Lyon
«Mark, Jenna, chiamiamo anaconda tutte le volte in cui avremo intenzione di creare una situazione di pick and roll, di modo che chi di noi sarà libero saprà di doversi posizionare vicino al canestro per segnare» spiego asciugandomi col dorso della mano le gocce di sudore dalla fronte, dopo aver illustrato sul pad l'ultimo degli eventuali schemi che a due giorni dall'inizio del torneo del distretto di Manhattan, stiamo mettendo a punto. Ho carpito informazioni, anche se non dovevo, sulle squadre che affronteremo, ma se Royce ha deciso di giocare sporco, giocherò anch'io alla sua maniera. Ovviamente, ho tenuto all'oscuro Mark e Jenna della mia decisione, non me lo avrebbero permesso, dopo che siamo stati espressamente svantaggiati dagli imbrogli di Royce e, secondo lui, graziati dalla sua generosità per averci comunque ammessi. Mi avvicino al dispenser al lato del campo per prendere un po' d'acqua.
«Ehi, tutto bene?» con una voce fievole, non da lei, vedo Jenna fare capolino dalle mie spalle. Ha i capelli legati e delle ciocche ribelli che per via del sudore le si sono incollate al collo candido su cui risalta ancor di più quella voglia alla fragola dannatamente sexy. Ha ormai dimenticato il suo balaclava, come lo chiama lei, e gli abiti larghi che la appesantivano notevolmente, nei nostri allenamenti, e non posso fare a meno di notare, oltre al suo volto, il suo fisico da urlo. Se la scoprissero sono certo che non apprezzerebbero di farsi umiliare da una donna, perché, so per certo, che li umilierà. Non ho mai visto una giocatrice come lei, non ho mai visto le sue qualità persino in un uomo. È veloce, è elegante, è agile, pronta e... decisamente in pericolo in mezzo a quei gorilla.
«Sì...» dico senza guardarla negli occhi.
«Lyon, se abbiamo finito vado in ufficio» annuisco e do il via libera a Mark.
«Ci vediamo lì» io e Jenna restiamo nuovamente soli.
«Posso...» interrompo improvvisamente la proposta che sto per farle, accorgendomi che potrebbe urtare la sua sensibilità e soprattutto prenderla come un tentativo di approfittarmene. Infilo una mano nei capelli, da quando ci alleniamo insieme non so mai come comportarmi con lei, non so quando inizino i miei buoni propositi e dove finiscano per cedere posto ad una scusa che mi faccia stare vicino a lei, perché sono arrivato a dubitare persino delle mie intenzioni.
«Cosa...» chiede spronandomi a parlare con espressione curiosa.
«No, niente» mi dirigo al borsone sulla panchina, mi sfilo la maglietta pregna di sudore e ne indosso una nuova.
«Ecco... il tiro...»
«Cos'ha che non va il mio tiro?» incalza portandosi le mani ai fianchi.
«Nulla, ma...» si avvicina verso di me con passo deciso per incentivarmi a parlare.
«Lyon, mi fido di te, se hai qualche consiglio lo accetto, voglio imparare da te» sono intento a cambiarmi le scarpe quando sento pronunciare queste parole da lei e mi bastano per capire che la Jenna che ho davanti non ha nulla a che fare con la Jenna che ho incontrato quella mattina nel campetto della Lower East Side.
«Grazie» riesco a dire ed è già una conquista visto il black out cerebrale dopo che i miei occhi, per sfuggire ai suoi, sono caduti sui suoi capezzoli turgidi che spuntano da un top che ha disintegrato le taglie oversize.
Cerca di ricomporti, Lyon, e non fare il pervertito, mi dico. Jenna si è intanto posizionata al centro del campo. Provvedo a posizionarmi dietro di lei. Esito un istante prima di posare le mie mani sulle sue, ma è lei a venirmi incontro e a darmi la sua approvazione stringendosi a me. Devo lottare per concentrarmi sul pallone che stiamo stringendo e sul suo miglioramento, perché non mi focalizzi su altro, come sull'attrazione che non posso reprimere, al profumo vanigliato che esala dalla sua pelle.
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LOVE ON THE GAME - Non senza di te
RomanceLyon sogna di diventare un playmaker dei Silvers da quando era bambino, ma la sua fantasia non era stata così spregiudicata da fargli immaginare di poter diventare la nuova stella dell'NBA, finché un infortunio, a soli 26 anni, non ha messo fine a t...