Lyon
«Alla fine te la sei cavata... come sempre» il tono malizioso di Nancy mi fa sorridere. Sono ancora distratto o, meglio, mi sto riprendendo dopo le quattro ore di briefing che mi hanno tenuto incollato con i miei dipendenti, in presenza e online. D'accordo, sono portato per gli affari – sto scoprendo - o per opere di convincimento. Sono un trascinatore. Echi del mio passato cestistico? Quando, anche se non ci credevamo, portavamo con grinta, sacrificio e passione comunque la vittoria a casa? Forse. Ma, devo ammettere, se proprio devo fare un confronto, che mi consuma le energie al pari di una partita e, alla fine dei giochi, quando le luci si spengono – i computer o i led su cui espongo il progetto – non sono soddisfatto, non mi sento realizzato. Riconosco di aver fatto un buon lavoro, ma non sento quel sollievo sul petto che mi fa capire di aver portato a casa la "partita".
Sono distrutto, me ne accorgo dal riflesso sul vetro, mentre Nancy, anche alle nove di sera, è sempre in tiro, perfetta direi, con l'aria fiera e soddisfatta di chi ha fatto del suo meglio. Con i capelli neri lunghi e perennemente in ordine, con il suo tailleur verde inglese, e la camicetta... aspetta un attimo. Ma quella camicetta non era così sbottonata questa mattina... Mi avvicino con la sedia alla scrivania, per osservarla. L'atteggiamento provocante che ha assunto cattura immediatamente la mia attenzione. Centellino e rallento i movimenti, come stessi calando le carte sul tavolo da gioco mentre scruto il mio avversario. Porto gli avambracci sul piano e fisso i miei occhi nei suoi.
«È merito tuo in fondo, riesci a portarmi sulla retta via tutte le volte...» cerco di tastare il terreno. D'altronde, non sono poi così abituato a fare i primi passi. Ho avuto sempre la fortuna di "essere corteggiato", per dirla in maniera galante. Più direttamente, da quando sono stato la prima scelta al draft, non mi sono mai lamentato per mancanza di donne, anzi. Lei avanza di qualche passo. Probabilmente siamo gli unici rimasti in ufficio, in tutto l'edificio. Se io, per essere un buon esempio, ma anche per cercare di trascorrere il meno tempo possibile a casa, mi attardo sempre, Nancy, da brava, diligente e giudiziosa segretaria mi aspetta puntualmente, finché non giunge l'ora in cui saggiamente mi sollecita ad andare a casa. Ma forse, dato il suo comportamento inaspettatamente sensuale, posso capire perché si attardi sempre con me. Forse si aspetta qualcos'altro da me.
«Almeno uno dei due deve avere la testa sulle spalle, non credi?» arriva a poggiare i palmi delle mani sulla scrivania, inclinando il corpo quel tanto che basti perché la mia visuale possa avere libero e consentito accesso al reggiseno, che esibisce in tutta la sua raffinata eleganza. Mi alzo lentamente, per non perdere il contatto con i suoi umidi occhi castani, ma lei mi attira a sé con forza finché le sue labbra morbide, dal sapore di ciliegia, non prendono le mie. Sale sulla scrivania, unico confine che ci stava separando, e con un gesto deciso libera dalle asole i bottoncini, che, esplosi, si sparpagliano a terra. Con una mano dietro la schiena la attiro a me e con la lingua le accarezzo il collo per scendere fino ai seni. Rapidamente le sue mani mi sfilano la cintura e infilano la mano per toccare il mio membro, lo prende tra le mani e, mentre lo sfiora, non distoglie lo sguardo dal mio, come volesse imprimere nella mente ogni mio attimo di piacere. La faccio distendere, le sfilo la gonna che cade a terra, poi le calze, mentre contorce il bacino.
«Lyon» ansima, pronunciando il mio nome «Lyon... adesso» inclina indietro la testa «adesso» continua facendola scivolare oltre la scrivania, e senza corteggiarla con altri attimi di suspense, assecondo il suo desiderio e la vedo dimenarsi sotto di me. Da come le sue mani mi tengono stretto a lei, come fossero due artigli inforcati nella mia carne, deduco che abbia aspettato da tempo questo momento. Ma, devo ammettere – e questo mi preoccupa – di non essermi mai accorto che Nancy potesse avere una cotta per me. È una bellissima ragazza, scoppiettante di vita, nel fiore dei suoi ventinove anni. Probabilmente qualcun altro ci avrebbe già provato al mio posto, ma, anche se non mi sono tirato indietro davanti alle sue avances, mi sto rendendo conto di essermi convertito in mio padre prima del previsto. Ossessionato dal lavoro, archiviando ogni possibile alternativa alla Compagnia.
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LOVE ON THE GAME - Non senza di te
RomanceLyon sogna di diventare un playmaker dei Silvers da quando era bambino, ma la sua fantasia non era stata così spregiudicata da fargli immaginare di poter diventare la nuova stella dell'NBA, finché un infortunio, a soli 26 anni, non ha messo fine a t...