DICIASSETTE

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Il lunedì successivo a scuola fu una mattinata alquanto brusca — perlomeno in aula insegnanti.
Prima di tutto, aleggiava un'aria pesante ed una tensione angosciante poiché Jimin e Yoongi erano tornati a litigare.
Erano seduti alle punte opposte del tavolo in religioso silenzio al cambio della seconda ora, la fronte di Jimin così corrucciata che gli faceva male.
Era capitato che discutessero sui libri di scuola, poi su Pitagora, dopo ancora sul Governo e infine sul gusto migliore di ramen. Insomma, di tutto e di più, conoscendo il carattere permaloso dei due, fino a quando Jimin ne ebbe "piene le palle" — sue parole testuali — nel momento in cui scoprì Yoongi frugare fra la sua roba. Il maggiore si era scusato dicendo che stava solo cercando il bracciale che aveva perso ma Jimin non gli credette né gli credeva ancora dato che aveva anche smesso di accettare il passaggio in auto da Yoongi. Avrebbe voluto non farlo dato che era tornato a stancarsi il triplo e a vivere di barrette ai cereali, ma il suo ego era più grande della sua capacità di perdono.

E poi entrarono in fretta e furia nella stanza Hoseok, Namjoon e Taehyung.
La voce di Hoseok era sempre la più rumorosa. «Ve lo giuro, questa scuola sembra esser diventata un talk show!»
Jimin già non ne poteva più delle cazzate che diceva.
«Posso sapere anch'io cos'è successo?» Chiese Taehyung mentre azionava il distributore per prendersi un caffè.
Nel frattempo Namjoon era stato l'unico a salutare gli altri due.
«Davvero non lo sai? I ragazzi non parlano di altro!»
«Cioè?»
«Pensano che io stia frequentando una delle cheerleaders che alleno! O forse che ci sono andato a letto insieme, non lo so, è comunque imbarazzante e mi guardano tutti male.» Hobi si gettò a peso morto sulla sedia.
Qualcosa nel suo tono melodrammatico non convinceva Namjoon, però.
«E?» Chiese infatti lui. «È vero o no?»
«No che non è vero!» Esclamò Hoseok.
Taehyung sorseggiava il suo caffè e lo fissava sospetto.
«Okay, beh, allora—»
«Lo sapevo.»
«Fammi spiegare!» Hoseok si alzò di nuovo in piedi. «Mi sto vedendo con una ragazza, sì, che è una mia ex alunna, niente di che, giusto? Non capisco da quale pulpito sia uscito questo rumor
Yoongi non potè non sentirlo e ridacchiò leggermente. «Cioè è tipo sei anni più piccola?»
Le orecchie di Hoseok diventarono rosse. «Non è niente di certo! Non credo durerà.» Sospirò.
«Hobi ha ragione.» Intervenne Namjoon. «I ragazzi spargono voci finte. Ho sentito alcuni dire che la professoressa Yang è stata adottata e che il vicepreside è nordcoreano.» Sussurrò l'ultima parte nonostante sapesse fosse comunque inventato.
«I ragazzi sono ragazzi e continueranno a parlare.» Disse Jimin issando lo zaino in spalla e lasciando l'aula con nonchalance — stava già per suonare l'ora successiva.

Yoongi sentì che poteva respirare di nuovo adesso che se n'era andato.

Per Jimin la giornata terminò all'una, lasciò la sua classe e si diresse un attimo in bagno, quel cipiglio arrabbiato sul volto lo accompagnava ormai ovunque dato che era di cattivo, anzi cattivissimo umore. Accidentalmente, si scontrò con qualcuno appena varcata la porta.
«Oh, Jimin hyung, non ti ho visto, scusa.» Il sorriso di Jungkook parve stanco, ed era chiaramente distratto e turbato da qualcosa, ma iniziò comunque una conversazione con l'altro per distrarsi. Il solito Jungkook. «Hai ricevuto l'invito al matrimonio del professore Byun in estate?»
Jimin scosse la testa mentre si lavava le mani sotto l'acqua del rubinetto. «Non ancora, almeno. Ma non ci verrei, non so ballare.»
Jungkook sapeva che stava mentendo.
«Ai matrimoni non si viene per ballare.» Incrociò le braccia al petto e si poggiò al muro. «E poi è facile, guarda questo.»
Jungkook gettò lo zaino del maggiore in un angolo e lo attirò per i fianchi, poi prese le sue mani e le poggiò sulle proprie spalle.
Intonò scherzosamente le note di un lento, ondeggiando i loro corpi a destra e sinistra.
Jimin era metà divertito e metà imbarazzato.
Certo che sapeva come ballare, e lo sapeva anche Jungkook, eppure in quel momento era come se lo stesse facendo per la prima volta. Perché imparare come ballare un lento di coppia in un fottuto bagno era da fottuti liceali. E loro non lo erano. Erano troppo alti e teoricamente maturi per essere dei liceali.
Jimin bloccò improvvisamente il minore stringendogli il braccio ed i due fecero inevitabilmente contatto visivo.
Si guardarono a lungo e si persero non l'uno negli occhi dell'altro, ma nei loro pensieri. In realtà erano già persi e frastornati ultimamente, forse per questo unirono le loro labbra in un bacio a stampo lento e dolce mai successo prima. Entrambi chiusero gli occhi e si baciarono per un po', ma fu Jungkook a rompere il contatto per primo. «Io... scusa.»
Avevano capito entrambi che non era il solito bacio prima di andare a letto. Stavano sbagliando tutto.
«Lo so. Scusami tu.» Le guance di Jimin erano leggermente tinte di rosso ed evitava lo sguardo del minore di proposito, tanto che si fece indietro di qualche passo.
«Non avrei dovuto. Non so che mi prende.» Jungkook chiuse gli occhi e rilasciò un lungo sospiro per trattenere lacrime dovuto allo stress — ne stava uscendo pazzo.
«È okay. Io... io pensavo che tu mi piacessi.» Confessò Jimin, e le sue guance diventarono ancora più rosse. «Ma adesso non credo sia così. Credo che mi piaci come amico, semplicemente non ho mai ricevuto affetto da qualcuno come l'ho ricevuto da te e non sapevo come comportarmi. Ho frainteso tutto perché non sono abituato.» Si morse il labbro inferiore. «Mi dispiace.»
Jungkook sorrise, di nuovo quel sorriso stanco.
«Forse dovremmo smetterla con i nostri incontri.»

I due capirono che era meglio lasciare la loro amicizia come tale e basta, perché si stavano usando a vicenda per non accettare il fatto che  forse i loro cuori erano già occupati da qualcun altro senza che se ne rendessero conto.

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