Immagini dal passato

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Naruto aveva sempre messo gli altri davanti a sé stesso. Finiva nei guai pur di salvarli, era disposto a mettersi da parte per la loro felicità o li proteggeva restando nell'ombra.

Quella sera avrebbe potuto passare per l'ennesima volta da fuorilegge. Certamente avrebbe perso per sempre la fiducia e l'aiuto incondizionato del suo professore, ma non poteva starsene con le mani in mano dopo la minaccia appena udita da Gato.

Perdonami.

Un'ultima preghiera prima di colpire, con un pugno, la finestra del garage di Iruka. Dopo che il vetro fu andato silenziosamente in frantumi schermato dal suo giubbotto, Naruto alzò lo sguardo verso la casa. Una finestra illuminata, quella del salotto. Anche il vialetto d'ingresso aveva i faretti accesi, il professore lo stava aspettando per le ripetizioni che gli offriva con tanta disponibilità.

Naruto lo immaginò controllare l'orologio da polso, il tè e i suoi biscotti fatti a mano erano già sulla tavola ma il suo studente era in ritardo. Naruto aveva spento il cellulare sapendo che tra poco lo avrebbe cercato.

Decise di arrampicarsi sul muro di mattoni prima di essere sopraffatto dal rimorso, fortunatamente le suole delle sue scarpe facevano presa consentendogli di salire velocemente.

Con un balzo fu all'interno, inutile attendere che gli occhi potessero abituarsi al buio, era così intenso che non si sarebbe dissipato in pochi minuti. Naruto realizzò che l'unica fonte luminosa in suo possesso era la torcia del cellulare, non poteva certo accendere le luci in garage, lo avrebbero visto persino sulla luna. Fu costretto a riattivare il telefono, lo impostò velocemente sulla modalità aereo sperando che Iruka non avesse un tempismo così perfetto per chiamarlo.

Un ordine maniacale si palesò davanti agli occhi di Naruto, d'altronde il professore aveva la massima cura anche di tutto il resto della casa. Naruto si chiese dove Iruka trovasse il tempo, dal momento che era sempre impegnato tra scuola, ripetizioni, e tutto l'aiuto che dava a lui. Il biondo si sentì attagliare di nuovo dal rammarico.

Era apparsa la sagoma della macchina del professore, vicina all'ingresso e sempre pronta a partire anche per i passaggi che era solito chiedergli lui.

Anche se confinata in un angolo, la moto di Naruto era ben tenuta e tirata a lucido, la vernice sistemata e ogni graffio cancellato. Iruka aveva sostituito addirittura le gomme consumate in attesa di riconsegnargliela al conseguimento della patente.

Naruto dovette mandare giù un groppo di rincrescimento avvicinandosi allo scaffale di legno che occupava interamente la parete alla sua destra. Tra vernici spray, due paia di scarponi da neve, un aspirapolvere, due ruote di bicicletta e una manichetta flessibile per l'irrigazione, Naruto aveva scorto diversi mazzi di chiavi appesi a una fila di gancetti. Sperò che il suo fosse tra quelli, altrimenti avrebbe dovuto spendere qualche minuto in più per accendere la moto.

Mazzi di chiavi di tutti tipi, forse qualcuno corrispondeva a qualche locale della scuola. Un'inconfondibile chiave d'avviamento ma non era la sua, probabilmente si trattava di quella della macchina, era ripetuta in tre copie.

Quando stava ormai per gettare la spugna, Naruto spalancò la bocca sbalordito. Quella della moto l'aveva sempre avuta davanti agli occhi, non l'aveva riconosciuta perché Iruka aveva sostituito il cordino consumato e sporco che usava da portachiavi, con un gioiello dorato recante la sua iniziale. Un minuscolo brillantino bianco era incastonato sulla N.

Naruto chinò il capo sentendo gli occhi gonfiarsi di lacrime, strinse i pugni lottando contro la voglia di tornarsene da dove era venuto. Poi, nonostante la sentisse pesante come pietra, si decise ad allungare una mano verso le sue chiavi. Non poteva lasciare Iruka alla mercé di Gato, quell'uomo era pericoloso. Una volta conclusa la gara che quel farabutto voleva, avrebbe spiegato tutto con calma al professore, magari insieme avrebbero trovato un modo per fargliela pagare una volta per tutte.

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