Una voragine di vuoto

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"Itachi" la voce tagliente di Sasuke trapassò la fitta penombra della stanza.

Nessun movimento, niente suoni. Nonostante anche Sasuke dormisse nella stessa camera insieme al fratello, durante la notte non lo sentiva neanche respirare. Si alzava sempre almeno un paio di volte per controllare che non fuggisse di nascosto.

A quanto pare una piccola fuga l'aveva già tentata pochi minuti prima, le sue scarpe da ginnastica erano abbandonate scomposte sul parquet, ma qualcosa lo aveva convinto a desistere e a tornare indietro. Meno male, due giorni prima Itachi era stato via un weekend intero, si era rifatto vivo solo la domenica dopo che l'ora di pranzo era passata da un pezzo. Non aveva raccontato niente a parte qualche monosillabo, ma al minore non era sfuggita la sua cera peggiorata di colpo. Sasuke, sabato pomeriggio, non vedendolo rientrare era andato a cercarlo a casa di Zabuza, gli aveva aperto quel ragazzino con cui stava adesso e che, a occhio e croce, non doveva avere più di sedici anni. Gli aveva detto che Itachi era stato lì ma si era trattenuto pochi minuti, poi gli aveva chiuso la porta in faccia.

Sasuke non aveva saputo che pesci prendere per tutta la notte, aveva cercato il fratello per strade e locali, ma poi era tornato a casa convinto che il nuovo amico di Zabuza gli avesse mentito, forse Itachi era davvero lì a tentare una riconciliazione. In fin dei conti non gli sarebbe passata tanto facilmente.

Sasuke avrebbe dovuto stare molto più all'erta, da ora in poi, almeno finché Itachi non si fosse ripreso. Poteva accadergli di tutto per strada alterato in quel modo.

Incontrare l'ennesimo malintenzionato, per esempio.

Par il minore era stato un sollievo sapere della rottura con Zabuza, finché Itachi era stato con lui Sasuke era stato anche mesi senza avere sue notizie. Sasuke sapeva che Zabuza era solito usare Itachi da zerbino, era sempre accaduta la stessa cosa con qualunque uomo di cui Itachi si fosse innamorato.

Sasuke strinse i pugni, se avesse potuto affrontare Zabuza lo avrebbe fatto molto volentieri, ma purtroppo non era ancora abbastanza forte.

Doveva continuare ad allenarsi perché sarebbe riaccaduto, Itachi si sarebbe legato ancora a un tipo simile, se non peggiore. Il fratello maggiore sembrava avere una sorta di generatore di caos distruttivo che lo faceva innamorare sempre degli stessi tipi di persona. Dominanti, arroganti, crudeli, sadici; lo umiliavano psicologicamente e, molti di loro, erano addirittura arrivati alle mani. Itachi si annullava completamente alla loro mercé. Ma era sempre lui che, inconsciamente, andava a cercare questi tipi di relazioni. Non era capace di staccarsi da loro, cadeva nel circolo vizioso della dipendenza affettiva e non riusciva a interrompere il rapporto. Itachi si era sempre detto perdutamente innamorato dei suoi compagni, era convinto di non riuscire a vivere senza di loro.

Puntualmente, però, veniva scaricato. Il suo carattere remissivo veniva interpretato come una mancanza di spina dorsale dai compagni superficiali a cui era solito legarsi. La depressione e il senso di fallimento si impadronivano di lui, Itachi non riusciva a capire perché ogni volta finiva nonostante lui si fosse trasformato in uno schiavo. Si fustigava per non avere fatto abbastanza.

E così, scivolava sempre più basso. Si sottometteva sempre di più con il partner successivo.

Sasuke sospirò, i suoi pugni si allentarono, sapeva perché Itachi cercava quel tipo di uomini. Era qualcosa che aveva appreso nell'infanzia, quando si considera il mondo intorno corretto e normale qualunque cosa succeda. Si era persuaso di meritarlo.

Itachi tendeva inconsapevolmente a riprodurre quelle situazioni, per lui era giusto e normale.

Aveva ormai imparato che il mondo era così.

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