CAPITOLO 24

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Gil'ead

La valle e il fiume sfrecciavano veloci sotto di loro. Eragon, in sella a Saphira, conduceva il gruppo. Dietro di lui, sulla destra, li seguivano Arya e Firnen, nella posizione di secondi al comando. Ekdar e Gaerd stavano invece alla sua destra. Infine venivano gli altri, i due Cavalieri urgali ai lati, Lucas e Keyrda al centro ed Erytras per ultima, a proteggere le spalle ai compagni. Saphira e Fírnen istruivano gli altri draghi su alcune manovre di volo da eseguire mentre erano in formazione, mentre Eragon e Arya davano le ultime informazioni sul piano per la battaglia di Valle Palancar. Il tutto attraverso le menti, perchè il rumore del vento che gli otto draghi creavano volando copriva qualsiasi suono. Si stavano lasciando alle spalle la Capitale dell'Impero e procedevano verso nord. Avrebbero seguito dall'alto il corso del fiume Ramr, fino ad arrivare a Gil'ead dove si sarebbero fermati fino a nuove informazioni: il resto dell'esercito non si spostava velocemente come loro.

Il viaggio fu lungo e monotono. Sotto di loro i Cavalieri non vedevano altro che il fiume e la foresta spoglia e, più a nord, imbiancata di neve, che era apparsa da quando Eragon aveva pronunciato l'incantesimo che aveva cambiato Alagaësia. Erano partiti la mattina presto, ma senza l'aiuto degli eldunarì i draghi erano andati a velocitá normale, così verso sera erano ancora in viaggio. D'altra parte, dovevano riservare l'energia degli eldunarì per la battaglia, inoltre ne avevano a disposizione meno rispetto a quando Eragon e Arya erano partiti dal palazzo ad oriente.

Il sole stava per scomparire oltre l'orizzonte quando Arya si staccò dal gruppo per andare in avanscoperta. Fírnen si spinse all'interno di una nuvola scura e ne emerse più avanti, completamente bagnato. Eragon li vide riapparire pochi minuti dopo; nonostante l'oscuritá fosse scesa ormai quasi del tutto i suoi occhi ci vedevano alla perfezione.
Si vede qualcosa? Domandò
In lontananza ci sono delle luci gli rispose il drago verde.
Spero che sia Gil'ead, non ne posso più di stare fermo qua sopra si lamentò il Cavaliere. Un brontolio di Saphira giunse in risposta.
Non è colpa tua. Solo non sono più abituato a viaggi così lunghi, dopo quello dal nostro palazzo fino ad Ilirea non abbiamo più viaggiato molto insieme, e sono passati quasi sei mesi. Le disse
Sará meglio se ci fai l'abitudine piccolo mio, ho come la sensazione che non sará l'ultimo viaggio lungo che ti toccherá fare.
Speriamo fu la risposta.

Anche se non ne era del tutto convinto: quello poteva essere un viaggio senza ritorno se il piano non avesse funzionato.

Proseguirono per un'altra ora almeno prima di arrivare a destinazione. L'oscuritá rendeva ancora più sinistra la cittá che un tempo era stata la base militare dell'esercito di Galbatorix. Ora buona parte delle truppe imperiali si trovava lì, ma la base militare rimaneva la Capitale. Un fulmine in lontananza illuminò la cittá e tuono scosse il cielo. Poi iniziò a piovere. Il temporale lavò via in poco tempo la neve rimasta dall'ultima nevicata sui tetti delle case e sulle mura. I Cavalieri si precipitarono in picchiata ed entrarono dentro un ampio edificio di pietra scura, il loro rifugio per le notti che avrebbero dovuto passare lì. Eragon notó che la cittá non era cambiata molto nel corso degli ultimi secoli: i vicoli strettissimi, le case e le mura scure, gli edifici lugubri e sinistri. Più che una cittá sembrava un castello infestato; ma forse a fargli questa impressione erano anche il temporale e la notte, che rendevano tutto più impressionante. Inoltre si trovavano nella cittadella della cittá, all'esterno delle seconde mura che circondavano la rocca di Gil'ead forse era diverso. Si ricordava bene la mappa che Nasuada gli aveva illustrato: quattro porte per uscire dalle mura, una dalla cittadella; le strade disposte a raggera dal centro verso l'esterno e altre che formavano perfetti cerchi concentrici intorno alla rocca. Le case si trovavano solo al di fuori delle mura nere della cittadella. La Regina gli aveva spiegato che l'edificio dove si sarebbero fermati i Cavalieri erano in realtá le vecchie stalle della cavalleria imperiale. Erano peró state costruite delle nuove stalle fuori dalle mura nere, di recente, così quello era diventato un edificio abbandonato. Nasuada lo aveva fatto ristrutturare e ripulire per bene in modo che diventasse un posto dove i Cavalieri potessero fermarsi in caso di bisogno.

Eragon's serie: WirdrekaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora