Stare con te o non stare con te è la misura del mio tempo.
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Appena l'aereo toccò il suolo, Izuku svegliò la madre che stava ancora dormendo.
L'atterraggio fu perfetto. Nessun scossone ne sobbalzo. Ecco perché Inko non si era nemmeno accorta di essere arrivata all'Aeroporto di Nadi. Molto probabilmente la sua stanchezza era dovuta al fatto che per quasi tutto il viaggio aveva voluto tener compagnia al figlio parlando di tantissime cose, per poi cedere al sonno le ultime due ore di volo.
- Siamo arrivati, mamma. - Disse Izuku accarezzandole una spalla.
Sua madre aprì gli occhi, lo guardò per poi sorridergli.
- Ricordami di fare i complimenti ai piloti e a tutto il personale di bordo. Sono stati magnifici. - Disse Inko slacciando la cintura di sicurezza.
- Deduco che tu non abbia sentito nemmeno l'avviso del comandante che diceva di prepararsi per l'atterraggio. È così? - Domandò Izuku divertito.
Inko si sistemò sul sedile e attese che l'afflusso della gente fosse finito per poter scendere anche loro.
- Grazie per aver volato con la nostra compagnia. Vi auguriamo un buon soggiorno alle Isole Fiji. - Disse loro una delle hostess.
Izuku e la madre fecero un enorme inchino verso tutto il personale di bordo e ai comandanti per ringraziarli a loro volta.
Furono controllati loro da parte della polizia aeroportuale i documenti per vedere che fosse tutto in ordine e una volta accertato che andasse tutto bene, poterono recarsi alla zona ritiro bagagli dove presero le loro valige e l'attrezzatura di Izuku.
- Mamma, adesso dobbiamo prendere un taxi per farci accompagnare al porto a prendere la barca. Ci vorranno altre due ore e mezza di viaggio. Ma se sei stanca possiamo prendere un caffè e aspettare un po'. - Disse Izuku.
Il ragazzo, anche se non lo dava a vedere, era preoccupato per la madre. Quel viaggio sarebbe stato pesante e stressante per lui, figurarsi per lei. L'operazione era andata alla grande, vero. Erano mesi ormai che Inko era uscita da quel maledetto incubo, ma doveva comunque tenersi sotto controllo e non affaticarsi troppo.
- No, tesoro! Sto bene davvero! Possiamo andare. - Rispose sorridente Inko.
La donna sapeva che suo figlio fremeva dalla voglia di sentire Katsuki. Infatti, quando si girò una seconda volta a guardarlo, aveva già il cellulare in mano, tutto intento a scrivere un messaggio.
- Non fai prima se lo chiami? - Chiese ridendo Inko.
Izuku alzò gli occhi dallo schermo per farle una linguaccia e ridere a sua volta.
- Lo chiamo quando siamo arrivati al Resort, almeno possiamo parlare con calma. E poi starà ancora dormendo ora! - Rispose Izuku riponendo il telefono nello zainetto.
Dovevano raggiungere l'isola Tavarua, dove Izuku avrebbe dovuto affrontare l'onda più pericolosa e temuta da tutti i surfisti: "cloudbreak."
Prima di salire sul taxi, Izuku fissò la tavola al tettuccio. La gente del posto, sopratutto i tassisti, erano abituati a vedere e trasportare quelle enormi attrezzature. In fin dei conti le Fiji erano famose per la posizione strategica per fare surf e arrivava gente da tutto il mondo.
Una volta a bordo diede indicazioni in inglese all'autista per essere accompagnati al porto.
- Lo sai che parli benissimo l'inglese? Se fossi dovuta venir da sola mi sarei dovuta arrangiare con il traduttore! - Disse Inko ridendo.
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PER COLPA DI UN'ONDA
FanfictionIzuku è uno dei migliori surfisti del Giappone e si allena di continuo per poter arrivare a realizzare il suo più grande sogno, vincere la Championship Tour. solo cinquantaquattro surfisti verranno selezionati e si sfideranno in cinque tappe, alle...