Capitolo 33

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È il 22 luglio , e il cuore mi batte forte mentre mi preparo per incontrare Alberto. È passato tanto tempo dall'ultima volta che ci siamo visti, e ogni emozione sembra amplificata: ansia, speranza, paura. Mentre sistemo una ciocca ribelle dei capelli davanti allo specchio, cerco di calmare l'agitazione che mi stringe il petto.

Il campanello suona, interrompendo i miei pensieri. Le mani mi tremano mentre apro la porta.

"Ciao, Alberto," sussurro, con un nodo alla gola.

"Ciao, Melina," risponde, con quella voce calda che mi trasmette subito una sensazione di familiarità.

"Grazie per essere venuto."

Lui accenna un sorriso e si avvicina. Lo invito a entrare ea sedersi sul divano, un luogo che conosce fin troppo bene. Questa casa è un luogo pieno di ricordi per entrambi: è qui che abbiamo trascorso il lockdown insieme. Anche se non l'ho usato molto dopo, ogni angolo sembra ancora portare tracce di quei momenti condivisi.

Parliamo a lungo, inizialmente di argomenti leggeri, come se entrambi cercassimo di evitare le domande più difficili. Pian piano, il gelo tra di noi si scioglie e le risate riempiono la stanza. Ma so che non posso rimandare per sempre. Prendo un respiro profondo e lo guardo negli occhi.

"Alberto," disse, con la voce tremante, "mi dispiace per tutto. Per la bambina, per il dolore che ti ho causato. Non smetterò mai di chiederti scusa."

Lui scuote la testa e mi guarda con dolcezza. "Melina, non devi scusarti per questo. Entrambi abbiamo sofferto, ma continuare a guardare indietro non ci aiuterà. Se vogliamo trovare un po' di pace, dobbiamo guardare avanti."

Le sue parole mi colpiscono come una rivelazione. Capisco che ha ragione: non possiamo cambiare ciò che è stato, ma possiamo decidere come affrontare il domani. La conversazione torna leggera, e quando ci salutiamo con un abbraccio sincero, sento il peso del passato alleggerirsi un po'.

Il giorno dopo, 23 luglio , è il compleanno di Alberto. Passo la giornata immersa nei miei pensieri, cercando di capire cosa significa davvero rivederlo. Non mi aspetto nulla di particolare, ma quella sera sento bussare alla porta.

Apro, e lì davanti a me c'è Alberto.

"Cosa ci fai qui?" gli chiedo, sorpresa. "Non dovresti essere con la tua famiglia o con i tuoi amici a festeggiare?"

Lui sorride, quel sorriso che mi ha sempre fatto battere il cuore. "Lasciare tutto per te è il miglior regalo che potessi farmi."

Rimango senza parole mentre lui entra in casa e mi prende delicatamente le mani.

"Melina, ho riflettuto tanto su di noi. So che non sarà facile, ma se siamo entrambi disposti a provarci... io voglio farlo. Voglio riprovarci con te."

Le lacrime iniziano a scendere silenziosamente. È ciò che speravo di sentire, anche se non pensavo potesse accadere così presto.

"Anche io, Alberto," rispondendo con un filo di voce. "Anche io voglio riprovarci."

Ci abbracciamo forte, come se volessimo cancellare tutto il dolore con quell'unico gesto. Rimaniamo così per lunghi minuti, avvolti in un silenzio che dice tutto.

Destini IncrociatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora