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Era stato facile. Niente grida, spari, schianti di porte rotte o boati di vetri infranti. Naruto si era ritrovato la moto parcheggiata sotto casa senza dover assistere a niente di tutto questo.

Lo stesso effetto di ritrovarsi la bistecca nel piatto senza pensare al mattatoio.

Tempismo perfetto, chi ce l'aveva portata aveva fatto in modo di scomparire prima che Naruto uscisse di casa. Evidentemente Madara era informato persino sulle sue abitudini.

Tutto facile, a parte il bagliore dorato sul cruscotto. Il rumore di frantumi Naruto se lo sentì dentro al petto, fu proprio quell'oggetto a farlo crollare miseramente. Si avvicinò alla moto senza staccare lo sguardo da un punto ben preciso, allungò la mano destra sfiorando il gioiello con la sua iniziale appeso alle chiavi. Sembrò accarezzarlo mentre lo teneva delicatamente sul palmo, gli occhi azzurri si gonfiarono di lacrime. Era da un sacco di tempo che Naruto non avvertiva il viso accartocciarsi così nella disperazione, aveva smesso ricevendo l'aiuto di Iruka e iniziando a farsi degli amici. Non ci sarebbe stato niente di male, adesso, a lasciarsi scappare un singhiozzo.

Era solo nella sua vergogna, la mano si strinse così forte da fargli male a contatto con il metallo. I singhiozzi si trasformarono in una lunga processione, la fastidiosa sensazione di naso otturato lo costringeva a respirare con la bocca, non c'era nessuno a criticargli il filo di saliva che, dal mento, gli finì appiccicato sul maglione.

"Naruto..."

La voce era stata tremante, disperata, sulla sua stessa lunghezza d'onda e, come lui, sull'orlo del pianto.

Non ci sarebbe stato niente di male ad alzare gli occhi per guardarla, l'imbarazzo non avrebbe avuto senso davanti a una persona che non poteva fare alto che essere empatica.

Gli occhi verdi sono i più rari del mondo, molto più di quelli azzurri. Naruto aveva sempre pensato che una condizione di arrossamento ne esaltasse al massimo il colore, in fin dei conti si trattava di due tonalità complementari.

L'idiozia appena pensata gli consentì di restare saldo davanti al viso sconvolto di Sakura.

La ragazza, quando fu agganciata dallo sguardo di Naruto, inclinò la testa leggermente di lato. Le sopracciglia aggrottate, il mento tremante. Si stringeva con le mani il bordo del giubbotto, sembrava voler fare spallucce per giustificarsi di essersi presentata in quelle condizioni ma di non averne potuto fare a meno.

Non chiese a Naruto perché stesse piangendo, e lui non lo volle sapere da lei mentre faceva un passo avanti per abbracciarla. Il dolore è una lingua universale, come la musica.

Restarono così diversi muniti, immersi nella chiara luce del mattino che sembrava volersi fare beffe di loro. Capelli rosa confetto tra le dita di Naruto mentre si stringeva quella testa al petto, piccole mani si contorcevano sul dietro del maglione del biondo afferrando e torcendo la stoffa.

Nel momento in cui si sciolsero dall'abbraccio, i singhiozzi si erano calmati ma non le lacrime; continuavano a scorrere come un fiume in piena sulle guance di entrambi mentre si avviavano in casa di Naruto.

Entrarono ancora uniti dal silenzio e dalla disperazione. Naruto accompagnò Sakura al divano, ce la fece sedere, sembrava ancora più magra rannicchiata su sé stessa dentro la giacca imbottita che non aveva intenzione di togliere. Naruto le porse un fazzoletto, prima di sedersi accanto a lei decise di preparare un tè per entrambi. Forse era un modo di prendere tempo, di prepararsi psicologicamente, i suoi gesti erano lenti e calcolati.

Lei gli avrebbe chiesto perché stava piangendo.

Decise di non pensarci mentre tornava indietro con le tazze in mano, prese posto accanto all'amica iniziando a convincerla, usando lo sguardo, a parlare di sé. Per lui sarebbe stato troppo doloroso rievocare la situazione in sui si trovava per spiegarla a qualcuno.

Hold onto meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora