«Erik!»
Il suono del suo nome rimbalzò tra le figure agitate dei popolani, che in un turbinio di grida e gesti acclamavano Riwal come un eroe. Alle sue orecchie giunse come una melodia celestiale, proveniente da quell'Aldilà che presto, forse, avrebbe raggiunto. Quando quel canto stridente si ripeté, comprese che a chiamarlo non era uno spirito. No. Quello era il tono di Adrén! Ma perché si trovava in mezzo alla folla? Non era rientrato infuriato dentro il castello dopo il diverbio di quella mattina? Che avesse intuito ciò che stava per accadere, proprio come era successo a lui il giorno dell'abbandono di sua madre?
Comunque, non aveva senso pensarci. Tanto Adrén, anche se avesse voluto, non avrebbe potuto fare niente per salvarlo. Era arrivato troppo tardi. Ma, quando già immaginava l'arma tagliare l'aria fino a conficcarglisi nel petto, notò che il nemico non aveva ancora agito.
Attese qualche istante, sudando pesantemente, prima di accorgersi che i suoi brividi erano cessati. Stupito, provò a muovere in avanti una gamba, e scoprì con gioia di riuscirci. Si chiese quale fosse la ragione di quel cambiamento improvviso: che il Fato lo volesse vivo? Doveva essere quella la ragione. Non c'era altra spiegazione.
Il velo di panico che gli oscurava la vista si dileguò, permettendogli di esaminare la situazione. Vide Riwal tremante, proprio come lui fino a qualche secondo prima. Ciò procurò a Erik mille nuove domande, ma non aveva il tempo per procacciarsi delle risposte.
Approfittando della strana condizione dell'uomo armato, studiò con attenzione i volti dei popolani, sorpresi tanto quanto il suo. Le loro grida di inneggio al soldato non erano ancora cessate, nonostante lo stupore generale. Finalmente riuscì a scorgere ciò che cercava: suo fratello, chissà per quale motivo, teneva gli occhi riflettenti l'oscurità della notte puntati addosso a Riwal. Nessuno sembrava averlo notato.
«Adrén!» urlò Erik per attirare l'attenzione del più grande, che parve sentirlo, anche se non gli si rivolse.
«Tu, non ti muovere!» esclamò il generale, rivolto alla sua vittima. Provò a vibrare un colpo nella direzione del ragazzo. Il movimento fu però reso impacciato dal tremore ed Erik approfittò di quei pochi istanti per scivolare di lato e schivare, appena in tempo, l'asta, che si conficcò invece nel ventre della tigre scolpita.
"Devo passare all'attacco" pensò il giovane, che voleva apparire forte agli occhi del fratello maggiore.
Balzò giù dal basamento della statua e si guardò rapidamente intorno, in cerca di qualcosa da poter utilizzare come arma. L'occhio cadde ancora una volta sul pugnale conficcato nel petto di Golmer, ma si affrettò a rivolgerlo altrove: non aveva intenzione di ripensare a ciò che aveva fatto e che gli provocava un odio profondo verso quell'invisibile pazzia che in momenti casuali gli scivolava sotto le membra e si impadroniva della sua coscienza, facendo di lui un mostro.
Gran parte dei popolani impugnavano forconi dalle quattro acuminate punte di ferro, alzandoli e abbassandoli al ritmo delle loro grida di incitamento. Altri reggevano scuri, seghe e altri oggetti per il lavoro a cui lui, un viziato principe che rideva in faccia alla servitù, non sapeva dare un nome. Una donna tarchiata, che sopra un morbido vestito a strisce indossava un grembiule imbrattato di farina e pasta di pane, impugnava un mattarello, urlando con una voce roca che ben svettava tra le altre. Alla fine, Erik scorse appoggiato a un muro un umile bastone da passeggio, lungo, nodoso e resistente, che, per quanto misero in confronto a lance, spade o asce, gli avrebbe comunque permesso di aprirsi un varco e tentare la fuga.
«Scappa, Erik. Scappa!» gridò Adrén, facendolo sobbalzare.
Il più giovane lo guardò, senza più paura, mentre anche il vuoto dentro di lui aveva smesso di propagarsi come le nubi cariche di pioggia durante le tempeste. «No, voglio combattere!» urlò, determinato a dimostrare il suo valore.
STAI LEGGENDO
L'erede di Frost Soul
Fantasy"La tua discendenza sarà condannata. I tuoi occhi saranno la tua rovina, e con essi collasserai. Coloro che hanno il ghiaccio nell'anima saranno odiati, temuti, sterminati. Non uno sarà accolto, non uno incontrerà la pace, non uno si salverà dalla n...