Lyon
Osservo scorrere dalle dita ancora incastrate alla rete il sangue, motivo per cui sento di doverle stringere ancora più forte intorno al ferro, con un improvviso istinto masochistico, perché mi farebbe ancora più male soffermarmi a guardare Jenna correre via, convinto di non poterla convincere in nessun modo a fermarsi, non dopo come mi sono comportato questa sera.
«Sono un coglione» dico a denti stretti.
«Sì, lo sei» conviene Mark. Lo guardo, lui è impassibile e la sua serietà, a cui non sono abituato – perché anche sul lavoro difende il suo spirito allegro – mi fa inaspettatamente scoppiare a ridere.
«Ok, è evidente che sei stanco e provato» asserisce, guardandomi preoccupato per la mia risata improvvisa. E come dargli torto? Mi sono avvicendato in un torneo che non potrei giocare, più per possibilità fisiche che per la mia posizione e in cui sapevo di poter essere impossibilitato a difendere Jenna da attacchi offensivi dei nostri avversari in un cazzo di torneo clandestino.
«Ho fatto un casino» dico ad alta voce.
«Ti riferisci a Royce?» chiede mentre sfila una borraccia dalla borsa. Siamo rimasti soli al campo e io sto ancora realizzando quanto sia successo. E non mi riferisco alla partita, al litigio e alla minaccia di Royce.
«Mi riferisco a Jenna»
«Non ti perdonerà facilmente quello che hai fatto stasera» continuo a stringere le dita intorno ai piccoli rombi della rete, come se nel dolore che mi sto autoinfliggendo potessi punirmi abbastanza per averle mancato di rispetto, perché so che per lei il mio comportamento verrà semplicemente tradotto come una mancanza di rispetto. Ma è stato più forte di me, quando l'ho vista a terra... chiudo gli occhi, stringendoli fortemente come volessi imprimere la scena e giustificarmi per il mio gesto, ma quello che fa ancora più male è averla vista lasciare il campo ferita, sfinita e sola.
«Mark, io...» esordisco dondolandomi ancora aggrappato alla rete. Non so se quello che sto per dire possa incontrare la sua approvazione, visto che non ho ancora capito quale sia il rapporto tra loro, ma ho bisogno di vederla e di spiegarle, soprattutto di scusarmi.
«Vai da lei» dice cogliendomi di sorpresa. Lo guardo incredulo, quasi convinto che lo abbia più sognato che sentito davvero. Ma prima che possa assicurarmene, Mark mi dà una pacca sulla spalla.
«Dobbiamo proteggerla, è vero, ma non estrometterla. È importante per lei ed è la sua battaglia personale. Sai, Lyon» Mark fa una pausa che mi tiene ancora più incollato al suo discorso. Sto scoprendo che quando si tratta di Jenna mi sento sempre particolarmente coinvolto «presto sarà lei a parlartene, non dovrò farlo io, ma sono convinto che questa storia la aiuterà ad uscire dal guscio che si è creata e noi dobbiamo aiutarla. Non dobbiamo farla sentire sola e soprattutto non dobbiamo farla sentire fragile. Fidati» sento la sua presa farsi più stretta e decisa sulla mia spalla «Jenna è più forte di noi due messi insieme» ancor prima che metabolizzi e recepisca al meglio le parole di Mark, capisco che non devo perdere tempo.
«Grazie Mark, corro da lei» dico incurante della mia borsa, del mio cambio, di quanto abbia sudato e di quanto possa essere impresentabile. Jenna non è poi così diversa da me e se io sto lottando da un anno per ritrovare un senso alla mia vita, non posso lasciare che lo rovini agli altri. Non so se sia questa la strada giusta per lei o per me, né se stia commettendo ancora un errore andando da lei per incoraggiarla a giocare, se è questo che vuole. Non posso esserle di intralcio in questo percorso, non so cosa le sia successo, ma se deve ritrovare chi è, se deve capire chi è, non voglio essere io a sbarrale la strada né a spegnerle la luce in fondo al tunnel.
Jenna
Getto in lavatrice i vestiti che ho indossato e mi infilo in doccia. Mai come ora desidero lavare via il sudore di questa sera, insieme alla delusione che ho provato quando Lyon mi ha estromessa dai giochi. Come torno ad allenarmi con lui domani, se non ho avuto neanche il coraggio di guardarlo in faccia? E di certo non lo avrò neanche dopodomani o quando ritorneremo in campo. Forse è meglio che abbandoni tutto, a maggior ragione se Royce si è alterato questa sera a causa della sua reazione.
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LOVE ON THE GAME - Non senza di te
RomanceLyon sogna di diventare un playmaker dei Silvers da quando era bambino, ma la sua fantasia non era stata così spregiudicata da fargli immaginare di poter diventare la nuova stella dell'NBA, finché un infortunio, a soli 26 anni, non ha messo fine a t...