TREDICI

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Il moro entrò in casa con il cuore in gola.
Si comportò come ogni altro giorno, salutò sua moglie e sua figlia, apparecchiò la tavola e raccontò della sua giornata mentre mangiavano. Per un momento quasi si dimenticò che doveva seriamente parlare a Yoojin.

Quando le stoviglie furono lavate, la cucina pulita e la piccola Yieren si addormentò, Seokjin portò sua moglie a sedersi accanto a lui sul divano.
«Jin, non hai verifiche da correggere, oggi, vero? Vediamo insieme uno di quei film sugli alieni?» La donna per poco non si metteva a saltare dalla gioia al solo pensiero.
Seokjin sorrise: sua moglie era esattamente la versione femminile di se stesso, dolce e divertente, carina e caotica, talentuosa e disordinata. La amava davvero tanto.
«Magari dopo. Volevo parlarti di una cosa.» Storse le labbra perché il solo menzionarlo lo innervosiva.
«Dimmi pure.» Yoojin poggiò il gomito sul bracciolo del divano e la testa sulla sua mano.
Seokjin si godette la sua espressione serena per quanto più tempo possibile, spaventato che qualcosa potesse andare storto perché anche se sapeva che sua moglie l'avrebbe creduto, aveva un brutto presentimento.
«Ecco, la faccio semplice. Oggi a scuola fra gli alunni giravano voci su di me non molto carine. Su noi due.»
Yoojin aggrottò la fronte.
«Ti prego, non dire nulla finché non finisco.» Continuò Seokjin. Si schiarì la voce. «Non so per quale assurdo motivo, pensano che io ti abbia tradito. Non l'ho fatto! Non lo farei mai. Te l'ho detto perché non volevo si venissero a creare fraintendimenti nel caso l'avessi scoperto più tardi. Ti giuro che non so secondo quale logica abbiano sparso questa voce assurda.» Il moro fermò la sua parlantina quando notò che sua moglie si stava torturando le labbra e teneva lo sguardo basso, sicuramente non la reazione che si aspettava.
«Huh, tesoro, tutto okay?» Chiese, dubbioso.
«S-sì, tranquillo.»
«Mi credi, vero?»
«Certo.»
«Non mi sembra così, però.» Seokjin capì che qualcosa non andava dal suo tono fragile, ma provò a non insistere.
Dopo interminabili attimi di silenzio in cui Yoojin non aveva fatto altro che mordersi le unghie, si fece scappare una lacrima.
Seokjin conosceva sua moglie meglio di chiunque altro, sapeva che per farle sputare il rospo bisognava solo darle un po' di tempo in silenzio. Era nervoso da morire.
«Hey, perché piangi? Vieni qui.» Sussurrò con dolcezza. Ma Yoojin non si mosse e sempre più lacrime percorrevano il suo viso.
Il moro si preoccupò, raramente l'aveva vista piangere.
«J-Jin...» Balbettò.
Lui si avvicinò e fece in modo di poggiarle la testa sul proprio petto per farla sfogare.
Yoonjin respirò il suo calore familiare ma non lo abbracciò né chiese di più.
Poi sganciò la bomba. «Jin, sono stata io a tradirti.» Boom.
Il cuore di Seokjin saltò due battiti, forse tre, e il suo respiro si bloccò proprio nella trachea.
Calma. Nonostante questo, non la allontanò dal proprio corpo né spostò le mani dalla sua schiena singhiozzante.
Si stava dando tempo per pensare perché... cosa diamine gli aveva appena detto?
«Tu... quanto tempo fa?» Deglutì a vuoto.
Lei scosse la testa rifiutandosi di rispondere.
«Yoojin, ti prego.» Anche la voce di Seokjin tremava adesso. «Yoojin, dimmi qualcosa. Cosa dovrei fare io adesso?» Si strinse più forte al corpo della donna che questa volta ricambiò l'abbraccio. Non aveva il coraggio di guardarlo in faccia. Era una gara a chi si sentiva più una merda.
«Jin, è stato con il mio capo. Io non ho avuto altra scelta, devi credermi, non volevo.»
«È stata colpa mia?» Chiese preoccupato. Lei scosse di nuovo la testa. Come poteva essere colpa sua?

Piansero insieme per un altro po'. Un bel po' di tempo, in realtà, tanto che lei si addormentò fra le braccia di Seokjin mentre lui le accarezzava i capelli e pensava e pensava e il suo cervello non si spegneva ma allo stesso tempo non sapeva cosa fare.
Quando Yieren si svegliò, lasciò Yoojin sdraiata sul divano per andare a giocare con sua figlia, ma neanche quello lo distrasse abbastanza. Sforzò sorrisi e risate con la bambina fino a quando non si fecero le nove e mezza, la aiutò a mangiare e poi a rimboccarsi le coperte.
«Dormi bene, Yieren, mh?»
La bambina sbadigliò.
«Papà ti vuole bene.» Si diede dello stupido perché i suoi occhi diventarono lucidi e dovette mandar giù un nodo che gli si era formato in gola.
«Anche io.» Rispose la bambina prima di cadere in un sonno profondo.
Seokjin si diresse a passo svogliato in camera sua, si infilò il pigiama e poi sotto le coperte senza smettere di pensare a sua figlia e a quale fosse la via migliore da scegliere per il suo bene. Seokjin doveva soltanto scegliere ma nella sua testa c'era solo rumore, rumore, rumore.
Dopo poco anche Yoojin entrò in camera e si stese su un lato sotto il lenzuolo, quello che vedeva era la schiena di suo marito. Come biasimarlo.
«Buonanotte, Jin.» Disse con voce roca. Non ricevette risposta.

Non sapeva se sua moglie fosse ancora sveglia, perché lui di certo lo era. Non riusciva a credere che la donna della sua vita fosse stata condivisa da un altro uomo, l'idea gli faceva ribrezzo. Si sentiva preso in giro e profondamente deluso.
Era ormai notte fonda e Seokjin non aveva chiuso occhio, sentendosi sempre più fuori posto a dormire nello stesso letto con sua moglie per la prima volta in diversi anni.
Forse non stava per fare la cosa giusta, ma decise di uscire di casa con addosso ancora il pigiama e andare a bussare alla porta del suo vicino di casa e amico.

Suonò il campanello, maledicendosi per la sua irrazionalità.
La porta si aprì.
«Namjoon, ti disturbo?»
«Jin hyung?»
«Posso entrare?»
Namjoon si fece da parte per fare entrare il maggiore in casa. «Cosa ci fai qui?» Sbadigliò.
«Posso dormire da te? Ti spiegherò tutto domani, te lo prometto, adesso voglio solo dormire.»
A Namjoon sembrava che qualcuno avesse spento l'interruttore di Seokjin perché quella sicuramente non era la stessa persona che incontrava ogni giorno a scuola, non se era così cupo e sconsolato.
Annuì col capo e così si ritrovarono a dormire nella stessa stanza, Jin sul letto superiore del letto a castello e Namjoon in quello di sotto.
Il moro amava l'odore della casa si Namjoon, gli ricordava quello della casa di sua madre.
«Buonanotte, Jin hyung.»
«Buonanotte.» Rispose questa volta.
Almeno non aveva pianto.

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