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Jenna

«Ho bisogno di un favore» irrompe nella mia stanza senza bussare, come sempre. Ho la testa nascosta, anzi sepolta, sotto il cuscino e non ho intenzione di alzarmi. Dopo gli allenamenti di questa mattina, come se non mi bastassero, mi sono fermata al campo vicino casa e ho giocato con un ragazzo che non voleva saperne di essere sconfitto per tre volte di seguito, per cui all'ultima l'ho lasciato vincere, non senza averne ripercussioni. Non riesco ad alzarmi, ho i muscoli sfilacciati e le gambe di piombo.

«Ma dove sei stata ieri sera?»

«Da mhm... pmh... »

«Ok quando avrai smesso di parlare come una foca ti ascolto» dice sedendosi sul mio letto. Sfilo la testa da sotto il cuscino e mi guardo intorno per carpire segni di orientamento.

«Non sono stata da nessuna parte» riesco a pronunciare.

«Hai bisogno di una doccia fredda, tesoro» commenta limandosi le unghie, confrontandole di tanto in tanto, per assicurarsi che siano pari tra loro. Stendo un braccio in direzione della mia scrivania dove troneggia una bottiglia d'acqua che desidero come fosse un'oasi nel deserto.

«Non hai i superpoteri, non ti verrà mai incontro» mi schermisce e mi limito a rivolgerle uno sguardo torvo. Raccolgo le forze che mi restano per trascinarmi giù dal letto e dissetarmi. Dirigo lo sguardo verso la finestra, a cui mi accosto per assaporare il clima di questa mattina. Il tepore è decisamente piacevole, il cielo è terso anche oggi e finalmente si stanno stabilizzando le temperature primaverili.

«Perché non sei a lavoro?» le chiedo vedendola ora sdraiata sul mio letto.

«È il mio giorno libero, non ricordi?»

«Giusto... oh e che favore ti serviva?» si alza di scatto, facendomi sussultare.

«Devi accompagnarmi a fare compere» alzo gli occhi al cielo.

«Sai che sono negata per queste cose, non ti sarei di aiuto» ammetto raccogliendo gli indumenti che ho sparso per la stanza questa mattina mentre me ne liberavo.

«Appunto, è un'occasione per farci l'abitudine e poi me lo devi, se non era per me non ti avrebbero mai fatta entrare alla serata di beneficenza degli O'Brien» sto per lanciarli nel cesto dei panni da lavare, dopo che li ho ammassati come fossero un pallone, quando mi fermo e la osservo con occhi sgranati.

«E tu che ne sai della serata di beneficenza degli O'Brien?» Cindy mi guarda con aria soddisfatta come se non vedesse l'ora che le ponessi questa domanda. Dalla tasca posteriore degli shorts sfila un foglio di giornale e me lo porge. Mi affretto ad afferrarlo.

È una fotografia, anzi gigantografia, di me e Lyon alla finestra, dove mi ero rifugiata dall'orda di gente che mi soffocava, avvolta nel mio disagio. Il primo pensiero, osservando il foglio, è rivolto a lui, al ricordo della sua gentilezza nel porgermi la giacca che gli ho restituito il giorno dopo, giacca che mi ha salvato dagli occhi indiscreti degli invitati, il secondo è che sono sul The New York Sides, il che significa che... ma no, scaccio subito quel pensiero dalla testa.

«Ehm... Cindy» chiedo giusto per togliermi il pensiero «secondo ...» dico inclinando la fotografia in più angolazioni «secondo te sono riconoscibile?» Cindy mi guarda di sottecchi e mi strappa il foglio dalle mani.

«No» risponde secca «per lo meno qui a New York non ti riconoscerebbe nessuno, visto che ti vesti come un maschiaccio» aggiunge disgustata, il che mi fa sorridere e sentire rassicurata «ma il mio vestito ti stava d'incanto» dice con occhi sognanti e la voce nuovamente raddolcita «perciò ora verrai con me a fare compere, magari ne troviamo un altro che ti possa salvare se si dovesse ripresentare una situazione simile» chiosa alzandosi di scatto e uscendo di scena ancheggiando.

LOVE ON THE GAME - Non senza di teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora