CAPITOLO 29

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Helgrind

Si svegliò con un dolore lancinante alla testa. Non ricordava nulla di quello che era successo la sera prima. Si guardò intorno e scoprì di essere in una delle camere della locanda in cui era entrata, ma non sapeva come ci fosse arrivata. Arya si alzò dal materasso morbido su cui aveva dormito fino ad allora, ma dovette appoggiarsi al muro per non cadere: gli effetti della sbornia. Aveva bevuto troppo la sera prima e ora ne sentiva i postumi. La testa le doleva e le girava così tanto che dovette rimettersi a sedere sul letto.

Riprovò ad alzarsi e avanzò lentamente verso l'armadio. Lo aprì e osservò il proprio riflesso nello specchio che c'era al suo interno. Gli occhi erano cerchiati da occhiaie nere a sottolineare le poche ore di sonno degli ultimi giorni e il suo pallore risaltava incorniciato dai capelli neri. Ripensando alla morte di Eragon la sera prima aveva pianto senza nemmeno accorgersene, ma ora vedeva i segni delle lacrime che le solcavano le guance; non era da lei, ma lui le aveva promesso di avere un piano, l'aveva illusa di poter salvare entrambi, ma non le aveva detto che sarebbe morto. Anche se Eragon non aveva specificato cosa sarebbe successo durante la battaglia lei aveva capito e aveva creduto in lui e nel suo piano.
Inoltre aveva dovuto separarsi da Firnen, perciò senza il suo sostegno era crollata.
Eragon.
Inizialmente non aveva ceduto alla disperazione. Ricordò di come avesse visto il corpo dell'amico diventare nero e paralizzarsi con lo scorrere dei minuti mentre lei combatteva per proteggerlo dagli antawryst che erano accorsi per avere il suo cadavere. Aveva provato in tutti i modi ad annullare l'incantesimo della spada nemica, anche con il vero nome dell'Antica Lingua, ma non aveva funzionato. Ricordò come Fìrnen l'avesse tratta in salvo prima che l'orda di antawryst la travolgesse e ricordò i soldati nemici sul corpo del giovane Cavaliere che si era fatto uccidere per lei, tra di loro ne ricordava perfettamente uno, con un mantello azzurro e un cappuccio che gli ricopriva il volto. Solo allora si ricordò di averlo visto anche la sera prima.

Si lavó il viso e si sistemò alla meglio, pronunciò una parola nell'Antica lingua e pian piano il dolore alla testa diminuì e riuscì a rimettere a fuoco i ricordi di quel che era accaduto.

Uscì dalla camera. Fuori non c'era nessuno.

Scese le scale e arrivò al piano terra.

Deserto.

Solo il proprietario stava dietro al bancone e la guardava con timore e odio. Che cos'aveva fatto di male per meritarsi una simile occhiata? Osservò le pareti gialle intorno a lei e notò una chiazza rossa su una di esse. Possibile che avesse ucciso qualcuno? Poi i ricordi cominciarono a tornarle e lei si immerse in essi.

Il giovane con il mantello azzurro era entrato quando lei era alle prese con tre uomini mentre cercava di dissuaderli dal provarci con lei. Aveva giá bevuto numerosi bicchieri per dimenticare gli ultimi avvenimenti dei giorni precedenti. Oltre al fatto di aver perso un amico, ora da quando si era sparsa la voce, tra il popolo regnava lo sconforto e nessuno si fidava più dei Cavalieri che nella prima battaglia avevano perso il loro capo, il più potente...

Il Cavaliere Azzurro, come aveva sentito chiamarlo dagli altri presenti, incrociò il suo sguardo e per un attimo parve esitare, poi avanzò. Arya lo vide andare al bancone e poi sedersi ad un tavolo in disparte. Aveva le spalle contro il muro, il cappuccio ben tirato sul viso in modo da nasconderlo e guardava dritto davanti a sè. L'elfa spostò lo sguardo in giro per la stanza e si accorse che molti altri, come lei, lo stavano fissando, ma nessuno aveva il coraggio di fare nulla. La sua attenzione fu attirata nuovamente dal giovane al suo fianco che le offriva un bicchiere. Bevve senza nemmeno guardare cosa conteneva e tornò a fissare l'incappucciato. I suoi occhi si accesero d'odio. Avrebbe volentieri sfoderato Tamerlein in quel momento se non si fosse sentita così stordita, ma decise di aspettare.

Eragon's serie: WirdrekaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora