16

65 7 0
                                    

La festa si è ormai conclusa, e il salone inizia a svuotarsi lentamente. Io rimango in piedi accanto a Pierre, ancora intrappolata in una conversazione con un fotografo di fama mondiale. Eppure, la mia mente è altrove. Francesco non si è più visto da quando ha lasciato il nostro confronto con quell'aria enigmatica e frustrante. Mi chiedo se se ne sia andato o se stia aspettando, da qualche parte, nascosto nelle ombre come sempre sembra fare.

Appena posso, mi scuso con Pierre e mi dirigo verso la terrazza esterna, dove l'aria fresca della sera mi dà un po' di sollievo. La città brilla sotto di me, ma il rumore della festa si dissolve appena apro la porta a vetri. È lì che lo vedo. Francesco è appoggiato alla ringhiera, la testa china, le mani strette attorno al metallo. La sua figura sembra più vulnerabile, meno sicura, e qualcosa nel suo atteggiamento mi fa esitare prima di avvicinarmi.

«Francesco?» chiamo piano, come se il tono della mia voce potesse spezzare quel fragile equilibrio.

Lui non si volta subito, ma so che mi ha sentito. Quando finalmente alza lo sguardo, i suoi occhi sono lucidi, segnati da un'emozione che non ho mai visto prima. La sua solita maschera di freddezza e controllo è scivolata via, lasciandolo scoperto.

«Vanessa,» mormora, il suo tono rauco, quasi spezzato. «Non volevo che mi vedessi così.»

Mi avvicino con cautela, sentendo il nodo che si stringe nel mio stomaco. «Francesco, cosa succede? Perché stai così?»

Lui scuote la testa, cercando di scacciare via le emozioni, ma non riesce. Si passa una mano tra i capelli, il viso segnato da un dolore che non mi aspettavo. «Mi fai impazzire,» confessa, la voce tremante. «E non so come gestirlo. Non so come gestire te.»

Le sue parole mi colpiscono con una forza inaspettata. Mi fermo a pochi passi da lui, sentendo un misto di confusione e tenerezza. «Non devi gestire niente,» dico piano, cercando di trovare le parole giuste. «Francesco, io... non so cosa vuoi da me. Ma non voglio che ti faccia stare così.»

Lui ride amaramente, asciugandosi gli occhi con il dorso della mano. «Non so nemmeno io cosa voglio, Vanessa. So solo che ogni volta che provo ad allontanarmi, ogni volta che decido di lasciarti perdere, fai qualcosa che mi riporta indietro. E non riesco a sopportare l'idea che qualcuno ti porti via. Non posso.»

La sincerità nella sua voce mi disarma. Lo vedo per quello che è in questo momento: non il Francesco enigmatico e distante che conoscevo, ma un uomo vulnerabile, spaventato dai suoi stessi sentimenti.

Mi avvicino ancora di più, fino a quando sono abbastanza vicina da toccarlo. «Francesco, non puoi continuare così. Non puoi continuare a lottare con te stesso in questo modo.»

Lui alza gli occhi su di me, e questa volta non ci sono barriere. Non c'è quel muro di indifferenza che di solito costruisce. «Non so come fare a lasciarti andare, Vanessa,» ammette, la voce quasi un sussurro. «Sei diversa da chiunque altro. E questo mi spaventa.»

Il suo dolore è tangibile, e sento il mio cuore stringersi. Vorrei dirgli qualcosa che lo possa calmare, rassicurare, ma non so nemmeno io cosa provo davvero per lui. So solo che vedere Francesco in questo stato mi tocca in un modo che non riesco a ignorare.

Gli metto una mano sul braccio, un gesto semplice, ma carico di significato. «Non devi avere tutte le risposte subito. Ma devi smettere di farti del male.»

Lui chiude gli occhi, lasciandosi andare per un momento a quel contatto. È come se stesse cercando di trovare la forza in qualcosa di semplice, qualcosa che gli manca. Quando li riapre, mi guarda con un'intensità che mi fa tremare.

«Vanessa, promettimi una cosa,» dice, il tono quasi supplicante. «Non lasciarmi fuori. Qualunque cosa accada, lasciami almeno provare a capirti.»

Non so cosa rispondere. Sento un groviglio di emozioni dentro di me, ma alla fine annuisco. «Non ti lascerò fuori. Ma devi fare lo stesso. Devi smetterla di nasconderti.»

Lui annuisce piano, come se accettasse quella condizione. Poi abbassa lo sguardo, asciugandosi di nuovo gli occhi. «Scusa per questa scenata. Non era il momento.»

Scuoto la testa. «Non devi scusarti. Tutti abbiamo i nostri momenti.»

Restiamo in silenzio per qualche minuto, guardando insieme la città. Non c'è bisogno di parole. E, per la prima volta, sento che Francesco mi sta mostrando chi è davvero. Non il rapper di successo, non il ragazzo misterioso e sfuggente, ma qualcuno che lotta con i suoi sentimenti, proprio come me.

tra le note del cuore - kid yugi Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora