Koudralgh
"Saphira". Un ruggito in lontananza rispose all'urlo di Eragon.
"Cosa succede? Sei in pericolo piccolo mio?" domandó la dragonessa preoccupata, mentre arrivava planando sulla sporgenza rocciosa che dominava il palazzo. Le sue scaglie azzurre luccicarono come un mare di gemme nella luce rossastra del tramonto.
"Sono arrivati" le disse Eragon tramite il loro legame mentale, indicando due puntini nel cielo in lontananza. Quando le sagome si avvicinarono drago e cavaliere videro che erano due draghi, uno grande, verde smeraldo, cavalcato da un cavaliere che Eragon conosceva bene, l'altro molto piú piccolo, di una sfumatura blu scura, molto diversa peró dalle squame di Saphira che erano piú azzurre, mentre quelle del nuovo drago, nella luce del tramonto erano quasi viola.
Quando atterrarono sulla roccia Eragon corse incontro ad Arya e l'aiutó a scendere. Lei aveva le lacrime agli occhi per la commozione, era da piú di cinque anni che non si vedevano! I due si abbracciarono, troppo contenti per riuscire a dire anche una sola parola, poi aiutarono il nuovo cavaliere a scendere dal suo drago e Eragon li invitó dentro. Il palazzo che aveva costruito era enorme, con stanze cosí grandi che potevano starci comodamente una decina di draghi adulti contemporaneamente e i corridoi erano abbastanza larghi per far passare due draghi insieme. Il nuovo cavaliere era un kull, un urgali molto grande, alto piú di due metri, ma era ancora giovane. Si presentó, si chiamava Koudralgh ed era il figlio di Garzhvog, il capo degli urgali, un amico di Eragon che lo aveva aiutato durante la riconquista dell'Impero. Entrarono nella stanza principale, un'enorme sala circolare con al centro una tavola rotonda con quindici sedie disposte intorno. Come spiegó il cavaliere di Saphira ad Arya, il palazzo l'aveva progettato lui ispirandosi all'architettura di Doru Areaba, la vecchia capitale dei cavalieri. L'idea della tavola rotonda invece gli era venuta sfogliando il Domia Abr Wyrda, il libro che conteneva tutta la storia di Alagaësia, dove aveva letto di una leggenda che parlava di dodici cavalieri che erano riusciti a ristabilire l'ordine nell'impero nonostante i numerosi attacchi degli invasori del nord, chiamati Antawryst. Erano simili agli umani, ma avevano gambe e braccia piú lunghe, con un busto completamente sproporzionato al resto del corpo. Gli Antawryst erano creature del freddo nord, abitavano tra le montagne dei Wrestit, come le chiamavano gli elfi, ma ormai nessuno andava piú lá da anni perchè quei monti erano in realtá vulcani attivi, alti quasi come i monti Beor, la catena montuosa nel sud-est di Alagaësia ed erano sempre ricoperti da neve e ghiacciai.
Intorno alla tavola sedevano solo cinque cavalieri, intenti in una conversazione animata sulle rivolte all'interno dell'Impero. Arya si sedette sulla sedia degli ospiti mente Koudralgh si sedette su una sedia vuota. Su di essa apparve subito magicamente il suo nome. Alla sua vista tutti i cavalieri tacquero. "Finalmente" esordí uno, un nano che in confronto al kull sembrava ancora piú piccolo "era tanto che non arrivava piú nessuno. Io sono Ekdar e questi sono Keyrda, Lucas, Erytras e Gharn". Sentendo l'ultimo nome gli occhi di Koudralgh si illuminarono e subito salutó l'urgali dall'altra parte del tavolo.
"Vi conoscete?" domandó Eragon.
"Sì, appartenevamo alla stessa tribú prima di diventare cavalieri" rispose Gharn abbracciando l'amico. Tutti i cavalieri portavano una spada di colori diversi al fianco, tutte forgiate da Rhunon, l'elfa che da secoli produceva spade per i cavalieri. Ogni spada aveva il colore del drago del cavaliere, quella di Ekdar era color argento, quella dell'altra nana, Keyrda, era arancione, quasi dorata. L'unico umano del gruppo era Lucas, che possedeva la spada bianca di Vrael l'antico capo dei Cavalieri, morto per mano di Galbatorix. Anche lui come Lucas aveva un drago bianco. Erytras era un'elfa e possedeva una lunga spada verde acqua, bellissima, come la proprietaria. La spada di Gharn invece era nera, lucente e resistente come le squame del suo drago. Anche koudralgh possedeva una spada: non era tanto lunga ma molto larga rispetto al normale e un'impugnatura a due mani. la spada era riposta nel fodero blu scuro che pendeva sul fianco del Kull.
"Fategli conoscere Glaedr e gli altri" ordinó Eragon a Ekdar. Lui si avvió con Arya per i corridoi, fino ad arrivare ad un balcone sul lato ovest del castello. Mentre uscivano videro il sole che scompariva all'orizzonte, dietro le onde del mare.
Arya assunse un'espressione sorpresa.
"Che c'è? Pensavo avessi notato che mi ero trasferito vicino al mare" disse Eragon.
"No, ero troppo felice di vederti per notarlo".
Eragon sorrise. "Quanto tempo è passato?"
"Troppo"
"Mi sei mancata. Si, sono stato in buona compagnia, ma non è lo stesso senza te"
"Lo stesso vale per me; sai, perchè essere Cavaliere se non posso stare con i miei simili? Mi sento esclusa. É vero, gli altri mi vengono sempre a trovare, ma tu no." Eragon fece per protestare, ma l'elfa lo anticipó "lo so, colpa di quella profezia, vero?" Eragon annuí. Molti anni prima, quando era ancora giovane e Saphira era nata da pochi mesi, era andato con suo padre Brom (anche se allora non sapeva che era suo padre) a Teirm e Angela la maga gli aveva predetto il suo futuro. Tra le tante avventure che gli aveva descritto gli aveva detto che alla fine avrebbe lasciato Alagaësia per sempre e in ogni modo non sarebbe piú riuscito a tornare. Cosí lui se ne stava tutto il tempo chiuso nel suo palazzo e lasciava che fossero gli altri cavalieri a fare avanti e indietro tra l'Impero e la loro nuova dimora. "Dovresti provare" gli disse Arya "non puoi restare chiuso qua dentro a far niente per sempre. Le cose non vanno tanto bene da noi, ci sono molte rivolte e avremmo bisogno del tuo aiuto. E poi ci manchi Eragon, a tutti, Roran, Nasuada, Orik, perfino a Orrin. E a me" Concluse l'elfa stringendo una mano del cavaliere. Gli sorrise. "Pensare che non ti vedremo per mesi, per anni, o magari per sempre..."
Eragon l'abbracció. "L'importante é che ora tu sia qui. Poi potrai venire a trovarmi quando vorrai". Un grido proveniente dall'interno li interruppe. Arya si asciugó le lacrime ed estrasse la spada. Eragon la imitó sfoderando Brisingr, la sua spada azzurra, e corsero lungo i corridoi fino ad arrivare alla sala principale. Gharn giaceva a terra una freccia gli spuntava dalla schiena, la freccia aveva superato tutte le difese magiche senza problemi. Koudralgh stava combattendo contro un uomo alto e muscoloso con dei lunghi capelli neri che gli ricadevano sulle spalle. L'altro era un buon spadaccino e Koudralgh non era alla sua altezza, sarebbe morto subito. Ma prima che Eragon riuscisse solo a muoversi di un passo il kull rilasció un potente incantesimo silenzioso che scaraventó lo straniero via dallo spuntone di roccia ed egli voló direttamente in mare a tre miglia di distanza. Koudralgh sarebbe morto per lo sforzo se Eragon non lo avesse aiutato prestandogli un po' della sua energia. "Blödgarm presto" chiamó Eragon con la mente. L'elfo arrivó in fretta e lo aiutó a guarire i due urgali.
"Chi era quello?" chiese Eragon.
"Non lo so" rispose Blödgarm "ma ci sono anche altri problemi" . Il cavaliere lo guardó incuriosito. "Nasuada" chiarí l'elfo "ha bisogno urgente, ti aspetta allo Specchio".
STAI LEGGENDO
Eragon's serie: Wirdreka
FanfictionDopo aver sconfitto Galbatorix e aver conquistato Uru'baen, Eragon è andato a est di Alagaësia e si é costruito un palazzo dove addestrare i nuovi cavalieri. Ma una nuova minaccia incombe da nord di Alagaësia e tutti, urgali, elfi, umani e nani sono...