22 - La cover story

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C'è chi copre la polvere con i fiori
e chi i fiori con il cemento.
Non lasciare che gli altri conoscano le tue mosse
essere prevedibili è quasi più mortale
che essere intelligenti.

Eileen

Mi svegliai più rimbambita che riposata e non me ne feci una colpa, avevo dormito così bene che non mi importava nemmeno sapere che avrei incontrato Mael quella mattina.
Spostai il lenzuolo che durante la notte avevo arrotolato attorno al corpo quasi volessi imitare un involtino primavera, mi brontolò lo stomaco al solo pensiero, mi sollevai e andai in bagno per darmi una sciacquata alla faccia prima di scendere al piano di sotto.
Avevo un paio di calzini corti dentro lo zaino, non sapevo nemmeno perché fossero lì ma ne fui grata, non avevo voglia di camminare scalza, li infilai e scesi al piano di sotto.
Scesi l'ultimo gradino quando sentii il rumore dei fornelli.
<<Buongiorno.>> dissi chiudendo gli occhi una volta arrivata in cucina, c'era una luce prepotente che sfondava le finestre e riempiva la stanza.
<<Buongiorno Ragazzina, mi sembra tu abbia dormito molto bene o forse stai ancora dormendo?>> la rompi balle mattiniera stava scegliendo anche quella mattina la violenza.
<<Tu hai obbligato la luce del sole a stare tutta qui dentro? Potrebbe essere considerato rapimento sai?>>
<<Almeno non si lamenta dell'alloggio come te.>> alzò le spalle.
<<Non mi sto lamentando.>> dissi aprendo gli occhi e le braccia esasperata.
<<Vieni qui e mangia qualcosa che dopo ci alleniamo.>> era un ordine al quale non avevo intenzione di disubbidire, stavo morendo di fame.
La cucina era veramente grande, molto simile a quella di Moreen con l'unica differenza che oltre all'isola c'era anche un tavolo massiccio in legno scuro.
Mi avviai verso il tavolo quando la sua voce mi fermò.
<<Non sai nemmeno vestirti vedo.>>
<<Cosa?>> mi voltai verso di lei pronta ad attaccarla.
<<Stai ferma>> ordinò prendendomi per i fianchi e mi voltò con forza <<avevo detto a Suriel di portarti qualcosa di comodo per allenarti e lei come sempre ha fatto di testa sua.>>
Non capii cosa cazzo volesse da me finchè non sentii il tessuto sul petto e sulla vita stringersi.
<<Non ti sei accorta che avevi dei lacci che ti pendevano dai fianchi?>>
<<No Mael non me ne sono accorta, ero stanca morta.>> sbuffai sentendomi una completa deficiente.
Strinse forte alla fine prima di fare un fiocco.
<<Cazzo fai piano.>> gemetti massaggiandomi le costole.
<<Faccio quello che mi pare>> prima di allontanarsi mi accarezzò la treccia <<sistemati anche questa...dio sarà una lunga mattinata.>>
<<Sei veramente insopportabile.>> mi sedetti e rifeci la treccia mentre mi mise davanti una spremuta e un piatto con uova e bacon.
<<Potrei dire lo stesso.>> si sedette alla mia destra a capotavola.
Sbuffai di nuovo ma non fiatai finché non finii tutto.
Alzai lo sguardo su di lei, mi fissava esterrefatta e stupita.
<<No per favore non fare battute altrimenti mi passerà la voglia di dire ciò che sto per dire>> le puntai un dito contro << grazie per questo e per l'ospitalità.>>
Alzò un sopracciglio, non disse niente e me lo feci andare bene come risposta.
Mi alzai prendendo piatto e bicchiere e li misi a lavare, feci lo stesso con i suoi.
<<Prego ragazzina ma non ti ci abituare>> si alzò e mi venne incontro <<dai andiamo fuori figlia dei fiori.>>
<<Hai avuto la possibilità di dire il mio nome due volte e pur di non farlo te ne sei uscita con un nuovo soprannome, beh mi arrendo.>>
<<Arrendersi è l'unica possibilità, sono felice che tu ci sia finalmente arrivata comunque oggi facciamo una cosa che sai fare bene.>>
<<Cioè?>>
<<Giocare con il fuoco.>>
<<Simpatica.>> le feci una smorfia.
<<Lo faremo davvero, l'obbiettivo di oggi è cominciare a controllare il fuoco, si addice poco al tuo abbigliamento, forse dovrei portarti in mezzo ad un deserto e chiederti di farlo fiorire e magari cantare assieme agli uccellini.>>
<<Sei veramente una stronza.>> scoppiai a ridere.

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