NOVE

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Seokjin aveva appena finito lezione e aspettava sulla soglia della porta che il professor Kang gli desse il cambio. Invece del grasso e basso insegnante, vide Namjoon raggiungerlo da due classi più avanti, svolazzando qualche foglio in aria.
«Jin hyung! Devo andare velocemente in un'altra classe, ma già che ci sono, eccoti i documenti della quinta C dell'anno scorso che mi avevi chiesto.»
Namjoon si avvicinò al maggiore per condividere il foglio con lo sguardo, passandoci ogni tanto il dito sopra per aggiungere qualche spiegazione.
«Credo sia tutto il necessario per gli esami. Nel caso, vieni a cercarmi.» Namjoon alzò la mano sulla fronte e batté un piede a terra a mo' di saluto militare e sorrise mostrando le sue fossette.
Seokjin, ovviamente, scoppiò a ridere così forte che tutto il corridoio si girò a guardarlo per un attimo, ma notando che si trattava solo del professore Kim, si capì fosse tutto nella norma e ognuno tornò alle proprie cose.
Alcuni alunni della classe che Seokjin sorvegliava prima di passare alla prossima, si affacciarono alla porta.
«Oh, i due professori Kim!»
«Kim Taehyung?» Si aggiunse un'altra.
«No! Guarda!» Per niente invisibile, un gruppo di amiche li fissava e indicava e ridacchiava.
Seokjin si avvicinò a Namjoon per parlargli nell'orecchio. «Sai, ho il sospetto che ci shippino.» Disse, in modo scherzoso.
«Cosa? Non è neanche coreano, quello. E poi tu sei sposato.» Namjoon si mise a ridere di gusto.

La complicità esisteva anche fra un professore di informatica e uno di letteratura, a quanto pare. Seokjin era una persona spassosa e alla mano con cui stare, Namjoon dolce e socievole nonostante l'apparenza. Ovviamente si volevano bene, persino Yieren lo chiamava zio Joon. Era stato facile stringere amicizia per loro, come se si conoscessero da una vita. Un'altra coppia di professori a noi ben nota avrebbe dovuto prendere esempio da loro.

«Adesso basta ridere, ecco il professore Kang.» Seokjin si sforzò di rimanere serio e con Namjoon affianco salì al primo piano per l'ultima lezione del giorno.
All'una erano di nuovo tutti e due fianco a fianco mentre chiacchieravano e varcarono la soglia dell'aula insegnanti per recuperare le loro borse e tornare a casa.
«Mia moglie ha preparato gli spaghetti, i preferiti di Yieren.» Sorrise il moro.
Nella stanza c'erano solo Taehyung, Jungkook, Jimin e Yoongi.
Perfetto, pensò Namjoon con sarcasmo.
«Ragazzi, tornate a casa?» Questa volta Seokjin si rivolse a tutti gli altri, ognuno col capo chino su un plico di fogli — probabilmente verifiche da correggere.
«Finisco alle due.» Rispose Jungkook con tono stanco.
«A meno che non sia una bugia.» Sussurrò Taehyung, ma abbastanza forte da essere sentito e volutamente ignorato.
Seokjin non era certo stupido e avvertiva tensione nell'aria, soprattutto a causa delle facce tristi dei due migliori amici, insomma.
Inoltre, Jimin sapeva che Taehyung sapeva, gliel'aveva detto Jungkook, giusto per prepararlo alle occhiatacce assassine in più che Taehyung gli avrebbe riservato. Ci mancava solo questa, per Jimin.
«Noi andiamo.» Quando Yoongi interruppe quel breve momento di imbarazzo e si alzò già con la ventiquattr'ore in mano e soprattutto pronunciando noi, tutti — tranne Jungkook — si voltarono a bocca aperta nel vedere Jimin alzarsi insieme a lui. Il biondo issò il suo zaino in spalla e guardò con sguardo minaccioso uno per uno come per metterli in guardia, poi se ne andò seguito da Yoongi e qualche ciao sussurrato.
«Okay, questa è davvero una giornata strana.» Lo sguardo stranito di Seokjin la diceva tutta.
«Uhm, allora poi mi raccontate, eh, ragazzi? Ora scappo.» Namjoon gli teneva già la porta aperta, aspettando soltanto che si decidesse ad uscire.
«Non abbiamo nulla da raccontare.» Ma nel dirlo, Taehyung non aveva neanche guardato negli occhi Jungkook, non erano seduti l'uno vicino all'altro e non scambiavano la minima parola come erano soliti fare, questo l'avevano notato tutti. Il castano continuava a correggere i compiti in silenzio.
«Certo, come no, allora a domani.» E finalmente uscì.

Per questo Seokjin non fu per niente sorpreso quando quella stessa sera alle undici e mezza Taehyung bussò alla sua porta. Indossava dei jeans chiari e una camicia nera a quadri un po' vecchiotta, sul viso delle grandi occhiaie nere. Il maggiore si fece da parte per poterlo far entrare.
«Togliti pure le scarpe. Yoojin è di sopra che prova a far dormire Yieren perché ha la febbre alta.»
Taehyung ascoltava Seokjin mentre lo seguiva a testa bassa in soggiorno dove la tv era accesa. Si sentiva in colpa per essersi intrufolato in casa sua ad un orario scomodo e per di più per un motivo sciocco. Era quasi tentato dal tornare indietro.
«Mi dispiace averti disturbato.» Disse, invece, dando voce ai suoi pensieri.
C'era quest'aria cupa nella stanza, forse perché soltanto una grande lampada accanto al divano era accesa o forse perché Taehyung non vedeva luce da nessuna parte.
«Te l'ho detto che potevi raccontarmi tutto quando volevi.» Seokjin invitò l'altro a sedersi sul divano rosso scarlatto, poi spense la tv per concedergli tutta la sua attenzione. Alzò gli occhiali da vista sul naso.
«Io ho litigato con Jungkook.» Giocava con le mani sul grembo, nervoso. Si sentiva un adolescente che confessava segreti a suo padre.
Seokjin fece finta di non averlo capito già.
«Io gli ho detto che fa schifo.» La voce di Taehyung si abbassò ancora di più s'è possibile, si vergognava troppo. «Non lo penso davvero.»
Jungkook e Taehyung non avevano davvero mai discusso, se non per la questione con la madre del minore, o se fosse migliore la Coca-Cola o la Pepsi, i Beatles o i Queen, o se andavano accesi i climatizzatori o meno per risparmiare sulle bollette. Non si erano mai urlati contro, in sostanza.
«Lo so. E lui lo sa?»
«Non lo so, forse me la sono presa per troppo. È che non mi piace Jimin, mi sembra uno subdolo e sfruttatore, non voglio che Koo stia con lui.» La sua faccia assunse smorfie strane nel parlare del biondo.
«Aspetta, cosa centra Jimin?» Seokjin accavallò le gambe e mise su un'espressione confusa. Taehyung sospirò e gli raccontò tutto.
«Non mi può usare come una bambola. Non può baciare Jimin ovunque e poi baciare anche le mie labbra. Non può e basta. Io non ci sto.» Finalmente guardò il più grande negli occhi per fargli capire quanto sinceramente gli importasse.
«Okay, quindi basta che non ti baci più. Con Jimin si vede in quanto scopamici o cose del genere, con te solo come migliori amici e andrete avanti come qualsiasi altra normale coppia di migliori amici che non si bacia, è semplice.» Scrollò le spalle Jin. Sapeva che quella questione dei baci non li avrebbe portati a nulla di buono. Ma sapeva anche che non era in realtà così semplice per il moro, lo stava stuzzicando e mettendo alla prova.
Gli occhi di Taehyung, infatti, incastrati con quelli di Seokjin, diventarono lucidi in un nano secondo, le labbra tremanti e il collo sudato.
Seokjin gli sorrise come per dirgli di lasciarsi andare e sfogarsi, così Taehyung versò le migliaia di lacrime rimaste sulla maglietta del maggiore, gli stringeva le spalle perché non voleva cadere ancora più giù, gli singhiozzava contro il petto mentre veniva consolato da grandi mani calde.
Non c'era bisogno che dicesse ad alta voce come voleva fosse lui stesso quello che Jungkook baciava con passione e sentimento e come desiderava esser guardato con occhi diversi perché tanto Seokjin l'aveva già capito.
Non era colpa di Jimin se Taehyung lo odiava, era colpa di Taehyung stesso perché era un invidioso del cazzo e si odiava tanto per questo, si odiava perché aveva sputato in faccia a Jungkook parole velenose perché era arrabbiato con se stesso per non essere abbastanza per lui. Jungkook pensava che l'altro si fosse infuriato perché gli aveva tenuto tutto nascosto, ma non si trattava affatto di quello.
Il moro pianse e si sentiva stupido a farlo a ventisette anni per una stupida cotta — che poi forse tanto stupida non era. La sua paura di rovinare tutto e quindi di dover cambiare le abitudini a cui era tanto legato stava diventando sempre più grande, questa era la verità.

Nel frattempo, Yoojin scese lentamente le scale in silenzio per non svegliare sua figlia appena addormentata, ma prima di pronunciare una sola parola, notò Taehyung tremante abbracciato a Seokjin sul divano e decise di lasciarli da soli con un sorriso triste a dipingerle il volto. Conosceva Taehyung da un po' di tempo — così come tutti gli altri colleghi dell'età di Seokjin — e non l'aveva mai visto così distrutto.

«H-hyung, sono i-innamorato di Jungkook.»

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