Parte 24: I 92 anni di Kakuzu

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«Quindi se non l'avessi uccisa tu, l'avrebbe fatto la Foglia, o peggio ancora, si sarebbe suicidata lei?» domanda Obito sconvolto, appoggiandosi alla parete per non perdere l'equilibrio completamente.

«Esatto, Obito. Lei mi parlava spesso di te, sai? Non accettava l'idea che te ne fossi andato e quell'occasione, anche se lei non me l'ha mai detto apertamente, sarebbe stata l'occasione giusta per raggiungerti... non era più la stessa da quando ti abbiamo lasciato sotto quell'ammasso di sassi...» spiega Kakashi, con una calma fuori dal normale, considerato l'argomento trattato.

«Rin voleva raggiungere me attraverso la morte?» domanda Obito visibilmente scosso.

«Sì. Capisci che non avevo scelta? Siete stati i miei più cari amici. Dopo la vostra scomparsa e in seguito dopo quella del Sensei, io...» continua Kakashi, facendo una pausa e trovando un equilibrio che stava perdendo «Io... non sapevo che cosa fare. Ero arrabbiato, molto arrabbiato ma non ho mai pensato di vendicarmi agendo contro il mio stesso Villaggio. Lo stesso Villaggio che ha girato le spalle a mio padre, a Rin e a te. Lo stesso Villaggio per cui nostro Maestro ha dato la vita, e lo stesso Villaggio che mi ha quasi tolto Itachi e Sasuke. Ma sai, Obito... allo stesso tempo quel Villaggio mi ha anche dato amici indispensabili di cui non potrei più farne a meno, come Gai, e allievi che mi rendono fiero di aver fatto bene il mio lavoro e di non aver mai perso le staffe, come Naruto e Sakura» conclude Kakashi, nel silenzio assordante della stanza.

«Mi stai dicendo che bisogna sempre guardare il bicchiere mezzo pieno? Dopo tutto quello che ho fatto... l'attacco alla Foglia invocando la Volpe a Nove Code, l'uccisione del Maestro Minato e di sua moglie Kushina, l'adesione a quest'Organizzazione per vendicare il mio Clan e uccidere i colpevoli del Villaggio...» riflette Obito.

«Sì... immaginavo c'entrassi qualcosa con quella notte di diciassette anni fa. Non si vedono sempre nemici mascherati che non vogliono far vedere il proprio volto...» replica Kakashi.

«Ho compiuto così tante azioni brutali per vendicare Rin e il Clan, dimenticandomi completamente del mio sogno di diventare Hokage... e tu mi stai dicendo di guardare sempre la parte positiva nelle cose?»

«È esattamente quello che ti sto dicendo, sì. La vita ti ha tolto tanto, ma ti ha anche donato abbastanza, no? Mi vuoi dire che all'interno di questo gruppo di criminali non ce n'è nemmeno uno che consideri tuo amico?» chiede Kakashi, toccando una corda sensibile.


Deidara è rimasto immobile ad ascoltare il discorso tra i due. Il ragazzo, completamente assopito e sbalordito, non riesce a fare i conti con la verità: ha appena scoperto di essere stato in squadra con un uomo che non è affatto un idiota ambulante, bensì uno degli uomini più pericolosi in assoluto.

Obito guarda attentamente il compagno e finalmente, dopo un lungo silenzio, decide di rispondere a Kakashi «Deidara è un mio amico e ovviamente lo sei anche tu, Kakashi. E vorrei poter continuare ad essere vostro amico e conoscere allo stesso modo anche gli altri... se me lo permetteranno» conclude l'Uchiha in tono solenne.

«Solo se tu mi permetterai di continuare a chiamarti Tobi... non riesco a chiamarti diversamente, idiota!» esclama Deidara, finalmente rilassando ogni muscolo del suo corpo.

«E se smetterai di indossare quella maschera che ti rende un tonto e un idiota, quando evidentemente sei più intelligente di molti noi messi insieme, heh» aggiunge Kisame, porgendogli la mano per una stretta amicale.

«D'accordo, d'accordo...» replica Obito, imbarazzato.

«I-io... non ci posso credere.... Kakashi-sensei... è un tuo amico, ed è vivo! E sognava di diventare Hokage, proprio come me, dattebayo!»

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