Jenna
«Questo è lo schema di gioco» concerta Lyon mentre siamo seduti a gambe intrecciate, tutti e tre, al centro della sua palestra, o meglio, di un tempio del basket. Ogni cosa è curata nei minimi dettagli, come se l'arredamento, le attrezzature fossero un'immacolata dimostrazione del rispetto che nutre per questo sport «Jenna» torno a guardarlo, dopo che mi ero distratta, di nuovo, a osservare la struttura di questo luogo, le bacheche con gli articoli di giornale che parlano di lui, i trofei e la medaglia olimpica che ha conquistato all'unica competizione cui ha partecipato.
«Jenna, hai capito?» si assicura. Mi affretto ad annuire.
«Dovrebbe adattarsi ad ogni squadra che sfideremo, anche se non abbiamo tempo per conoscerle. Il torneo è breve e dobbiamo essere scaltri, andrò io stesso a vedere come giocano le squadre degli altri distretti»
«Ma è vietato» mi oppongo «pena la squalifica» preciso.
«Ma che...» Lyon sembra alquanto infastidito dalla mia affermazione. D'accordo, non c'è una regola in questo torneo che possa volgersi a favore di qualcuno se non di Royce, ma la parte divertente è anche questa. Ho speso i miei risparmi per farmeli depredare da dispotici, impostori, fuorilegge? Probabile. Ma è la via più breve per raggiungere i miei obiettivi, la Columbia, un affitto migliore per me e Cindy, un futuro da assicurarmi con una laurea prestigiosa, o almeno provarci.
«Troverò lo stesso un modo... tu intanto cerca di guadagnarti sempre un posto accanto a Mark, sei agile e leggiadra, non ho mai visto un giocatore muoversi in questo modo» spiega e io non faccio a meno di arrossire alle sue parole, pronunciate con gli occhi azzurri e gelidi fissi nei miei. Per me è un complimento, sentirlo da un ex campione vale anche il doppio e uccide la mia insensibilità, la mia impassibilità e il mio distacco dalle emozioni.
«Grazie» riesco timidamente a dire, anche se mi sembra la parola più stupida in questo momento. Lyon ricambia con un sorriso che scava una fossetta all'angolo della sua bocca.
«Io e Mark ci preoccuperemo di difendere e attaccare. Qualora non dovessi riuscire a segnare» spiega muovendo la penna sul tablet dove ha riprodotto i possibili schemi di gioco che potremmo trovarci a chiamare «Mark si farà trovare alla tua sinistra, ho visto che sei più in difficoltà da quel lato e non impiegheranno molto a capirlo» ammette guardandomi negli occhi senza un velo di timore di ferirmi, annullando il trionfo di cui la mia autostima aveva goduto per il complimento poco prima.
«Non sono in difficoltà se mi chiudono, preferisco tirare alla mia destra solo perché sono abituata a farlo, anziché spingermi sotto il canestro in posizione centrale» è il mio orgoglio a parlare, ma non catturo la sua attenzione, dal momento che continua a spiegare a Mark le alternative.
«E poi» aggiungo alzando il tono di voce per farmi sentire «non sono d'accordo. Mi state praticamente estromettendo dalle azioni di gioco, dovrei solo limitarmi a fungere da tramite tra voi due? Ma davvero? E questo non riusciranno a prevederlo? Non riusciranno a prevedere che tutto quello che abbiamo architettato è lasciarmi fuori dai giochi mentre voi due decidete il da farsi e le sorti della sfida? Grazie, molto inclusivi» dico intrecciando le braccia al petto e dando loro le spalle. «A questo punto farei prima a ritirarmi, vi farei un favore, no?» sento le perle di sudore solcare la mia schiena. Ho bisogno di una doccia, di rinfrescarmi e riordinare i pensieri. L'avevo creduta più facile e divertente di così, invece, ancora una volta, sono vittima della mia stessa natura, della mia stessa condizione, essere una donna.
«Ehi Jenny» invano Mark cerca di fermarmi, ho già preso il mio borsone e la felpa per dirigermi all'ascensore.
«Jenna» Lyon arriva in tempo per bloccare le porte dell'ascensore e impedirmi di scendere «vogliamo solo evitare più contatti fisici con loro di quelli che normalmente ci saranno quando ti braccheranno» dice con sguardo pieno di compassione, ma non sa che della sua compassione non me ne faccio nulla.
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LOVE ON THE GAME - Non senza di te
RomanceLyon sogna di diventare un playmaker dei Silvers da quando era bambino, ma la sua fantasia non era stata così spregiudicata da fargli immaginare di poter diventare la nuova stella dell'NBA, finché un infortunio, a soli 26 anni, non ha messo fine a t...