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Dopo quella serata speciale al teatro, Francesco e io tornammo a casa sua. Era tardi, le strade di Milano erano immerse nel silenzio, illuminate solo dai lampioni e dalle luci soffuse dei locali ormai chiusi. Durante il tragitto, lui teneva la mia mano nella sua, senza parlare. Era un silenzio diverso, non imbarazzante, ma carico di significati. 

Arrivati al suo appartamento, Francesco aprì la porta e si girò verso di me, accennando un sorriso stanco ma dolce. «Ti va di restare un po'? Ho ancora una bottiglia di vino che non ho mai aperto.» 

Annuii, sentendo il calore di quel momento che sembrava sospeso nel tempo. «Va bene.» 

Mi tolsi le scarpe e mi accomodai sul divano, mentre lui si spostava in cucina per prendere due bicchieri e la bottiglia di vino. La sua casa era accogliente, arredata in modo semplice, con dettagli che riflettevano la sua personalità: qualche vinile sparso qua e là, una chitarra appoggiata a un angolo, e una pila di fogli pieni di scarabocchi e parole non finite. 

Tornò poco dopo, portando i bicchieri e una piccola candela che accese con un sorriso. «Fa più atmosfera, no?» 

Sorrisi. «Molto romantico, Francesco. Non ti facevo il tipo da candele.» 

Lui rise, versando il vino nei bicchieri. «Ci sono tante cose di me che non sai ancora.» 

Ci sedemmo uno accanto all'altra, sorseggiando il vino e chiacchierando del più e del meno. Parlammo delle nostre passioni, delle paure e delle piccole cose che ci rendevano felici. Francesco aveva quella capacità di mettere tutto in prospettiva, di farmi sentire leggera, come se il mondo esterno non esistesse. 

Ad un certo punto, il silenzio calò di nuovo, ma questa volta era diverso. Mi voltai verso di lui, e i suoi occhi erano fissi nei miei, come se stesse cercando qualcosa. 

«Che c'è?» chiesi, con un sorriso nervoso. 

Lui posò il bicchiere sul tavolino, avvicinandosi leggermente. «Sto solo cercando di capire come fai a essere così... tu. Così vera, così diversa da tutto il resto.» 

Sentii il cuore accelerare mentre la sua mano sfiorava la mia guancia, in un gesto delicato ma deciso. «Francesco...» mormorai, ma non riuscii a finire la frase. 

Le sue labbra trovarono le mie in un bacio lento, quasi timido, come se stesse aspettando di capire se lo avrei respinto. Ma non lo feci. Anzi, risposi con la stessa intensità, lasciandomi andare a quel momento che sembrava inevitabile. 

Era un bacio diverso da qualsiasi altro avessi mai provato: non c'era fretta, solo la voglia di esserci, di sentirci. Le sue mani si spostarono sui miei fianchi, tirandomi leggermente verso di lui, mentre le mie si avvolgevano attorno al suo collo, sentendo il calore della sua pelle sotto le dita. 

Quando ci staccammo, entrambi respiravamo affannosamente, ma lui non si mosse. Restava lì, con la fronte appoggiata alla mia, un sorriso leggero sulle labbra. 

«Non avrei mai pensato che questo sarebbe successo,» disse sottovoce. 

Lo guardai, ancora senza fiato. «Neanche io. Ma non voglio fermarmi.» 

Le sue braccia mi avvolsero completamente, e mi sollevò leggermente, posandomi sulle sue gambe mentre il bacio riprendeva, questa volta più profondo, più urgente. Sentivo ogni barriera tra noi cadere, ogni paura svanire in quel contatto. 

Non c'era bisogno di parole. Ogni gesto, ogni carezza parlava per noi. 

Quando ci fermammo di nuovo, lui mi guardò negli occhi, con un'espressione che non avevo mai visto prima: era vulnerabile, aperto, come se si fosse spogliato di ogni maschera. 

«Sei sicura?» chiese, con un filo di voce, come se avesse paura della risposta. 

Annuii, stringendomi ancora di più a lui. «Più che mai.» 

Quella notte non ci furono più dubbi, né esitazioni. Fu un momento solo nostro, lontano dal mondo, dai riflettori, dalle aspettative. Solo io e Francesco, finalmente liberi di essere noi stessi.

vi sta piacendo?

tra le note del cuore - kid yugi Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora