Capitolo 10 prima parte

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Protetto da copyright ( SIAE, Patamu)


"Tessa! - Per l'amor del cielo, rimani con me!" Sentivo il terrore nella sua voce... Dio! Non riuscivo a tenere gli occhi aperti - il freddo mi avvolgeva. Riuscii solo a dire, biascicando:

"Il succo blu!" Gridò di nuovo il nome di Misia. Riconobbi poi le voci di Ector e PG, ma non vidi né udii nulla.

Mi risvegliai in un corridoio buio che odorava di muffa, intravedendo in lontananza una luce a intermittenza. Mi alzai - ero intontita - e chiamai Ardon senza ricevere risposta.

Seduta su una panchina al lato del corridoio in penombra, notai una figura femminile. Mi avvicinai a lei; indossava un abito dorato con fili rossi e sulla testa portava un diadema fatto di piume intrecciate. Il suo aspetto familiare mi colpì - e la sua espressione dolce mi confortò.

"Non devi andare verso la luce! Devi tornare indietro!" Confusa, risposi:

"Chi è lei?! Come faccio a tornare indietro?!" Alzò una mano, indicando qualcosa alle mie spalle - poi un'ondata di calore mi invase le vene... era fuoco! Stavo bruciando... era insopportabile! Che dolore!!!

"Fa male!" Alzai la testa - la donna era sparita e con lei anche il bruciore stava diminuendo. Tornai cosciente, ma non riuscivo a muovere un muscolo né a emettere un suono... Sentivo le voci intorno a me, accompagnate dall'odore di spirito e medicinale. Riconobbi la voce di Ardon, preoccupato:

"Misia si salverà?!"

"Ardon, non posso usare la magia su di lei! Si potrebbe annullare l'incantesimo di occultamento. Le ho somministrato un antidoto, ma purtroppo il suo corpo, fino al risveglio, è fragile come quello di un normale essere umano... credo sia stata avvelenata con della belladonna." Sentii una mano calda prendere la mia.

"Il polso sta tornando regolare, la febbre sta scendendo" - rispose sempre Misia - "Sì, Ector, l'antidoto sta facendo effetto. Bisogna lasciarla riposare. Prendimi quella bottiglia là; dobbiamo reidratarla. Farò una flebo di soluzione fisiologica; così potrà espellere il veleno dal corpo."

Cercai con tutte le mie forze di muovermi; non volevo che si preoccupassero troppo. Man mano che passavano i minuti, sentivo le forze tornare. Provai ad aprire gli occhi, ma erano pesanti. Poi riuscii a emettere un sussurro:

"Ardon." Subito sentii il suo profumo accanto a me - mi prese la mano.

"Sono qui, Tessa!"
"Cosa mi è successo?!" Finalmente riuscii ad aprire gli occhi e lo trovai inginocchiato accanto al letto, intento a cambiare il panno sulla mia fronte.

"Tessa, come ti senti?!" chiese - con una nota di preoccupazione nella voce.

"Mi fa male tutto! Ma credo di migliorare... piano piano," risposi, o almeno lo speravo. Mi aiutarono a sollevarmi leggermente, mettendomi quasi seduta. Misia mi porse una bevanda calda - l'odore era tra i più disgustosi mai sentiti.

"Tessa, bevi! Questo disintossicante eliminerà del tutto la belladonna."

"Puzza di uova marce! Non credo di riuscire a berlo senza vomitare..."

"Sei riuscita a zittire due Arpie - e ora non riesci a mandare giù un semplice intruglio?" sottolineò Ardon con un sorriso a metà tra il divertito e l'incredulo.

"Non sapevo che quelle due stronze fossero creature mitologiche, psicopatiche e vendicative!" Comunque, aveva ragione; avevo fatto più di una cosa coraggiosa quella sera. A partire dall'indossare l'abito cucito da mia madre, andare alla festa di sconosciuti, farmi... baciare dal ragazzo che mi aveva rapito il cuore, per finire con l'essere avvelenata. Beh, poteva andarmi peggio. Mi feci coraggio e, senza pensarci troppo, lo buttai giù in due sorsi veloci.
"Che schifo! Non è solo puzzolente - è anche cattivissimo!" sbottai. Misia scosse la testa, sarcastica:

"Chi ti aveva detto che fosse buono?" Cominciava davvero a non piacermi molto questa tizia. Poi si sedette accanto a me quel bronzo di Riace di Ector.

"Bambina! Se baci anche me come hai baciato lui, giuro che divento la tua palla di pelo preferita... e gioco anche con il gomitolo!" Dio! Immaginarmi quell'armadio muscoloso, sia in versione umana che felina, mentre gioca con un gomitolo, mi fece esplodere in una risata che mi provocò dolori ovunque.

"Ector! PG! Andiamo, lasciamo Tessa con Ardon - deve riposarsi e lui, beh... tranquillizzarsi," disse Misia, con un tono deciso e un piglio quasi materno. Mi piaceva la sua sicurezza, il modo in cui sapeva imporsi su quei tre. Ma improvvisamente, un pensiero mi gelò: dovevo assolutamente avvertire mia madre!

"Devo avvertire la mamma!... Che ore sono!... sarà in pensiero?!" Fui sopraffatta da una sensazione ansiosa.

"Tranquilla! È andato Ardon poco prima che riprendessi conoscenza; le ha spiegato la situazione."

Cosa! Le avevano detto la verità?! Uscirono tutti e tre dalla stanza, rimasi sola con Ardon che - per la prima volta da quando lo avevo incontrato - aveva un aspetto pallido e preoccupato.

"Tessa, perdonami!... Non dovevo trascinarti in questo incubo!" Era veramente rammaricato, ma non doveva sentirsi in colpa.

"Non è stata colpa tua!" Sinceramente, neanche la mia! Si sedette di fianco a me sul letto; con una mano mi sfiorò la fronte e mi carezzò la guancia.

"La febbre è scesa del tutto; domani starai meglio!"

"Domani?!... Devo tornare a casa!" Provai ad alzarmi, ma non riuscii a muovere le gambe - erano come mattoni.

"Tua madre sa tutto!... Le ho detto la verità!... All'inizio si è spaventata, ma poi ha capito ed è convenuta con me che dovevi restare qui!" Come poteva mia madre stare tranquilla se non conosceva queste persone?

"Ardon! Come può stare tranquilla mia madre?!... Non vi conosce!" Con fare scherzoso rispose:

"Sai! Ho proprio la faccia da bravo ragazzo!... Ispiro fiducia." Mi regalò un bellissimo sorriso... Che cretino! Ora, se solo fossi stata in grado, gli avrei tirato una scarpa... Di tacco, ovviamente! Poi però mi prese il viso tra le mani; poggiando la fronte contro la mia, si sfogò dicendomi:

"Avevo così paura di perderti!... Non provavo questo sentimento di terrore da tantissimi anni, da quando..." Le sue parole furono interrotte dalle mie. Non volevo vederlo così!

"Ardon!"

"Sì, cosa c'è?! Ti senti male?" Si avvicinò preoccupato.

"Non giudicarmi!" La sua espressione era perplessa-non capiva il senso delle mie parole.

"Per cosa?!" Senza riflettere, colsi l'attimo, non lasciandogli modo di rispondere. Poggiai le mani sul suo viso e, con un sussurro, dissi:

"Per questo!" E lo baciai... Lui rimase sorpreso, ma poi si lasciò andare. Quella fusione di labbra non aveva nulla a che vedere con il momento precedente, sensuale ed esplorativo; ora era dettata dalla paura, dalla disperazione. Era selvaggia, passionale... In quell'istante intravidi il bordo dell'abisso e, se non ci fossero stati Ector e PG, forse ci saremmo tuffati senza ripensamenti.

<<Continua>>

Tessa-scacco matto- Volume 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora