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Le settimane che precedettero la partenza per Parigi passarono in un vortice di preparativi. Tra fitting, interviste, e sessioni di prova, non ci fu molto tempo per fermarmi a riflettere. Eppure, ogni sera, prima di dormire, il pensiero di Francesco tornava prepotente. Gli ultimi giorni furono particolarmente difficili: c'era una distanza tra di noi che non riuscivo a colmare. I nostri messaggi erano meno frequenti, e le sue risposte, pur gentili, erano sempre più brevi.

La sera prima di partire, Tony organizzò una cena a casa nostra. Era un piccolo addio informale, solo con i più vicini: un modo per salutarmi prima di un'esperienza che prometteva di essere straordinaria. Francesco arrivò in ritardo, come al solito, ma quando entrò, la sua presenza riempì immediatamente la stanza.

Si avvicinò a me con un sorriso che sembrava più fragile del solito. «Ehi,» disse piano, come se non volesse attirare troppo l'attenzione.

«Ehi,» risposi, cercando di mantenere il tono leggero.

«Sei pronta per domani?»

Annuii, cercando di sembrare entusiasta. «Sì. È un'occasione incredibile.»

Lui annuì, ma c'era qualcosa nel suo sguardo che mi diceva che stava trattenendo qualcosa. Prima che potessi dire altro, Tony ci interruppe, invitandoci a sedere.

La serata passò piacevolmente, ma Francesco sembrava distratto. Parlava poco e si isolava nei momenti di pausa. Ogni tanto incrociavo il suo sguardo, ma lui distoglieva gli occhi prima che potessi dire qualcosa. Quando fu ora di andare, mi seguì verso la porta.

«Posso parlarti un secondo?» chiese, con una voce seria.

Annuii e lo seguii fuori. L'aria notturna era fresca, e il silenzio del quartiere sembrava amplificare la tensione tra di noi.

Francesco si passò una mano tra i capelli, come se stesse cercando le parole giuste. «Vanessa, so che questa è un'opportunità enorme per te, e voglio che tu sappia che sono davvero felice per te.»

«Ma?» chiesi, sentendo che c'era dell'altro.

Lui fece un respiro profondo. «Ma non posso negare che mi fa paura. Ho paura di perderti. Di diventare solo uno dei tanti che incontri per strada, uno di quelli che dimentichi quando raggiungi il successo.»

Quelle parole mi colpirono come un pugno. «Francesco, non sei uno qualunque. Non potresti esserlo, nemmeno se lo volessi.»

Lui scosse la testa, con un sorriso triste. «Dici così adesso, ma la vita cambia. E tu hai un mondo davanti a te, mentre io... io sono solo un ragazzo che scrive canzoni, che cerca di capire chi è. Non posso competere con tutto quello che ti aspetta.»

«Non si tratta di competere,» dissi, afferrandogli il braccio. «Non è una gara. E tu non sei 'solo' niente, Francesco. Sei importante per me.»

Francesco mi guardò negli occhi, e per un momento sembrò che volesse dire qualcosa di più. Ma alla fine si limitò a scuotere la testa e a sorridere amaramente. «Voglio che tu dia il meglio di te a Parigi. Voglio che torni qui con il mondo ai tuoi piedi, Vanessa. E se questo significa che devo rimanere indietro, lo accetterò.»

Sentii un nodo alla gola, ma non riuscivo a trovare le parole per rispondere. Francesco si chinò leggermente, posando una mano sul mio viso. «Prenditi cura di te,» mormorò, prima di allontanarsi.

Lo guardai andarsene, sentendo un vuoto crescere dentro di me. Avevo sempre saputo che partire significava lasciare qualcosa indietro, ma non avevo capito quanto sarebbe stato difficile.

Il viaggio a Parigi fu tutto ciò che avevo sperato. Lo shooting per *Vogue Italia* si svolse in una villa lussuosa appena fuori città, circondata da giardini che sembravano usciti da un quadro impressionista. Gli stylist, i fotografi, e gli altri modelli erano tutti professionisti di altissimo livello, e ogni momento sembrava un sogno.

Ma nonostante il successo, sentivo una mancanza costante. Ogni sera, tornando nella mia camera d'albergo, il silenzio mi ricordava quello che avevo lasciato a casa. Cercai di mandare un messaggio a Francesco più volte, ma ogni volta mi fermavo, temendo di essere un peso, temendo di non sapere cosa dire.

Una sera, mentre stavo riguardando alcune delle foto dello shooting, il mio telefono vibrò. Era un messaggio di Francesco.

*"Ciao. Come va a Parigi?"*

Mi si fermò il cuore per un momento, e poi digita rapidamente una risposta. *"Va bene. È tutto molto intenso, ma incredibile. Tu come stai?"*

La sua risposta arrivò dopo qualche minuto. *"Sto bene. Mi manchi, tutto qui."*

Quelle parole mi fecero venire le lacrime agli occhi. Rimasi a guardare lo schermo per un lungo momento, cercando di trovare una risposta. Alla fine, scrissi: *"Anche tu mi manchi. Più di quanto immaginassi."*

La sua risposta non arrivò subito, ma quando il telefono vibrò di nuovo, il messaggio era semplice ma pieno di significato.

*"Tornerai?"*

E in quel momento capii che Parigi poteva darmi tutto, ma non avrebbe mai riempito il vuoto che sentivo senza di lui.

tra le note del cuore - kid yugi Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora