suo amore per me. Un amore infantile, puro e innocente. Mi sbrigai a vestirmi e mi affrettai a preparare il mio piccolo zainetto.
-Mamy sbrigati! Faccio tardi.- Mia mamma era la prima ritardataria che ci fosse nel mondo.
-Si tesoro, non avere fretta. È ancora presto!-
Se mia mamma avesse capito il vero motivo, mi avrebbe presa per pazza oppure avrebbe fatto il suo dolce viso e avrebbe detto "La mia bimba sta crescendo!". La macchina di mia mamma si fermò davanti il cancello della scuola, Riccardo era all'inizio ad aspettarmi con una piccola rosa stretta nelle mani. I suoi capelli erano sistemati all'indietro da una quantità eccessiva di gel. Portava una piccola giacchetta sopra la sua maglia di cotone bianca, gli immancabili pantaloni elengati accompagnati da un paio di scarpe anch' esse eleganti. Il suo zainetto blu era posto dal lato destro della propria spalla e da esso pendeva un ciondolo che raffigurava l'immancabile e l'insostituibile Ferrari. Mi tremavano le gambe, ero
emozionatissima ed ero estremamente felice. Mia mamma, si accorse del mio piccolo incontro con il ragazzo e mi sorrise lasciando un lieve bacio
sulla mia morbida guancia.Salutai mia mamma e scesi dalla macchina. Faticavo a camminare,le mie mani tremavano e con esse anche le mie gambe.Provavo un forte sentimento verso di lui, era affascinante e dovevo ammettere anche bello.I miei occhi incontrarono i suoi.Potei notare un luccichio impresso su di essi.Mi sorrise, il suo sorriso.I suoi denti perfetti, le sue morbide labbra. Mi avvicinai e gli diedi un bacio sulla guancia. Lui prese la mia manina e mi condusse nella classe. Mi sedetti con Carole, la mia migliore amica. Riccardo andò con i suoi amici e nel mentre parlava mi lanciava qualche occhiataccia che io,ovviamente ricambiavo.Raccontai tutto a Carole e rimase affascinata cominciando a fantasticare sul suo primo,piccolo appuntamento con Andrea, il suo principe azzurro.

Il mio compleanno era fra ventiquattro ore! Ero eletrizzata! Ricevevo tanti regali, tante bambole e tante carezze. Ero molto viziata. I miei genitori ci tenevano molto a me, nonché fossi la loro unica figlia.Il giorno prima del mio compleanno, come mia consuetudine, andai a scuola.La maestra era stata gentilissima per non averci lasciato qualche lettura da fare per casa,lo consideravo come un regalo in anticipo per il mio compleanno. Invitai tutti i miei amici, compreso Riccardo.
Dopo aver cenato con la mia famiglia, ci posizionammo sul divano.
Prendemmo tanti cioccolatini al latte, i miei preferiti, e li posizionammo sul tavolino posto accanto al divano.Presi la mia bambola preferita e la posizionai di fianco a me. Cominciammo a giocare; era un gioco stupido, forse anche inutile, ma ci divertivamo. Dovevamo giocare a nascondino; papà doveva cercare di indovinare dove eravamo io e la mamma e, se poi ci avesse preso ci avrebbe fatto il solletico per lungo tempo, una tortura. Papà cominciò la conta, la mamma salì di sopra ed io la seguii. In lontananza sentivo papà che pronunciava i numeri lentamente. Doveva contare fino a cento. La mamma con uno gesto silenzioso mi fece cenno che lei sarebbe andata sulla soffitta. Io, essendo piccola, decisi di nascondermi dentro il grande armadio che era posto nella camera dei miei genitori. Camminai in punta dei piedi per non emettere alcun suono. Papà era arrivato a trenta, c'era ancora tempo. Aprii lentamente le ante dell' armadio e mi ci fiondai dentro. Molto cautamente richiusi le ante e aspettavo. Respiravo piano, e con molta fatica. La voce di mio padre fino a dov' ero io non arrivava, quindi restavo lì finché ero sicura che lui, dalla sua tana, se ne fosse andato.

Sentii i passi di papà, camminava veloce, con dei passi decisi, come se sapesse già dov'eravamo. Sentii una porta aprire, ma non era quella in cui mi trovavo io. Doveva essere quella del bagno. Sentivo gli sportelli della piccola scarpiera sbattere. Ma come faceva a credere che eravamo lì?
Non trovando nessuna delle due si diresse nella stanza accanto, la mia camera. Anche in essa non trovò nulla fino a quando sentii la porta della stanza in cui ero io, aprire.
-Piccolina-,aprì il primo cassetto del comodino. Ma faceva sul serio? Non ero così piccola!
-Esci fuori-,aprì un cassetto posto sotto a dov'ero io.
-Non ti faccio niente! Lo giuro!-Bugiardo! Lo faceva solo per farmi scoppiare a ridere così mi trovava. Cominciai a sudare, ero ansiosa e preoccupata che mi avrebbe trovato. Ogni volta questo gioco mi metteva ansia, in qualche strano modo avevo paura.
Sconfitto per non aver ottenuto ciò che voleva, se ne andò farfugliando qualcosa a me incomprensibile, sbattendo la porta. Passò forse un'ora, o una mezz'ora, ma nessuna traccia di papà. Aprii lentamente le due ante, con molta lentezza cacciai fuori prima un piede e poi un altro. Scesi e chiusi le ante, sempre in modo lento. Mi alzai in punta di piedi e aprii la porta cautamente. Prima di uscire fuori controllai che non ci fosse nessuno. Dopo essermi assicurata che non ci fosse nessuno, uscii fuori. Chiusi la porta, e mi diressi verso le scale. Ad ogni scalino la mia ansia cresceva. Dovevo arrivare al divano e tutto sarebbe finito. In quel momento il divano sembrava molto lontano, lontanissimo. Scesi l'ultimo gradino. Aumentai il passo. Camminavo veloce e nel mentre mi voltavo da destra a sinistra. Non c'era nessuno. ''BUU" Sussultai. Da dietro c'erano mamma e papà. Erano vicini, vicinissimi a me. Così cominciai a correre. Ero ad un soffio dal divano, riuscii a sfiorare la pelle bordeaux
,quando venni presa da due forti braccia. Era papà.
-Nonono ti prego papà!-Supplicavo anche se ero certa che la mia tortura era appena cominciata.Mia mamma era di fianco a papà che rideva a crepapelle.Aveva un sorriso dolce e innocente.I suoi capelli erano al vento.I suoi occhi strizzati e piangenti dal troppo ridere.Venni catapultata sul divano.Mio padre sulle mie gambe mia mamma sul torace e cominciarono a dare inizio al solletico.
-Vi-vi-prego b-b-asta.-Non ce la facevo più! Non ridevo così da.. dal mio compleanno, appunto.
-Va bene basta.-I due si allontanarono dai miei poveri arti e si posizionarono accanto a me. Erano vicini, vicinissimi, quando capii che si erano dati un bacio, un piccolo bacio. Ammiravo i miei genitori. Insieme avevano affrontato tutto,si erano amati in un modo incredibile.Mi gettai su di loro e li abbracciai, fu un caloroso abbraccio. Mi strinsero forte forte, fino a farmi mancare il respiro, come se mi dovessero lasciare da un momento all'altro.

I have a dream #Wattsy2018 (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora