SETTE

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La Wings High School era una scuola nata solo dieci anni prima. Il carismatico preside Jeon aveva perso il lavoro in fabbrica dopo che questa cadde in rovina e allo stesso tempo dovette affrontare un divorzio. Da qual ottimista che era, sfruttò la situazione considerandola un possibile nuovo inizio: utilizzò quasi tutti i suoi depositi in banca per ristrutturare un vecchio ospedale a due piani, prima fuori uso, trasformandolo in una scuola. Ci vollero anni pieni di imprevisti e duro lavoro, ma alla fine il suo sogno si realizzò. Molti degli anziani professori venivano da fuori, mentre i più giovani erano stati fortunati ad essersi laureati proprio l'anno in cui la scuola fu inaugurata.
Presto la voce riguardo gli intelligenti e affascinanti giovani professori si sparse per tutta la città e le iscrizioni salirono a vista d'occhio. Era quello che succedeva ancora: contavano ben quindici classi, tre per ogni anno, numero considerevole per una scuola così nuova.
Purtroppo, però, la scuola rivale, Persona High School, si sentì in qualche maniera minacciata da questa new entry che le stava rubando il posto di miglior scuola superiore di Seoul, secondo i giornali. Anche il preside Jeon, più tardi, cominciò ad essere più competitivo.

La scuola era in subbuglio proprio perché il prossimo sabato si avrebbe assistito alla partita di basket fra la squadra Wings e quella Persona per decidere chi avrebbe avuto accesso al campionato nazionale rappresentando Seoul.
Il consiglio studentesco era sempre in giro per i corridoi per decidere come decorare le pareti quell'anno, la squadra di basket occupava la palestra tutta la mattina, il preside si preoccupava dell'ospitalità.
Ma il più stressato di tutti era Hoseok.
«Non abbiamo delle cheerleaders! Ci hanno abbandonato! Siamo finiti, caput!» Lo ripeteva da tutto il giorno.
Molte cheerleaders dell'ultimo anno avevano lasciato la squadra per concentrarsi sullo studio, un altro paio non era più in forma, alcune troppo ansiose. Alla fine erano rimaste in tre e ne servivano almeno altre sette.
«Devo continuare ad allenare la squadra e sarà impossibile far imparare un coreografia alle cheerleaders in solo una settimana!»
Taehyung ascoltava il suo amico lamentarsi dalla mattina alle sette — adesso era mezzogiorno e entrambi si dirigevano nelle rispettive classi al primo piano.
«Hobi hyung, tranquillo, stiamo tutti chiedendo nelle nostri classi, è impossibile non trovare qualcuno tra tutti questi alunni.» Gli posò una mano sulla spalla. Gli dispiaceva vedere il maggiore vivere male quell'esperienza che solitamente prendeva con molto entusiasmo.
Raggiunsero la cima delle scale e si divisero per i due corridoi.
«Lo spero.» Gli rispose Hoseok con sguardo preoccupato prima di entrare in aula.
Anche Taehyung entrò nella sua quarta.
«Buongiorno ragazzi. Ricomponetevi, ho una proposta da farvi.» Incuriositi, gli alunni tacquero. «Qualcuna di voi ragazze vuole entrare a far parte della squadra delle cheerleaders? Solo per questa partita. Sono disposto a pregarvi, o meglio, il professore Jung lo è.» Qualcuno ridacchiò.
Solitamente nessuno diceva di no allo sguardo serio e alla voce ferma-e-super-sexy di Taehyung, ma quella volta nessuno fiatò, solo una di loro si guardava intorno insicura.
Taehyung sospirò. «Va bene lo stesso, iniziamo la lezione.»

Parlò per un'ora di Goya — uno dei suoi preferiti — alla classe. Mentre il suono della campanella segnava la fine dell'ora, Taehyung si schiarì la gola. «Allora, per la prossima volta ognuno mi porta un approfondimento su un quadro di Goya e li vedremo insieme. Yang, ti ho visto, non fare quella faccia!» Riuscì a malapena a dire mentre tutti lasciavano l'aula.
«Jinsoo, puoi fermarti un attimo qui?»
Una ragazza bionda, esile e dalle guance perennemente rosse, si voltò sorpresa. Insomma, non c'era motivo di richiamare una tranquilla come lei, per cui si agitò.
«Ho visto il tuo sguardo vacillare, prima, quando ho chiesto a proposito delle cheerleaders. Allora, che ne dici?» Taehyung si sedette dietro la cattedra dopo esser stato un'ora intera in piedi alla lavagna. Le maniche della camicia erano arrotolate sopra i polsi come sempre, i capelli scuri tanto quanto gli occhi taglienti.
«Ehm, io...» La ragazza fece vagare i suoi occhi ovunque tranne che sul professore, imbarazzata.
«Cosa c'è che non va?» Quasi le sussurrò.
«Ecco, mi hanno spesso detto di essere troppo in carne per una della mia età, non potrei mai essere all'altezza delle cheerleaders.» Abbassò la testa arrossendo ancora di più. Taehyung la vide torturarsi le mani ed inarcò un sopracciglio. «Non sei in carne.» Disse dolcemente. «Non c'è alcuna asticella né alcuno standard. Nessuno può dirti per cosa vai bene e per cosa no. Se vuoi farlo, nessuno può fermarti. Quindi? Riferisco al professore Jung che sei iscritta?»
Jinsoo sorrise e lui con lei.

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