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La luce del mattino penetra tra le tende, e il suono lontano della città mi riporta alla realtà. Mi alzo lentamente, il corpo ancora stanco. Mi preparo in silenzio, cercando di non pensare troppo a quello che potrebbe accadere oggi.

Tony è già in cucina quando arrivo. Sta mangiando una ciotola di cereali con una disinvoltura che mi irrita.

«Dormito bene?» mi chiede, con quel tono che usa sempre quando vuole stuzzicarmi.

«Normale,» rispondo, ignorando il suo sguardo curioso.

Tony sorride. «Bene. Allora spero che tu abbia energie per stasera. Andiamo da Yugi intorno alle otto.»

Mi irrigidisco. «Non ho detto che vengo.»

«No, ma nemmeno hai detto che non vieni,» replica, sollevando le sopracciglia. «E poi, non è niente di che. Solo una chiacchierata tra amici. Puoi andartene quando vuoi, se non ti piace.»

So che è inutile discutere. Con Tony, cedere è spesso più semplice che combattere. «Vedremo,» mormoro, prendendo una tazza di caffè e cercando di nascondere il nervosismo.

Tony non insiste, ma il suo sorriso soddisfatto mi dice che ha già vinto.

Le otto arrivano troppo in fretta. Mi preparo con calma, scegliendo un abbigliamento che non richiami troppa attenzione: jeans neri, una camicia bianca e una giacca leggera. Non voglio sembrare troppo curata, ma nemmeno completamente disinteressata.

Quando Tony mi chiama, scendo le scale con un nodo allo stomaco. Lui è già pronto, con il suo solito stile casual ma curato. «Andiamo,» dice, avviandosi verso la macchina senza aspettare una mia risposta.

Durante il tragitto, il mio nervosismo cresce. Tony chiacchiera tranquillamente di progetti musicali, collaborazioni e altre cose che non ascolto davvero. La mia mente è altrove, concentrata sull'idea di rivedere Francesco.

Arriviamo davanti a un edificio moderno, con grandi finestre illuminate e un'atmosfera che trasuda esclusività. Tony mi guida attraverso un ingresso laterale, salendo una scala stretta che porta direttamente allo studio di registrazione.

La porta è socchiusa, e le note di una traccia trap risuonano nel corridoio. Quando entriamo, la stanza è un misto di caos organizzato: computer, tastiere, strumenti e fogli sparsi ovunque. Alcune persone sono già lì: un tecnico del suono, due ragazzi che non riconosco e, seduto su un divano nell'angolo, Francesco.

Indossa una felpa oversize nera e pantaloni cargo, il suo stile inconfondibile. Ha le cuffie attorno al collo e sta guardando lo schermo del suo telefono con un'espressione impassibile. Quando alziamo un po' di rumore entrando, alza lo sguardo, ma non dice nulla.

«Fratello!» esclama Tony, allargando le braccia con il suo solito entusiasmo.

Francesco si alza lentamente, accennando un sorriso appena percettibile. Si scambiano un rapido abbraccio, poi il suo sguardo scivola su di me. È uno sguardo breve, ma abbastanza intenso da farmi sentire esposta.

«Lei è Vanessa,» dice Tony, con una naturalezza che mi mette a disagio. «La mia sorellina. Te l'avevo già detto, no?»

Francesco annuisce leggermente. «Ciao,» dice, con una voce bassa e calma.

«Ciao,» rispondo, cercando di mantenere il controllo.

Tony ci osserva per un momento, poi si volta verso il resto della stanza. «Ok, iniziamo? Voglio sentire quella nuova traccia di cui mi parlavi ieri.»

Mentre gli altri si spostano verso il mixer, io rimango in disparte, cercando di sembrare invisibile. Francesco si siede di nuovo sul divano, ma questa volta il suo sguardo sembra fermarsi su di me più a lungo. Non so se è curiosità o altro, ma sento il peso della sua attenzione.

Dopo un'ora di chiacchiere e musica, Tony è completamente immerso nella sessione, lasciandomi sola a osservare da lontano. A un certo punto, Francesco si alza e si dirige verso un piccolo frigorifero nell'angolo della stanza. Prende una bottiglia d'acqua, poi si gira verso di me.

«Vuoi qualcosa?» chiede, con un tono neutro.

Scuoto la testa. «No, grazie.»

Rimane in piedi per un momento, come se stesse valutando se aggiungere altro. Poi, con mia sorpresa, si avvicina e si siede su una sedia accanto a me.

«Non sembri molto a tuo agio qui,» dice, senza guardarmi direttamente.

La sua osservazione mi coglie di sorpresa. «Non è il mio ambiente,» ammetto, cercando di mantenere la voce ferma.

Francesco annuisce, come se si aspettasse quella risposta. «Nemmeno il mio, a dire il vero.»

Lo guardo, confusa. «Davvero? Sei una superstar della trap. Pensavo che questo fosse... il tuo mondo.»

Sorride appena, un sorriso che non arriva agli occhi. «È lavoro. Ma non è tutto.»

Non so come rispondere, e il silenzio che segue è quasi insopportabile. Alla fine, è lui a rompere il ghiaccio.

«Tony parla spesso di te,» dice, fissando un punto indefinito davanti a sé. «Dice che sei diversa.»

«Diversa?» chiedo, con una leggera nota di scetticismo.

«Più sveglia. Più... difficile da capire.» Si volta verso di me, e per la prima volta il suo sguardo sembra davvero interessato. «Ha ragione?»

Non so cosa rispondere. «Non lo so,» mormoro, sentendo il mio cuore accelerare.

«Perché hai deciso di venire stasera?» mi chiede, con quella sua voce bassa e calma.

«Tony mi ha trascinata,» rispondo

Francesco scuote la testa. «Non credo. Se non volevi venire, non saresti qui.»

Sorrido debolmente. «Forse ero curiosa.»

«Di cosa?»

Mi prendo un momento per rispondere. «Voglio capire perché sembri così distante, eppure così... presente.»

Lui non dice nulla per un attimo, poi si appoggia allo schienale del divano, guardandomi con un'espressione che non riesco a decifrare. «A volte è più facile essere distante. La presenza spaventa.»

Quelle parole mi colpiscono più di quanto avrei voluto.

Quando è il momento di andare, Francesco mi accompagna alla porta. Tony è già fuori, intento a parlare con qualcuno al telefono.

«Grazie per essere venuta,» dice Francesco, con un tono che sembra stranamente sincero.

«Non so nemmeno perché l'ho fatto,» ammetto, sorridendo leggermente.

Francesco mi guarda per un lungo momento, poi annuisce. «Forse lo scoprirai.»

E con quelle parole enigmatiche, mi lascia andare.

tra le note del cuore - kid yugi Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora