Il bambino incedeva incerto, impaurito, scortato da un gruppo serrato di persone, che racchiudeva il suo piccolo corpo da ogni parte, come un gregge di pecore che stringe nel centro gli agnelli. Le sue gambe erano macigni difficili da trascinare, la schiena, come quella di un penitente, era piegata in avanti sotto il peso del suo timore, gli occhi erano globi vitrei privi di luce. Con sguardo vuoto scorreva i volti sereni dei suoi compagni, come un soldato sul punto di partire per una guerra dalla quale, probabilmente, non avrebbe più fatto ritorno.
Un sentiero estraneo, sinuoso come un serpente del colore della terra, scorreva infinito davanti a lui, scivolandogli sotto i piedi e sparendo dietro la sua visuale.
Già da parecchio il gruppo aveva abbandonato le confortevoli mura, inoltrandosi tra gli alberi che popolavano la striminzita foresta situata al largo del versante occidentale del villaggio. I fusti delle piante erano scavati dal tempo, solcati dalle cicatrici di una vita lunga e dolorosa, segnata da un gelo impenetrabile, che, come una terribile malattia, mieteva molte vittime. L'ombra penetrava quelle scanalature, tingendo la corteccia di nero. I rami erano lunghi e aggrovigliati, spogli delle loro foglie, e perforavano la nebbia, allungandosi quasi a sfiorare le spalle degli uomini in cammino. I loro respiri glaciali si manifestavano in sinistri scricchiolii, che si opponevano al silenzio dilagante. I richiami spettrali delle creature del bosco, ogni tanto, fendevano l'aria come frecce avvelenate, raggiungendo le anime di chi li ascoltava e trafiggendole, provocando in esse brividi di freddo e terrore.
Erik fissava rapito la terra scorrere sotto i suoi piedi, ascoltando lo scalpiccio ripetitivo dei passi e il battere frenetico del cuore. Un debole sussurro di vento gli penetrò le orecchie. Sbuffò e una nuvola di umido vapore si formò davanti alle sue labbra, incurvate in un'espressione mesta, rassegnata. La testa gli doleva in modo innaturale, come se mille acuminati aghi di cristallo gli stessero trapassando il cervello. Se fosse stato nella sua camera, avrebbe affondato il capo nel guanciale, attendendo la fine di quella tortura. In quel momento, invece, si ritrovava costretto a mascherare la sua sofferenza, proseguendo imperterrito a camminare e non permettendo ai gemiti di lasciargli la gola.
Sollevò brevemente il viso nella direzione dei famigliari, che avanzavano con tranquillità. Suo padre lo precedeva di pochi passi, mettendo in mostra il suo portamento fiero e gli ondulati capelli di un biondo tendente al bruno. La madre lo seguiva, tenendo per mano la piccola Clio, che spesso si lamentava per l'eccessiva lunghezza del cammino. Adrén, invece, incedeva alle sue spalle, fissandolo intensamente con i suoi penetranti occhi neri. Quello sguardo parlava, lo supportava, gli diceva che sarebbe andato tutto bene, ma Erik vi colse anche qualcosa che non riusciva a decifrare, qualcosa che il proprietario di quelle iridi cercava di nascondere con tutto se stesso, qualcosa che lo costrinse a voltarsi con un tremito.
L'entrata di una buia caverna era sempre più vicina, e presto le sue invalicabili tenebre li avrebbero inghiottiti. La vasta frattura nella roccia bigia era incorniciata superiormente da appuntite stalattiti, simili ai denti di un mostro enorme, mentre ai fianchi spiccavano antichissime incisioni rupestri. Erik riconobbe i simboli sacri del passato, del presente e del futuro, collegati tra loro da una scia più profonda, intarsiata di gemme che la accendevano di una luce sovrannaturale: il Fato.
All'improvviso, a un cenno del re l'intero gruppo arrestò la sua avanzata. Il fanciullo vide il padre venire verso di lui, con occhi carichi di orgoglio. Si costrinse a guardarlo, ma la vista gli tremava.
«Da questo momento in avanti dovrai proseguire da solo» mormorò il sovrano, appoggiando una mano sulla spalla del figlio e stringendola con dolcezza. «Ricorda: prosegui sempre dritto e non prestare attenzione ai sussurri delle ombre.»
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L'erede di Frost Soul
Fantasy"La tua discendenza sarà condannata. I tuoi occhi saranno la tua rovina, e con essi collasserai. Coloro che hanno il ghiaccio nell'anima saranno odiati, temuti, sterminati. Non uno sarà accolto, non uno incontrerà la pace, non uno si salverà dalla n...