Too weak

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Sasuke era abituato al silenzio, Itachi riusciva a vivere senza produrre il minimo suono, ma non era mai riuscito a cancellare la sua presenza. Sasuke era cresciuto imparando a distinguere quella lieve distorsione dello spazio che ogni persona, esistendo, si crea intorno. Era l'unico sistema per capire se Itachi fosse presente o meno.

Quella mattina Sasuke aveva aperto gli occhi che era ancora buio perché intorno sentiva il vuoto. Itachi non era nel suo letto. La ragione suggeriva a Sasuke che poteva essere in un'altra stanza, ma il brutto presentimento ebbe il sopravvento.

Sasuke volle illudersi di essere suggestionato dall'eccessiva apprensione cercando il fratello anche all'esterno della casa alle cinque del mattino e con la brina che gli scricchiolava sotto le scarpe, ma forse sarebbe stato più logico controllare quali oggetti di Itachi mancavano all'appello. Doveva decidersi a vedere le cose per quello che erano.

Itachi si era preso il cellulare lasciando soldi e documenti, Sasuke dedusse che aveva avuto appuntamento con qualcuno ma con l'intenzione di rientrare subito. Cosa che poi non era successa a causa di qualche impedimento.

Era accaduto qualcosa di grave se Itachi non lo aveva neanche avvertito, Sasuke deglutì a vuoto cercando di non farsi sopraffare dall'ansia. Facendo un rapido controllo dei vestiti del fratello, Sasuke vide immediatamente quali capi mancavano: pantaloni di pelle verde, stivaletti, maglioncino a collo alto e giubbotto imbottito ma corto.

Itachi si era vestito elegante dopo giorni di segregazione in camera con felpa e pantofole, era evidente che doveva vedersi con un uomo. Lo aveva conosciuto su qualche sito di incontri, non poteva essere altrimenti dal momento che non era mai uscito. Questo poteva essere addirittura peggio dei tipi a cui era solito legarsi Itachi, forse un malintenzionato che già gli aveva fatto seriamente del male.

Sasuke strinse forte i pugni, accese il cellulare attendendo che si avviasse tremando di nervosismo. Ogni secondo poteva essere di troppo, ogni istante poteva costare la vita di Itachi.

Itachi non riusciva a uscire dal binario che lo teneva prigioniero, probabilmente non ne sarebbe mai stato fuori completamente. Sasuke sapeva chi lo aveva ridotto così, sapeva perché il fratello non poteva fare a meno di cercare partner che avessero sempre le stesse caratteristiche. Chi gli aveva fatto amare la violenza, l'umiliazione e il dolore, era stata la stessa persona che avrebbe dovuto insegnarli a starne lontano. Era stato colui che avrebbe dovuto amarlo e proteggerlo incondizionatamente invece di elargire affetto finto come mera ricompensa. Ecco perché era sempre toccato a lui proteggere Itachi.

Finalmente il telefono si accese, Sasuke aveva già inviato la chiamata verso Itachi ancora prima di portarselo all'orecchio.

Ogni squillo che andava a vuoto gli apriva una voragine nel petto. Sasuke rimase pietrificato finché non cadde la linea, sentiva freddo anche se nella casa di legno questo non poteva accadere.

Si sentì disgustoso per non aver chiuso al porta a chiave la sera prima, ma lui e Itachi avevano passato una così bella giornata insieme che l'idea non lo aveva nemmeno sfiorato.

Non poteva arrendersi, provò a inviare un messaggio.


Itachi, dove sei?

Otouto, non preoccuparti, sto bene.


Risposta immediata, quindi Itachi aveva ignorato la chiamata di proposito.

Strano. Sasuke fu trafitto dal pensiero che potesse non essere stato lui a scrivere. E se avesse raccontato al tizio incontrato quali nomignoli usavano tra loro? Tutto era possibile.

Hold onto meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora