VENTOTTO

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A metà Luglio tutti gli esami erano finiti e la scuola era pronta a chiudere definitivamente per tutto il resto dell'estate.

E come ogni estate, per una settimana, Taehyung e Jungkook si dividevano, uno a Ddaegu e l'altro a Busan dalle rispettive famiglie. Non erano tipi da vacanze da sogno al mare o all'estero o cose del genere, perciò per loro il relax consisteva in semplici giornate senza lavoro, magari in palestra, in un pub, in piazza o cose così.
Ma a differenza di Taehyung, che si annoiava a casa dei suoi genitori avendo perso contatti con tuti i suoi amici d'infanzia ed essendo costretto a fare da babysitter ai figli di suo cugino — per carità, amava i bambini, ma non era mai stato particolarmente attaccato alla famiglia, certo, l'odore dell'ammorbidente che sua madre usava  per lavare le federe dei cuscini lo rendeva nostalgico, ma era sempre stato abituato a non esprimere i suoi sentimenti, sempre limitato, con mille regole e trattamenti severi, per cui mai aveva abbracciato i suoi genitori e questo l'aveva reso più distante da loro —, Jungkook, invece, amava aiutare sua madre in cucina, parlarle, sostituire qualche lampadina rotta, giocare a Go come i vecchi tempi. Quello che mancava era suo padre.

«Papà viene domani?» Chiese Jungkook, buttandosi a peso morto sul divano, stanco dopo aver lavato il pavimento in tutta la casa.
Infondo suo padre li raggiungeva sempre più tardi, ma manteneva comunque la promessa di spendere un po' di tempo con loro. I suoi genitori erano sempre stati attenti a dare attenzioni a Jungkook, anche dopo il divorzio erano stati disposti a sentirsi per messaggi per incontrarsi con loro figlio come se fossero ancora un'unica famiglia.

Saeyoon continuava a spolverare insistentemente la televisione senza rispondere a suo figlio.
«Mamma?»
«Tuo padre ha prenotato una vacanza a Shanghai con i suoi amici, non verrà.» La donna si voltò finalmente verso il castano dicendogli quello che non aveva avuto il coraggio di dirgli quella mattina.
Jungkook rimase visibilmente deluso.
«Oh. Non me l'ha detto.» Disse soltanto, sedendosi adesso composto sul divano.
«Sai com'è fatto, tiene tutto nascosto fino all'ultimo, sembra che non gliene importi nulla degli sforzi che uno compie per vivere serenamente con lui dopo tutti questi anni, no! L'importante sono i soldi e il suo ego smisurato!» Sbatté lo straccio sulla televisione, rossa in viso dalla rabbia.
Era come se Jungkook riuscì finalmente a capire appieno il perché della separazione dei suoi genitori. Era vero, suo padre era molto egoista, gli piaceva mettersi in mostra, soprattutto dopo il successo della scuola che aveva creato partendo da zero. L'umiltà e la modestia erano valori che Jungkook aveva appreso da sua madre.
Era stato difficile, durante il periodo delle scuole medie, sentire sua madre piangere la notte perché sapeva di dover rinunciare al suo amore per poter vedere crescere quella famiglia che tanto aveva desiderato, e la sua famiglia era solo e soltanto Jungkook, non certo suo marito che rifiutava ogni proposta di andare a mangiare fuori, comprare una villa al mare, andare in vacanza, cucinare il sabato mattina, pagare la palestra a suo figlio, o semplicemente andare in chiesa la domenica mattina, come se si vergognasse della sua stessa famiglia. E tante altre piccole cose per la quale Saeyoon si sentiva trascurata. Ma infondo lo sapeva già dal giorno in cui, dopo dieci anni di fidanzamento, lui aveva subito chiarito di non voler alcun matrimonio, ma poi cedette sotto insistenza di Saeyoon e i suoi genitori.
Ancora peggio per Jungkook fu vedere sua madre scoppiare in un mare di lacrime quando affrontò suo padre e gli parlò dell'idea del divorzio e lui accettò, non finse neanche di persuaderla a rimanere, le chiese soltanto di portare i documenti il giorno successivo "se è questo quello che vuoi." Così senza cuore ma lo nascondeva bene.
Saeyoon aveva sacrificato molto per Jungkook, e lui ne era grato.
Nonostante questo non aveva mai odiato suo padre, anzi, gli piaceva andare ai concerti con lui e fare la spesa insieme, si chiedeva perché non lo facevano anche prima, si chiedeva se fosse sua madre il problema per lui, ma a quanto pare era davvero soltanto egoista e Jungkook gli dava chance su chance perché infondo non era una cattiva persona, soltanto egoista.

«Chiamalo, più tardi.» Sbuffò Saeyoon, dirigendosi verso la cucina, ma il castano la ascoltava comunque. «Anche se dovrebbe essere lui a chiamarti per primo dato che—»
«E se mi piacessero anche i ragazzi?»
«Cosa?» Saeyoon si catapultò di fronte a suo figlio nel sentire quelle parole improvvise — forse aveva sentito male.
«Niente.» Jungkook arrossì e si morse il labbro inferiore, sprofondando nel divano.
«Dillo!»
«Mi p-piacciono anche i ragazzi.» Sussurrò.
«Oh.» Sua madre lo abbracciò brevemente prima di sedersi accanto a lui e prenderlo per le spalle. «Come ho fatto a non accorgermene prima? Sono contenta tu me l'abbia detto, ti vedevo un po' strano ultimamente...»
«Oh, beh, in realtà è da un po' di anni. Parecchi. Non so perché non te l'ho mai detto.» Serrò le labbra. Jungkook era certo che sua madre l'avrebbe accettato, si sentiva semplicemente insicuro, il bambino che alle scuole elementari aveva paura di chiedere una penna in prestito era ancora dentro di lui, infondo. E in quel momento, mentre sua madre parlava di suo padre, si era sentito così sopraffatto che la sua bocca aveva parlato prima che il suo cervello potesse pensare.
«E perché me l'hai detto proprio ora?» La donna lo guardò sornione, sapendo, come gli aveva detto, che lo vedeva un po' strano.
Jungkook alzò le spalle con nonchalance ma non la guardò negli occhi.
Saeyoon non cedette e continuò a fissarlo in silenzio — suo figlio non era mai stato di così poche parole.
«Centra Taehyung, per caso?»
Jungkook spalancò gli occhi. «No!» Si alzò di fretta e corse a chiudersi in cucina per evitare di continuare quella conversazione.
«Jungkook?» Gridò ancora sua madre.
«Ho detto di no!»

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