Qualcuno come te

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Sasuke camminava veloce, doveva fare più in fretta possibile, sperava di non incontrare qualche persona conosciuta per non doversi fermare a salutare e parlare. Aveva lasciato Itachi solo a casa a malincuore, ma doveva mettere insieme il pranzo e la cena. Il frigo era vuoto.

Si arrovellava su cosa avrebbe potuto prendere per il suo Nii – san, non mangiava praticamente niente e Sasuke era ormai rassegnato a rientrare con una scorta di dango. Itachi non rifiutava mai i suoi dolcetti preferiti, non era il massimo ma almeno avrebbe messo qualcosa nello stomaco.

Itachi gli aveva detto di essere stanco, ma Sasuke non ne era per niente convinto. Piuttosto era sfinito dalla vita.

Durante le giornate di Natale, Itachi si era mostrato sereno con lui, Sakura e Madara, ma era riemerso dalla cucina con gli occhi gonfi e arrossati. Ogni aiuto che aveva offerto con i piatti era stato un pretesto per piangere. Naruto era già riuscito a irretirlo, Sasuke si sentiva un verme, ma aveva dovuto allontanarlo prima che devastasse Itachi in modo irreparabile.

Itachi preferiva nascondere il dolore piuttosto che condividerlo con suo fratello, era questo l'aspetto che più preoccupava Sasuke. Itachi era una bomba pronta a esplodere, forse era stato troppo lento ad allontanare Naruto, chissà da quanto tempo si frequentavano.

Sasuke stringeva forte i pugni dentro le tasche, gli facevano ancora male dalla sera di sei giorni prima. Era stato necessario, niente di più. Itachi si trovava in un momento di estrema fragilità e andava salvaguardato a ogni costo da chiunque avesse provato ad approfittarsi di lui, ancora non era in grado di elaborare il male che Juugo e Zabuza gli avevano fatto.

Quello subito dal padre, poi, lo avrebbe tormentato per sempre.

Sasuke non capiva che diavolo avesse in mente Naruto, Iruka passava diverse volte al giorno per osservarli dalla finestra e aveva capito che c'era lo zampino del biondo. Comunque il professore avrebbe impedito a Itachi di allontanarsi o di fare qualche sciocchezza.

"Sasuke!"

Il moro sbuffava, qualcuno lo aveva riconosciuto e gli avrebbe rallentato il rientro a casa, la voce era lontana ma il suono di piedi che correvano era in avvicinamento.

"Sasuke, fermati. Solo un secondo."

Ma perché insistevano pur vedendolo fare finta di niente?

Sasuke si era sentito mancare la terra sotto i piedi, era Sakura ma lui era talmente assorto da non aver riconosciuto la voce.

"Come va?" la ragazza si era fermata a un paio di metri, le mani unite davanti davanti al petto in attesa della risposta. La domanda non era riferita a lui e Sasuke lo sapeva.

Sakura lo veniva a trovare quotidianamente, Sasuke ammirava i suoi sforzi per tenere alto il morale di Itachi. Se non ci fosse stata lei, Sasuke avrebbe abbattuto la casa a testate.

Nonostante fosse felice di vederla, non era riuscito a sorridere: "Siamo in una situazione di stallo. Avrei voluto portarlo con me, uscire gli avrebbe fatto bene e sarei stato più tranquillo. Ma ha rifiutato dicendo di essere stanco."

"Sei sicuro?" Sakura aveva afferrato il braccio di Sasuke e, insieme, avevano ripreso a camminare.

"Cosa?"

"Che sia davvero stanchezza."

"Non sono più certo di niente, Sakura" Sasuke procedeva con l'andatura leggermente ondeggiante "È sfinito di vivere, non so cosa fare."

"Avrebbe bisogno della compagnia di persone positive" Sakura aveva fatto arrestare il compagno dandogli un piccolo strattone "So che capisci cosa intendo."

Hold onto meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora