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Jenna

«Sei una favola» cinguetta Cindy che mi ronza intorno da dieci minuti, incredula che abbia davvero indossato un abito che sia nelle sue grazie. D'altronde stentava a crederci che le avessi chiesto di accompagnarmi a comprare un vestito per la laurea di Mark, e, afferrando il momento, mi ha imposto anche di aggiungere alla lista cosmetici adatti che risaltassero i miei "grandi occhi verdi", per la gioia del truccatore che mi ha usata come sua "musa" in un momento di pausa, su insistenza di Cindy. 

Ovviamente questo si traduce in straordinari in libreria già accordati con Tommy, dal momento che i risparmi che avevo da Oklahoma sono quasi esauriti e il mio stipendio non è sufficiente per pagare l'affitto e permettermi spese inutili del genere. Ma per Mark farei questo ed altro, gliel'ho promesso. Gli ho promesso che avrei provato a "scoprirmi" e ci sto provando sul serio.

Guardarmi allo specchio, con le gambe - dal ginocchio alla caviglia – e le spalle scoperte è un grande sacrificio, più grande dell'ultima volta, alla serata di beneficenza della O'Brien Company. Questa volta so di non poter far affidamento su nessuna copertura, nessuna giacca che possa proteggermi. In fin dei conti, devo tornare a far pace con me stessa, devo perdonarmi e forse devo capire... che non è stata colpa mia, che non è colpa mia possedere un corpo femminile, un corpo che può piacere, che può essere attraente ma non per questo un faro di sguardi indesiderati, una calamita, un rischio di violenza.

«Avranno tutti occhi solo per te» aggiunge mentre mi tiene bloccata con le mani per dipingermi le labbra con il rossetto rosso che ha scelto per me.

«È l'ultimo dei miei pensieri» mormoro a fatica, provocando una smorfia di disapprovazione da parte di Cindy, seriamente presa dal finire la sua opera d'arte. È così che chiama il make-up studiato per me insieme al truccatore.

«Ecco, ho finito» decreta prendendomi per le spalle e facendomi voltare verso lo specchio, nel quale vedo riflessa non la Jenna che è arrivata a New York, non la ragazza dagli abiti comfort, casual e sportivi e neanche la Jenna di Oklahoma. Sono diversa... o forse, sono semplicemente cresciuta. New York è stata come un'incubatrice, mi ha protetta per tutto il tempo che necessitavo, per tutto il tempo che mi serviva per dimenticare quello che è accaduto. 

Mi ha salvata e ora mi ha generata di nuovo, come fosse tornata in vita. D'accordo, non potrò mai fingere che non sia mai successo, che non sia stata artigliata, sbattuta contro il muro del bagno nella mia stanza, da cui sono uscita a sfuggirgli per miracolo, ma, come dice Mark, deve arrivare il momento di andare avanti e forse è proprio questo.

Merda. Credevo sarebbe stato più semplice fintanto che mi sono trovata nella mia stanza newyorkese, solo sotto lo sguardo compiaciuto di Cindy che continuava a guardarmi come fossi la farfalla sbocciata dal bozzolo, eppure ce la sto mettendo tutta per non girare i tacchi – letteralmente inteso – e andarmene. La cerimonia della consegna dei diplomi alla NYU è uno degli eventi che bloccano la Grande Mela e, anche se tutti i presenti non hanno gli occhi puntati su di me, sento comunque di rientrare nelle loro orbite di osservazione.

«Come sono emozionata» Lucy, che mi stritola il braccio da quando siamo arrivati a Central Park, che pulsa di viola, toghe, tocchi e coccarde, mi ricorda che pur volendo non potrei allontanarmi da qui neanche con il pensiero. Se per Kyle è un giorno come un altro, tanto venera suo fratello comunque quotidianamente, e per Scott il momento che era ora arrivasse – ovviamente per lui non è motivo di orgoglio neanche che il proprio figlio lavori in una delle aziende multimilionarie di New York – Lucy non si vergogna a palesare tutte le sue emozioni per Mark, il primo della famiglia che conquista una laurea e a pieni voti per giunta. 

Vederla così coinvolta, mi provoca una morsa allo stomaco. Solo ora mi rendo conto di quanto una madre possa essere legata al proprio figlio e sono stata un'incosciente egoista ad andarmene cancellando ogni traccia di me. Sono ormai trascorsi otto mesi dalla mia partenza, senza mai farmi sentire. Improvvisamente sento il bisogno di stare da sola, farmi in disparte per un po'. Mark è ancora sul palco, insieme ai migliori studenti della NYU che stanno per ricevere un premio speciale. 

LOVE ON THE GAME - Non senza di teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora