CAPITOLO 20

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Campo antawryst

"Finalmente sei tornato, credevamo che ti fossi perso, che Nasuada fosse riuscita a convincerti a passare dall'altra parte" disse l'antawryst osservando la faccia di Johrn. La spia sbiancò per la paura e iniziò a giocherellare con l'anello che portava sulla mano destra per il nervosismo. Era stato scoperto? No, come potevano aver fatto?

"Ma naturalmente questo è impossibile perchè noi ti teniamo sotto controllo e tu non puoi disobbedire ai nostri ordini" concluse con una risata maligna "vero, Erit?" chiese ad un servitore lì vicino.

"Ucciditi"

"NOOO!"

L'uomo tentò invano di fermare la propria mano, ma quella obbediva solamente all'ordine dell'antawryst. Il servo cercò di concentrarsi mentalmente per impedire all'incantesimo di dominarlo, ma l'eldunarì dentro al suo corpo combatteva contro di lui e in poco tempo il servo aveva preso una spada appesa al muro lì vicino e si era trafitto il cuore. L'antawryst esplose in una risata ancora maggiore, dopo quel "suicidio". Appena il corpo cadde a terra privo di vita l'eldunarì uscì dalla carne dell'uomo, perfettamente pulito, e rotolò fino ai piedi del suo comandante che, seduto sul trono, si stava ancora godendo la scena.

"Pulisci" ordinò a Johrn. Pur di malavoglia la spia si costrinse ad obbedire, come avrebbe dovuto fare se fosse stato ancora sotto l'incantesimo del suo nemico.

Poche ore dopo Johrn era giá stanco di stare in quel posto di orrori. Si era ormai abituato alle comoditá di Ilirea, dove era anche considerato la spia più importante del momento. Naturalmente nessuno lo sapeva a parte chi aveva partecipato al consiglio di guerra sul torrione del Palazzo Imperiale, ma Nasuada, Eragon e Arya lo facevano servire come un re, dicendo ai servi che finchè egli fosse stato loro ospite avrebbe dovuto vivere con i loro stessi agi.

Lì invece era soltanto uno dei tanti burattini comandati dagli antawryst.

Si disse che non sarebbe dovuto stare lì tanto tempo perchè il prima possibile sarebbe tornato ad Ilirea con le informazioni che avrebbero dovuto far vincere la guerra all'Impero. Nel frattempo però doveva riuscire ad entrare in posizioni più favorevoli, tra gli ufficiali possibilmente.

Si stava dirigendo verso la propria tenda, quando vide i primi due. Erano antawryst cho portavano un mantello rosso, i comandanti dell'esercito. In quell'esercito c'erano cinque diversi gradi: il generale, che portava sempre un mantello dorato, gli ufficiali, che portavano un mantello rosso, gli antawryst con i ferblaka, con un mantello nero e il bordo rosso, e quelli a piedi, con il mantello interamente nero. Poi venivano tutti gli umani, senza mantello, i meno importanti.

Oltrepassò la centoventunesima fila di tende. Lui condivideva con altri tre compagni di sventura la numero diciassette, nella fila numero centotrenta. Tutte le file e le tende erano numerate, così come gli umani, così da poterli riconoscere più facilmente. Gli antawryst non vivevano lì, ma in un accampamento più a nord, sulla Grande Dorsale, per questo fu stupito quando, dopo aver svoltato verso la sua fila di tende, vide altri due Mantelli Rossi venirgli incontro. Si ricordò anche che il generale di solito non era in quell'accampamento. Impossibile che fossero lì tutti per aspettare lui, solamente un messaggero, doveva essere qualcos'altro. Ma certo! Come aveva potuto non pensarci prima! Era appena tornato a riferire che Nasuada si era rifiutata di arrendersi, probabilmente ci sarebbe stato un nuovo consiglio di guerra. Fece finta di inciampare e si nascose dietro a due tende vicine. Gli antawryst scoppiarono a ridere vedendolo volare a terra, ma poi lo ignorarono. La spia riuscì così a portarsi alle loro spalle e a seguirli, subito dopo essersi imposto un incantesimo che lo rendeva invisibile. Scoprì di aver ragione e anche il luogo e l'orario di quell'incontro, che si sarebbe dovuto svolgere mentre tutti gli umani dormivano.

Eragon's serie: WirdrekaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora