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La luce del mattino filtra dalle tende, una luce pallida e distorta che mi fa sentire ancora più stanca di quanto dovrei. Il rumore della città è lontano, ma il suo eco è come una presenza costante, un sottofondo che non se ne va mai. Mi sveglio con la testa pesante, un mix tra il sonno interrotto e il dolore dietro gli occhi. La festa di ieri sera è già un ricordo sfuocato, ma ci sono frammenti che ancora mi turbinano nella mente.

Mi tiro su a fatica, il corpo ancora avvolto dal torpore della notte appena trascorsa. Guardo l'orologio: è tardi, troppo tardi. Oggi ho l'impressione che non sia successo niente di veramente rilevante, eppure il pensiero di quella conversazione con lui mi disturba più di quanto dovrei. Mi sento stupida. Perché mi ha lasciato quella sensazione, quella scia che non riesco a ignorare?

Mi alzo dal letto, il pavimento freddo sotto i piedi, e mi dirigo verso il bagno. Lo specchio mi riflette: occhi gonfi, capelli disordinati, la faccia che mi sembra più stanca del solito. Mi lavo velocemente, cercando di scacciare i pensieri. Ma sono sempre lì, come piccoli granelli di sabbia sotto la pelle.

Esco dalla doccia e mi vesto velocemente, consapevole del fatto che non c'è davvero niente da fare oggi. Tony è già uscito, come sempre.
Mi siedo al tavolo della cucina, guardando la tazza di caffè che fuma davanti a me, e mi chiedo come sia possibile che una sola conversazione possa lasciare un'impronta così profonda.

La mia mente continua a tornare indietro a quella sera. A Francesco. Non so se mi infastidisce o se, in fondo, è il suo modo di essere che mi attrae. Mi sembra sempre che lui non abbia mai davvero bisogno di niente, ma quel "qualcosa" in lui mi fa venire voglia di capire meglio. Ma non voglio. Non voglio essere una di quelle persone che si lasciano trascinare da queste cose. Non è il mio stile, non lo è mai stato.

La porta si apre con un rumore familiare. Tony entra, con il suo solito sorriso. «Buongiorno!» dice, alzando la mano in segno di saluto. Il suo entusiasmo mi dà fastidio, ma non lo mostro.

«Ciao,» rispondo, cercando di sembrare normale.

Tony si avvicina e si siede di fronte a me. «Come mai sembri così di cattivo umore? Non è che ti sei rotta la testa ieri sera, vero?» ride, con quella sua risata che riempie sempre la stanza.

«No,» rispondo in modo piatto. «Solo un po' stanca.»

Lui mi guarda per un attimo, come se stesse cercando di capire se sono seria o se sto solo fingendo. Alla fine, si stufa e cambia discorso. «Ieri sera ti ho vista parlare con Francesco. Mi chiedo cosa gli hai detto...»

A quelle parole, il mio cuore fa un salto. Non me lo aspettavo. Mi giro verso di lui, alzando le sopracciglia. «Francesco?»

Tony annuisce, con quell'aria da fratello maggiore che a volte mi infastidisce. «Sì, Francesco Stasi. Sai, il nostro... amico. È venuto a parlarti, no?»

Mi sento un piccolo battito di nervosismo correre lungo la schiena. «Non è successo niente di che,» rispondo, cercando di sembrare casuale. «Abbiamo scambiato due parole, niente di più.»

Tony non sembra convinto. «Davvero? Di solito non ti fai vedere così coinvolta da una conversazione del genere. Di solito sparisci subito.»

Quella battuta mi fa stringere la mascella. Non voglio che Tony noti come mi faccia sentire la presenza di Francesco. Non voglio che sembri che mi stia facendo venire voglia di mettermi in gioco. Non sono quella persona.

«Non era niente,» ripeto, più per convincere me stessa che lui.

Tony sorride, come se avesse capito. «Beh, se ti va di parlare con lui ancora, fammi sapere. Ogni tanto ha qualcosa di interessante da dire, se ti capita. È uno che fa domande... proprio come te.» E con queste parole, si alza, prende il suo caffè e si dirige verso il salotto, lasciandomi sola con i miei pensieri.

tra le note del cuore - kid yugi Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora