~ Capitolo dieci ~

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Tutti i suoni intorno a lui si fecero fiochi, ovattati, come se le sue orecchie fossero state otturate dal cotone. Le case annerite dal tempo e dalle intemperie svettavano dietro i tanti corpi che lo circondavano, mentre le alte montagne, parzialmente oscurate da nubi tempestose, dominavano la scena, più severe che mai, e parevano protendersi verso il cielo grigio. Alle sue spalle, la scultura della tigre lo scrutava torva, come pronta a saltargli addosso e a divorarlo. La pioggia aveva ricominciato a cadere delicata, e di nuovo lui non la percepiva sulla pelle, ma non ci faceva più caso. Altri pensieri gli galoppavano nella mente come cavalli selvaggi.

Erik continuava a fissare l'uomo sospeso in aria con un misto di astio, meraviglia e terrore. Riwal intanto si dimenava come un delfino, sotto gli sguardi immobili del popolo. Qualcuno urlava, altri fissavano sbalorditi il generale dell'esercito, uomo autorevole e temuto, ora indifeso, sconfitto da un ragazzo di neppure quindici anni. Un coraggioso bambino, carico dell'innocente curiosità tipica dell'infanzia, scattò in avanti per osservare meglio la scena. La madre, colta di sorpresa dalla fuga del figlio, gli corse dietro e lo fermò prima che potesse perdersi in mezzo alla folla. Il piccolo provò a lamentarsi, a dimenarsi, ma la donna lo stringeva forte a sé, ignorando i suoi capricci.

"Sono davvero stato io? No. Non è possibile" pensò il giovane, incapace, ancora una volta, di elaborare la situazione. Scosse più volte la testa, sbatté ripetutamente le palpebre, ma la scena non cambiava: il corpo immobile di Golmer era ancora steso in terra, Riwal era sospeso nel vuoto, il tumulto da lui causato lo circondava, soffocandolo. Il respiro gli era rimasto bloccato in gola, la preoccupazione pulsava nel suo petto. Continuò a guardare il soldato, che gli lanciava contro improperi che percepiva appena e che non lo scalfivano affatto, come se il suo corpo fosse stato protetto da un'armatura.

«Fammi subito scendere, stupido ragazzo!» gridò il generale, furente di rabbia. Il giovane lo sentì appena. Non aveva idea di come fare a porre fine a quella situazione così incomprensibile ai suoi occhi, ma non aveva intenzione di riportare a terra quell'uomo. Sapeva che, se lo avesse accontentato, quello ne avrebbe approfittato per portare a termine il suo crudele compito.

«E se io non lo facessi?» esclamò il fanciullo provando ad allentare la tensione. Cercò di trovare un lato divertente in quella situazione assurda: vedere il tozzo e muscoloso generale svolazzare come un uccello troppo cresciuto normalmente sarebbe stato esilarante. Tuttavia in quel momento Erik non sentiva proprio il desiderio di ridere. Bramava piuttosto gridare, sganciarsi da quelle catene di dubbio e fuggire, fuggire lontano, verso un orizzonte che ancora non conosceva, un orizzonte di verità.

«Se non lo fai, ti trapasso con la mia lancia quella stupida testolina che ti ritrovi!» esclamò in risposta Riwal.

Quando il giovane vide la mano paonazza dell'uomo stringersi attorno al lungo e affusolato manico della stessa lancia con cui aveva tentato di uccidere i suoi due amici, ebbe un moto di spavento. Indietreggiò fino a sfiorare con la caviglia la pelle ruvida e ancora tiepida di Golmer. Pensò di afferrare il pugnale che aveva conficcato nel petto del precettore, ma non lo fece: infierire ancora su quel corpo straziato gli faceva ribrezzo. Per quanto avesse odiato il suo istitutore, il vederlo così, livido e immobile, gli provocava fitte di pena e di rimpianto. Il pensiero che fosse stato proprio lui a ucciderlo lo devastava, tanto che poteva sentire tremare il suo spirito vitale.

Osservò per un momento Riwal mentre alzava l'asta, pronta a lanciarla nella sua direzione. Poi, all'improvviso, perse di nuovo il controllo del suo corpo. Percepì una fitta alla testa mentre una forza invisibile la attraversava. Improvvisamente, Riwal si immobilizzò, con ancora l'arma dalla punta affilata stretta nel pugno.

«C-cosa?» mormorò Erik, riprendendosi da quel momento di tranche. Vedendo il corpo immobile del soldato, sempre sospeso in aria, si abbandonò al terrore.

L'erede di Frost SoulDove le storie prendono vita. Scoprilo ora