~ Capitolo quattro ~

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Un venticello leggero scorrazzava libero nell'aria gelida, divertendosi a giocherellare con i capelli corvini di Erik, che ancora non aveva distolto lo sguardo dal portone che separava l'interno del castello, caldo e confortevole, dall'esterno, freddo e pervaso da un'atmosfera pesante, ricca di incertezza, di stupore, di timore. Nel frattempo, aveva ricominciato a nevicare con forza. La nebbia anneriva i contorni dell'edificio, rendendoli incerti e sfocati. Il principe li ripercorse rapidamente, come rapito da quel paesaggio famigliare e mistico allo stesso tempo.

Intanto, Clio sembrava particolarmente concentrata sul fratello, immobile come una statua di sale. I suoi occhi erano tornati gli stessi, eppure quell'aura gelida che emanavano fino a pochi istanti prima non si era del tutto dissolta.

Il giovane si concentrò poi sulle sue mani robuste e rosate, su cui si adagiarono leggiadri fiocchi di neve.
"Che cosa è appena successo? Perché Adrén ha reagito così? Io non gli ho fatto niente" si chiese, deluso. In fondo, lui voleva solo divertirsi un po'. Non si aspettava di vedere l'altro ragazzo correre via in quel modo. Era abituato ai suoi scherzi e di solito ci faceva anche una risata su.

Ricordava ancora un evento in particolare.

Era il giorno del suo compleanno: avrebbe compiuto dieci anni. Per qualche strano scherzo del destino, anche Adrén quel giorno celebrava tale ricorrenza: di anni, tuttavia, ne festeggiava quindici.

Il re e la regina avevano organizzato un sontuoso banchetto, dove erano state servite tutte le portate più prelibate ed elaborate del regno. Le tovaglie erano rosse e ricamate con gigli dorati e fiocchi di neve d'argento. Centinaia di piatti in ceramica decorata erano disposti in lunghe file ordinate, come soldati pronti per un combattimento. Le sedie erano in legno pregiato e gli schienali, rivestiti di velluto, erano ornati di perle. Un grande trono dorato era sistemato a capotavola, e su di esso sedeva il sovrano. Alla sua destra e alla sua sinistra se ne trovavano due più piccoli, ma non meno preziosi, per i festeggiati.

In quel giorno importante si sarebbe poi compiuto un rito di passaggio: quando un giovane principe compiva dieci anni, una volta finito il banchetto, doveva dirigersi all'Oracolo per consultarlo.

L'Oracolo era una roccia su cui sembrava essere stato scolpito il volto di un uomo anziano, carico di rughe e di esperienza: conosceva il passato, il presente e il futuro di tutta l'umanità. Usando parole oscure e misteriose, gli avrebbe rivelato un dettaglio del suo avvenire. I suoi grandi occhi di pietra avrebbero poi assunto un colore diverso da quel triste grigio: se fossero diventati bianchi, il futuro del giovane sarebbe stato ricco di gioia e pace, se fossero diventati neri, esso sarebbe stato tempestoso, carico di dolore, di paura, di morte.

Alla cerimonia erano stati invitati tutti i nobili più importanti del territorio. Tutti recavano addosso le loro vesti ricercate, i loro lunghi mantelli scarlatti, i loro copricapi raffinati.

Erik aveva paura. Si sentiva come un minuscolo, innocuo pesce in mezzo a un banco di squali pronti a divorarlo. Se il rito dell'Oracolo fosse andato male, tutti l'avrebbero giudicato. Non si sentiva pronto ad affrontare quegli sguardi affamati. Non voleva conoscere il suo futuro. Lui, un bambino così allegro e coraggioso, non aveva la forza di vedere ciò che sarebbe diventato una volta cresciuto, ciò che il destino aveva programmato per lui. Ma non voleva neanche deludere il padre, colui che l'aveva sempre sostenuto, che gli aveva permesso di diventare ciò che era.

Il suo cuore era come oppresso da una grande pietra, che lo appesantiva nel profondo e gli impediva di respirare bene e di ragionare. Non c'è niente di peggio di conoscere il proprio futuro: una volta scopertolo, non si può più cambiare. È già tutto scritto. Nascere, crescere, morire... Fa tutto parte del disegno della vita, un disegno realizzato con colori indelebili. E se l'Oracolo gli avesse rivelato come sarebbe morto? Se avesse dovuto affrontare da giovane quella soglia? No, non lo voleva. Aveva tutta una vita davanti... "Che senso ha morire giovani?" si chiedeva.

L'erede di Frost SoulDove le storie prendono vita. Scoprilo ora