Innanzitutto doveva lavorare, per mantenersi e solo il pensiero di dover andare di nuovo dal responsabile del mattatoio per supplicarlo di farla lavorare ancora la lasciava senza respiro.Non poteva fare a meno, assolutamente no e così si presentò subito da lui. Rimandare non era affatto una soluzione.
Ogni dipendente che incontrava e la conosceva, aveva la reazione del vedere una fantasma. Si limitavano guardarla a lungo, sentendo i loro sguardi anche alle sue spalle.
Il capo si mostrò clemente, dopo averle spiegato la reazione degli altri, inclusa la sua.
Grego, il padre di Veronica, andò ai loro uffici di competenza per chiedere un foglio utile all'ospedale e per tutto il tempo che era stato lì aveva pianto così forte e disperato per quello che aveva fatto sua figlia, che appena si capivano le parole. Avevano faticato molto per comprendere che documento era richiesto dal medico. Ma la conclusione unanime fu che Veronica morì nell'ospedale.
Allora, niente di strano se era guardata come una zombi, che anche l'aspetto diceva il suo.
Un giorno venne a trovarla la zia e le parlò per ore, senza poter replicare. Da tutto, l'essenza era che doveva pensare al bene del bambino, questo significando che avrebbe dovuto darlo direttamente, dopo la sua nascita ad un orfanotrofio, per avere la possibilità di essere adottato da una famiglia che gli avrebbe dato una vita migliore di quella che lei stessa avrebbe mai potuto offrirgli. "Se non ti ha mai voluto nessuno prima, senza un bambino, chi pensi che ti vorrà mai con uno?", argomentava la sua zia dopo ogni discorso.
Era afflitta al pensiero che aveva fatto male a questo, con il suo gesto, per ciò l'idea di allontanarlo la straziava, si rifiutava accettarlo.
Le sue crisi di spasmofilia ricominciarono ed era sempre spesso al pronto soccorso.
Come conseguenza della carenza di calcio e la gravidanza, anche i molari iniziarono infiammarsi, procurandole dolori insopportabili, da stare sveglia per notti intere e cominciarono a sgretolarsi uno alla volta. Il dentista!? No, non esisteva per Veronica, per ogni ragione immaginabile o meno.
Il responsabile dal lavoro l'aveva "aumentata in grado", sempre per ridere sopra alla situazione e alla sua ascesa professionale. Le aveva detto di lavorare all'ultima operazione, che sarebbe stato il controllo di qualità. La sua mansione consisteva nel stare sempre in piedi per minimo 10 ore al giorno, in una camera con una temperatura di poco sopra lo zero gradi, dove si mettevano le etichette sulle vaschette contenenti la carne surgelata e darle un'ultima verifica di qualità.
Per sopravvivere metteva una vaschetta surgelata nei pantaloni, sotto la pancia e se la portava a casa. La facevano tutte, quelle gradite dalle colleghe ricevevano pezzi di carne fresca, non congelata, che era meglio sopportata sulla pelle. Ma lei era la fantasma sgradita, la donna facile che era incinta senza un marito e si arrangiava come meglio poteva.
Erano sempre avvisate dei controlli all'uscita dalla struttura, ma capitavano anche all'improvisto e passando per uscire se vedevano le montagnole di carne confiscata.
Una domenica, mentre voleva fare una piccola passeggiata trovò Sebastiano davanti al palazzo.
Sembrava che stesse aspettando proprio lei.
Era la prima volta che lo rivide dopo l'episodio di cui lei ricordava nulla. Quell'episodio l'assillava giorno e notte, arrabbiata con sé stessa perché non riusciva ricordare nulla. Quando ci provava, riusciva soltanto stare male, la sua mente e il suo cuore gridavano di orrore, distruggendola. Le immagini, i visi erano sfuggenti e si allontanavano immediatamente dietro quel buio totale, incomprensibile.
Sebastiano la misurò dalla testa ai piedi e lei si sentì a disaggio per il peso che aveva messo, oltre la panciona che ormai era molto evidente.
Si guardarono per qualche istante, fermi, uno davanti all'altra, poi Sebastiano iniziò dirle di aver saputo del suo gesto e che avrebbe confermato che lui fosse il padre.
Povero ragazzo, sembrava pure lui imbarazzato e restio a continuare il discorso.
Veronica volle salutarlo, non trovando alcuna parola di replica, ma lui le prese la mano e le disse che i suoi genitori vogliono conoscerla, non esitando dichiarare la sua disapprovazione. Probabilmente per questo che si dimostrava imbarazzato.
Si aspettava ad ogni cosa, ma non si sarebbe mai immaginata quello che aveva appena sentito.
Colta di sorpresa, gli disse che ci penserà. Non c'era tempo di pensare, i suoi volevano vederla il giorno stesso.
Non chiese e non le disse perché mai tutta quella fretta per tale decisione all'improvisto.
Tornò a casa con le ginocchia che le tremavano e chiese a Crystal di darle una mano per prepararsi in vista del grande evento.
Si presentò pomeriggio a casa dei genitori di Sebastiano, dove trovò tutte e due nonne di questo. Una di loro volle vederla da più vicino, spiegando che non vede bene. Le prese la mano e la accarezzò dolcemente, dicendole di essere contenta di averla conosciuta. Fecero una breve chiacchierata, poi la lascò andare dagli altri.
Entrò nel salotto, dove conobbe il suo papà e la sua madre. L'altra nonna era rimasta in cucina, limitandosi solo a scrutarla severamente.
I genitori iniziarono farle mille domande, sembrava piuttosto un interrogatorio. Volevano sapere dei suoi genitori, parenti, posto che è nata, scuola, lavoro ... volevano sapere tutto.
Non si sentiva affatto a suo aggio, ma rispose educatamente a tutte le domande. Della sua infanzia, dei suoi incubi e luride avventure, né Sebastiano e nemmeno qualcuno della sua famiglia la mai saputo. Certo, per quanto riguardava la sua vita prima di conoscerlo.
Quando stava per uscire, la nonna con lo sguardo piuttosto accusatorio e aspro, la chiamò in cucina e cominciò urlarle quanto fosse una donna facile, che ha solo l'interesse di approfittare del suo nipotino e della sua famiglia, per trovarsi una sistemazione.
Non era da biasimare e non ne aveva del tutto torto, dal suo punto di vista ma Veronica si sentì mancare per le accuse e si sentì indifesa e sola in mezzo a tutti quelli famigliari. Sebastiano dopo un po' uscì di casa, ma non l'aiutò con nulla, come lui centrasse nulla.
Era lui che a volte l'aspettava davanti al palazzo e le diceva quando andare a trovare i suoi genitori. Veronica li era molto grata che le davano l'occasione di stare insieme a loro, anche se per quel poco che c'era.
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Un destino
General Fiction∞ STORIA VERA ∞ Benjamin Button: "Ho nulla da lasciare, se non la mia storia, che è al quanto singolare", come d'altronde singolare è la storia di ogni individuo. C'è chi lascia delle proprietà, c'è chi lascia denaro in banca, però Veronica, dop...