CAPITOLO 18

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Imboscata

Johrn non capiva ancora cos'era successo di preciso e chi o che cosa l'aveva salvato. Era nella foresta che circondava la Capitale e si stava dirigendo verso nord-ovest quando il suo cavallo aveva iniziato a scalpitare. Era un cavallo da guerra e niente lo spaventava. Cosa aveva allora? Perchè si fermava ad ogni fruscio come se avesse paura di cadere in una trappola. La spia sguainò la spada, decidendo che sarebbe stato più prudente tenere nascosto il pugnale e usarlo solamente se avesse perso la spada, come gli aveva suggerito Arya. Fece rallentare il trotto del cavallo fino a raggiungere un passo così lento che sembrava quasi fermo. L'animale annusò l'aria e si guardò attorno agitato. Johrn sollevò la spada, i muscoli tesi, pronti a scattare.

Niente.

Non accadde nulla.

Il cavallo ripartì di passo lento. Fu allora che lo sentì. Lo schiocco secco di un ramo che si spezzava. Piantò i talloni nei fianchi della sua cavalcatura che partì al galoppo saltando un tronco caduto che aveva davanti. L'aria si riempì dei fruscii delle frecce che sfioravano Johrn e il suo animale senza colpirli. Per fortuna Eragon aveva creato per entrambi protezioni magiche, ma non sarebbero durate in eterno. Dagli alberi davanti a lui sbucarono degli uomini armati. Lo attaccarono cercando di fermarlo, ma lui li abbattè con la spada senza difficoltá e il cavallo proseguì la sua corsa. Se l'era cavata bene pensò. In fondo l'addestramento di due cavalieri non era stato inutile.

"Ce l'ha fatta da solo, non ha avuto bisogno di aiuto"
"Bene, non pensavo che ce l'avrebbe mai fatta"
"Quei briganti non erano certo un avversario ben addestrato"
"Come? Briganti?"
"Si" confermò Blodgarm "perchè?"
"Conosco il vero nome di Alagaësia" rispose il ragazzo incappucciato "ho controllato e avevo notato che una pattuglia di cinquanta uomini si sta dirigendo verso di lui, per questo ti ho chiesto di aiutarlo; non avevo notato i briganti. Lo scambieranno per un seguace degli antawryst e lo uccideranno"
"Non lo sapevo. Vado a rimediare il danno"

Fece per andarsene, ma l'altro lo fermò.

"Ci penso io. Per cinquanta uomini in più o in meno la Regina no se ne accorgerá"

Detto questo pronunciò l'incantesimo e si ritrovò su un albero dalle foglie ingiallite. Da una parte vedeva procedere in lontananza, al trotto, Johrn, dall'altra vedeva marciare le truppe imperiali.

"Vediamo come se la cava" pensò tra sè.

Il cavallo procedeva spedito, ma non appena vide i soldati in lontananza si impennò e si fermò. La pattuglia sentì il rumore degli zoccoli e in poco tempo, nonostante avesse tentato di fuggire, la spia si ritrovò accerchiata dai soldati imperiali.

"Chi sei e da dove vieni?"
"Sono un messaggero dei soldati che vengono dal nord. Sono appena stato a Ilirea a consegnare un messaggio per la Regina e lei mi ha rimandato verso i miei compagni"

Il capopattuglia lo guardò per qualche istante negli occhi, senza proferire parola, poi ordinò:
"È un traditore! Uccidetelo"

Il ragazzo sopra all'albero scosse la testa. Possibile che anche nell'esercito di Nasuada esistessero persone come quella? Neanche Galbatorix avrebbe mai ucciso un messaggere nemico venuto a portare un messaggio.

I soldati si guardarono tra loro, stupiti dall'ordine del comandante, poi sguainarono la spada e avanzarono. Johrn scese da cavallo per non ferire l'animale nel combattimento. Sperava che almeno quello si sarebbe salvato perchè lui non aveva possibilitá contro cinquanta uomini. I primi due si avvicinarono minacciosi, ma parò facilmente i loro attacchi come gli avevano insegnato Eragon e Arya e li trafisse. Altri due si fecero avanti. Altri due finirono a terra in pochi secondi. I primi erano stati facili da uccidere, ma gli altri non arrivavano più due alla volta ed era difficilissimo schivare tutti i loro colpi e ferirli a sua volta. La spada divenne sempre più pesante, scivolava tra i guanti bagnati dal sudore. Ad un certo punto, mentre combatteva contro cinque avversari contemporaneamente, il capopattuglia lo sorprese alle spalle e lo trafisse ad una gamba con la sua spada. Johrn cadde in ginocchio dal dolore e cedette con la mente alla pressione dei due stregoni della pattuglia. Fu allora che accadde. Prima che essi potessero entrargli definitivamente nella mente e ucciderlo o che ci pensasse un altro soldato con la spada. Un'ombra azzurra si lasciò cadere dall'albero e atterrò sulle spalle del comandante. Gli torse la testa finchè quella non si staccò dal resto del corpo. Poi i solati gli furono addosso. Egli li uccideva senza problemi, a mani nude. Tirando pugni, calci e spezzando le lame delle spade, solamente con la forza delle mani e delle braccia. Si avvicinò a lui. Johrn tentò di farsi indietro, ma il ragazzo dal mantello azzurro si avvicinò tanto da poter sentire il suo respiro caldo sulla faccia.

"Devi stare più attento alle pattuglie che vagano nella foresta, potresti incontrarne altre" gli sussurrò. Poi frugò nella tunica della spia ferita fino a trovare il pugnale azzurro di Brom. Quello che vide in seguito fu solamente una macchia confusa e sfuocata. Una sagoma azzurra che sfracciava tra i soldati, uccidendoli con una facilitá incredibile. Non doveva neanche parare i colpi di spada che gli arrivavano contro. Li evitava come se fossero stati a rallentatore, i nemici non avevano neanche il tempo di alzare la spada che già giacevano a terra senza testa, o con una ferita che gli trafiggeva il cuore. Johrn vide che un soldato era riuscito a nascondersi tra gli alberi e a fuggire, ma non riuscì ad impedirglielò per il dolore che la ferita gli procurava. Stava diventando di un preoccupante colorito verde. Quel bastardo del capopattuglia aveva una lama avvelenata. Quello era un veleno molto difficile da curare, anche con la magia, per quanto ne sapeva lui. Il ragazzo con il mantello azzurrò abbattè tutti gli uomini rimasti, dal primo all'ultimo, a parte quello che era riuscito a sfuggire dalla sua furia nascondendosi tra la foresta. Johrn iniziò a non sentire più i rumori, poi gli odori, e infine non riuscì più a muoversi. Il veleno era entrato in circolo e ora stava facendo effetto sul suo corpo. Entro pochi minuti sarebbe morto, lo sapeva, e l'antidoto che aveva con sè non gli sarebbe servito perchè non riusciva più a muoversi. Iniziò a sperare che l'incappucciato sapesse dove teneva gli antidoti, come sapeva dove fino a pochi minuti prima aveva tenuto il pugnale. Il ragazzo pulì la lama azzurra con la magia e la conficcò nel terreno al suo fianco.

"Buona fortuna" gli disse. Pronunciò poche parole nell'Antica Lingua e fu avvolto da una strana luce azzurra. Mentre scompariva Johrn potè vedere sulle sue labbra, come a rallentatore, le parole che pronunciò:

"Waìse heill"

Poi sparì.

                                     * * *

Eragon's serie: WirdrekaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora