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Lyon

Forse sono stato troppo diretto o forse, per digerire le domande infinite e asfissianti di Nancy, ho ingoiato troppo champagne, che ora mi fa parlare a sproposito. Non sono riuscito a giustificare il mio ritardo, né a dare motivazioni sufficienti e soddisfacenti sul perché avessi la camicia sporca – colpa della palla – ma devo ammettere di aver steso tutti con il mio discorso, o così mi è parso dai complimenti che fino ad ora mi hanno trattenuto e ingabbiato in conversazioni non inferiori a dieci minuti per ciascun invitato che mi ha fermato. Poi, mi ricordo di aver fatto un complimento non ad una ragazza qualunque, ma a Jenna, una ragazza che si diverte a giocare a basket soprattutto da sola, all'alba, nei campetti di New York, travestendosi da uomo.

«Non volevo, perdonami... complimento di circostanza» mi affretto ad aggiungere, ma credo di aver suscitato in lei una reazione opposta a quella di farla sentire a suo agio, dal momento che le labbra si sono leggermente piegate in una smorfia delusa. Decisamente i complimenti non sono il modo giusto con cui prenderla.

«Grazie» commenta. Non so bene come proseguire questa strana, insolita conversazione. Sono in imbarazzo e ho idea che dovrò conviverci fino a farmene una ragione visto che il nostro incontro è stato condizionato – e dunque segnato – sin dall'inizio. Non so se a farmi perdere il controllo sia proprio il fatto di averla creduta un uomo, ma quella voglia dannatamente sensuale che affiora sul suo collo, gli occhi verdi e un corpo che farebbe invidia alle top model di Manhattan, la rendono di una bellezza inconsapevole ed erotica. 

Quando Mark l'ha privata dell'unico scudo che oggi ha indossato, non è passata inosservata a nessuno, anzi, ha catalizzato tutta l'attenzione dei presenti su di sé e, devo ammetterlo, anche la mia, avvolta in un abito, un Dolce, sicuramente, che le accarezza le forme delicate. Mi chiedo come faccia ad avere in quel corpo tutta la forza che sfodera quando gioca. Forse è vero che l'aspetto di una persona è il primo filtro che inseriamo volontariamente per conoscerla davvero.

Se non avessi scoperto che lo sfidante di quella mattina fosse una donna, non avrei mai posto l'accento sulla possibilità che non fosse un ragazzo. Invece, da quel momento, non faccio che pensare a come tenerla lontana da quella sfida. Sorrido amaramente, perché per quanto volessi evitarlo, ora ci sono dentro io oltre a lei... insieme a lei.

«Lyon» ancor prima che mi volti, per assicurarmi di chi sia la voce che mi cerca, le sue dita artigliano il mio braccio, rivendicando il suo spazio al mio fianco.

«Brad chiede di te» non mi sfugge lo sguardo minaccioso che rivolge a Jenna, quasi sfidandola. Sto creando un mostro, credo che sia il momento di mettere le cose in chiaro, visto che non voglio andare oltre con Nancy. Prima che continui a farla sentire a disagio, più di quanto non lo sia già, mi allontano con lei, inducendola con una mano sulla schiena ad accompagnarmi.

«Ti invito a provare il buffet, garantisco io» le dico, prima di andarmene, strizzandole l'occhio e riuscendo a strapparle un sorriso.

Jenna

Affrontare il turbinio di gente che popola questo posto, schivare possibili contatti che mi costringano ad una conversazione e sguardi che mi scrutano, facendomi sentire più nuda di quello che sono, mi fa sentire una spia o un ladro che sta sfidando i raggi infrarossi, uno shanghai virtuale e tridimensionale. Riesco ad arrivare in un angolo, per quanto impossibile da credere, tranquillo, in cui posso raccogliermi con tutto il mio disagio. 

Mi abbandono con la fronte al vetro che abbraccia l'intero piano, vedo riflessa la mia espressione affranta insieme al luccichio che sprigiona l'abito di Cindy. È davvero un peccato che mi possieda l'insicurezza da quando ho rinunciato al mio lato femminile, per diventare la versione androgina d me stessa. Sono un disastro e ne sono ancora più convinta ora, ora che il mio masochismo mi ha portato in un grattacielo di Manhattan, alla partecipazione di un evento di cui non conosco neanche lo scopo, con persone diverse anni luce da me. Almeno Mark se la sta cavando alla grande. L'ho tenuto d'occhio fino ad un attimo fa e sembra che questo sia il suo mondo, la sua gente, il suo posto e non posso che essere fiera e contenta per lui.

LOVE ON THE GAME - Non senza di teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora