Erik non alzò lo sguardo da terra per tutto il cammino. La via era costellata di dubbi, disposti a ciocche tra le radici voluminose, sgorganti dalle fronde come foglioline, brucianti nelle retine dove ormai era inciso il profilo di quel magico fiore, e le parole della sua promessa. Senza riflettere portò la mano a dove si trovava la rosa bianca, il dono della lince, come per verificare che fosse ancora lì. Ne percepì lo sfrigolio contro le dita e si rasserenò. Veluna parve non accorgersi del suo gesto, impegnata a proseguire lungo il sentiero. Si orientava in modo magistrale, non diede mai segno di dubitare delle proprie capacità, studiando con cura ogni curva, ogni salita e discesa.
Il sole aveva percorso il suo arco nel cielo e ora, stanco per la corsa, arrancava verso il suo comodo letto di nubi, che lo attendeva al di sotto dell'orizzonte. Erik, invece, non aveva un letto ad aspettarlo, non aveva solide certezze su cui posare il capo. Avrebbe trovato solo rocce coperte di muschio, foglie secche, aghi di larice, sconosciuti di cui era costretto a fidarsi. Uno di questi gli stava correndo incontro, con il suo sorriso smagliante e i capelli arruffati. Era Hector, accompagnato dalla sua incontenibile energia vitale, che gli illuminava ogni tratto del corpo. A guardarlo, non pareva proprio un estraneo: era come uno dei suoi amici, gli sembrava di conoscerlo da sempre.
«Ehilà! Ben tornato, Erik!» lo accolse, dandogli un'amichevole pacca sulla spalla, tanto poderosa che lo fece chinare in avanti. Erik rise e fece lo stesso, ma Hector non vacillò, fisso sui muscoli d'acciaio delle sue gambe allenate.
«Non è giusto! Com'è che sei così robusto?» si lamentò il principe, replicando il gesto e ottenendo lo stesso, fallimentare, risultato.
«Oh, non sono così robusto. Sei tu che sei un po' flaccido, signorino...» lo derise il selvaggio, afferrandogli il braccio e facendolo ondeggiare. «Guarda! Floscio come una fronda di salice, eh, eh!»
«Ehi!» ribatté Erik, piccato, ritirando l'arto e nascondendolo dietro la schiena. «Sarò anche stato cacciato, ma resto pur sempre il principe delle Montagne di Ghiaccio!»
«Oh, sei un principe! Ecco da dove viene quel caratterino!»
«Non mancare così di rispetto al tuo liberatore!» Nel pronunciare quelle parole, Erik percepì un brivido interiore, che represse in una risata, a cui si unì Hector.
«Scusi tanto, "mio liberatore", non volevo offenderla. Resta il fatto che un po' di allenamento farebbe bene a sua altezza!» lo provocò ancora il più grande, avvicinandosi al fusto di un albero e scalandolo in due balzi, con l'agilità di un gatto. Sedutosi su un ramo, lo fissava con un ghignetto irrisorio. «Dai, prova a farlo anche tu!»
«Non ci stiamo in due su quell'albero! E poi sono stanco...» si lagnò Erik, lasciandosi ricadere sulle ginocchia, per poi sdraiarsi. Da quella posizione, inquadrava perfettamente i piedi penzoloni di Hector, che oscillavano sopra il suo viso.
«Forza, amico, coraggio! I muscoli vanno scolpiti, levigati, temprati!» lo incoraggiò Hector, sporgendosi verso di lui e spostando il peso in avanti, in precario equilibrio sul ramo che scricchiolava.
«Ma quante belle parole! Quanta cultura!» Erik si godette l'irritazione sul volto dell'amico, che strinse le gambe attorno al legno e si sbilanciò, rimanendo appeso a testa in giù, con i capelli che ricadevano in avanti e arrivavano quasi a sfiorare il fanciullo coricato in terra. Il più giovane ridacchiò, notando la somiglianza del compagno con un pipistrello.
«Ehi, cosa sono questi pregiudizi? Solo perché sono un selvaggio dovrei essere un ignorante? Io sono molto acculturato, sai?» Hector gli puntò contro il dito, aggrottando la fronte. «Rhyeno mi ha insegnato moltissime parole del mondo da cui vieni tu. Ne conosce tante, forse più di te! Gliele ha insegnate il suo migliore amico, che no, non era un Keshwn! Riesci a indovinare chi era? Ti do un indizio: era un giovane di cui sicuramente hai già sentito parlare. Dai, tenta, è facile! Erik? Mi stai ascoltando?»
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L'erede di Frost Soul
Fantasy"La tua discendenza sarà condannata. I tuoi occhi saranno la tua rovina, e con essi collasserai. Coloro che hanno il ghiaccio nell'anima saranno odiati, temuti, sterminati. Non uno sarà accolto, non uno incontrerà la pace, non uno si salverà dalla n...