CAPITOLO 46 - STANCE

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E poi c'eri tu. Quel ragazzo che faceva sorridere il mio cuore solo per il fatto di esistere.

🌊

Era tutto pronto. Deku stava aspettando Katsuki che lo passasse a prendere per accompagnarlo all'aeroporto di Tokyo.

Decise di attenderlo vicino al cancello. Così prese tutte le cose, infilò la chiave nella porta, la chiuse e se la mise in tasca. Avrebbe affidato al suo ragazzo l'incarico di controllarla in quei pochi giorni di assenza.

Fuori era ancora buio, essendo mattino presto. Non passava nessuno e il silenzio era sovrano.

Finalmente intravide i fari dell'auto di Katsuki che imboccava la stradina di casa sua.

Nei giorni precedenti avevano tentato di passare più tempo possibile assieme, ma nonostante tutto a Izuku la sensazione di vuoto dentro non passava.

Non riusciva, non ci riusciva proprio a non essere pessimista e non era da lui. Ne aveva affrontate tante ed era sempre rimasto lucido e positivo. Ma quando si trattava di Katsuki non ragionava, sopratutto se rischiava di perderlo.

In più, quel viaggio lo avrebbe dovuto fare tutto da solo. Nemmeno i suoi migliori amici erano riusciti a prendere dei giorni di permesso per andare con lui. Solo. Odiava rimanere solo, perché i brutti pensieri erano liberi di riaffiorare, di tormentarlo e di farlo star male. Rimanere senza nessuno dei suoi punti fermi lo agitava più di quanto volesse far vedere.

La macchina accostò vicino al marciapiede e Katsuki scese per aprire il bagagliaio e mettere dentro la valigia. Poi diede una mano a Izuku a fissare il porta tavola sul tettuccio.

Dato il buio, Izuku non se ne accorse immediatamente, ma in auto c'era un'altra persona. Vide solo la sagoma nel sedile posteriore e il cuore iniziò a martellare fortissimo. Chi era passato a prendere il biondo? Perché ci doveva essere qualcun'altro con loro due? Il verdino guardò perplesso Katsuki, che invece lo andò a baciare e gli sorrise dolcemente.

- Buongiorno Deku! Vogliamo andare? - Disse il biondo aprendogli lo sportello anteriore lato passeggero.

Dopo qualche secondo di smarrimento, Izuku ricambiò il saluto. Anche se in modo più incerto del biondo.

- Buongiorno anche a te... ah... si, possiamo andare. - Rispose Izuku salendo in auto.

La prima cosa che fece d'istinto fu quella di girarsi dietro per vedere chi ci fosse in auto con loro.

- Mamma? Che...che ci fai tu qui? - Chiese ancora più confuso di prima Izuku.

Nel frattempo anche Katsuki salì in auto e osservò il verdino con un sorriso divertito.

- Buongiorno anche a te, piccolo mio! - Rispose felice Inko.

Lo sguardo di Izuku vagò tra lei e Katsuki alla ricerca di una risposta.

- Non avrai mica pensato che ti avrei fatto partire da solo, vero? Tua madre verrà con te! - Gli disse Katsuki tranquillo.

- Cosa? Ma... ma... mamma, tu hai le visite di controllo da fare. E... e poi... non so nemmeno se nelle tue condizioni tu possa prendere un aereo. - Disse Izuku, talmente agitato che anche la madre faticò a calmarlo.

- Izuku! Izuku! Respira! Va tutto bene! Mi sono già informata dal professore che mi ha in cura e non ci sono rischi se prendo un aereo. E per quanto riguarda le visite, le ho spostate a quando torneremo. - Gli disse sua madre.

Perché non riusciva a esserne felice? Più di una volta si era ripromesso che avrebbe portato sua madre con sé. Allora perché era così dubbioso? Perché gli sembrava che fosse stato architettato alle sue spalle per qualche motivo a lui sconosciuto?

PER COLPA DI UN'ONDADove le storie prendono vita. Scoprilo ora