Capitolo 17

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Il sole è alto nel cielo, ma dentro di me c'è solo buio. Dopo un paio di giorni in cui ho avvertito forti dolori addominali e un lieve sanguinamento, decido di recarmi all'ospedale. Alberto, nonostante i litigi recenti, si preoccupa e mi accompagna. La sala d'attesa è un labirinto di emozioni, con il suo sguardo teso e preoccupato che si riflette nel mio. Mi sento frustrata e irritata, incapace di comunicare quanto mi sento vulnerabile.

Quando finalmente entra il dottor Lucas, il suo modo di presentarsi è professionale, ma la premura nel suo sguardo non sfugge alla mia attenzione. Mi fa accogliere nella stanza e mi chiede di stendermi sul lettino. Durante l'ecografia, il silenzio è pesante, e ogni secondo che passa aumenta la mia ansia. Il rumore del gel sulla mia pelle fredda è un ricordo insignificante rispetto alla tempesta di pensieri che mi assale.

Dopo qualche minuto, Lucas si volta verso di noi, e il suo viso serio mi mette immediatamente in allerta. "Melina, abbiamo bisogno di parlare della tua situazione," dice, il tono fermo e chiaro. "Hai mostrato segni di distacco della placenta, il che è piuttosto serio. Dobbiamo monitorare attentamente il tuo stato di salute."

Rimango in silenzio, cercando di assimilare le sue parole. La mia mente va in frantumi e il mio cuore inizia a battere più forte. "Cosa significa questo? Cosa devo fare? Chiedo, cercando di mantenere la calma, ma sentendo l'ansia crescere come un'onda inarrestabile.

Lucas si avvicina, il suo sguardo diretto e rassicurante. "Dovrai evitare ogni stress e riposare il più possibile. Ci sono dei rischi, come il rischio di un parto prematuro, e vogliamo assicurarci che tu e il bambino stiate bene. È fondamentale che tu non faccia sforzi e che segue le mie indicazioni."

Le sue parole mi colpiscono come un pugno nello stomaco. Il peso della situazione è insostenibile. "E se non seguo le indicazioni?" dominando la voce tremante, mentre i pensieri corrono nella mia mente, creando un turbine di scenari angoscianti.

"In questo caso, potrebbero esserci delle complicazioni. potresti affrontare un'emergenza che potrebbe mettere a rischio la vita tua e del tuo bambino," spiega Lucas, la serietà della situazione riflessa nel suo viso. Le sue parole si fissano nella mia mente come un marchio, impossibile da ignorare.

"Capisco," risponde, cercando di mantenere un'apparente calma, ma il terrore si fa strada nel mio petto. Alberto mi guarda, la preoccupazione nei suoi occhi è palpabile, e in quel momento mi rendo conto di quanto sia importante il suo supporto, anche se le nostre discussioni recenti mi hanno fatto sentire distante.

"Possiamo tornare a casa?" chiedo infine, con un filo di voce, mentre il dottore annuisce. "Dobbiamo solo assicurarci che tu stia attenta e che segua le mie indicazioni."

Uscendo dall'ospedale, l'aria è carica di tensione. Il silenzio tra me e Alberto è opprimente, un vuoto che sembra crescere tra di noi. Alberto cerca di parlarmi, ma io sono persa nei miei pensieri, il mio cuore si contorce tra la paura e la frustrazione. Non posso fare a meno di chiedermi se ci sarà un domani per noi, se tutto questo avrà un esito positivo. La paura di ciò che potrebbe accadere è schiacciante, e mi sento intrappolata in una realtà che non riesco a controllare.

Mentre ci dirigiamo verso casa, le immagini dell'ecografia e le parole del dottore scorrono nella mia mente come un film in bianco e nero. Il pensiero di un parto prematuro è una possibilità che non voglio considerare, eppure aleggia come un'ombra inquietante. Mi chiedo se Alberto capisca quanto sia difficile per me affrontare questa situazione. La mia testardaggine e il desiderio di indipendenza sembrano ora un peso insostenibile, ma non riesco a lasciar andare quel bisogno di controllare la mia vita.

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