2 - Verità

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Lo sapevo.
Lo sentivo.
Ma speravo che questo giorno non arrivasse mai.

Eileen

Il giorno dopo mi svegliai stanca perché i pensieri nati il giorno prima avevano fermentato nel mio cervello durante la notte.
Mi sollevai e decisi di fare di tutto per non pensare e scendere al piano di sotto con un bel sorriso stampato in faccia.
Scesi quindi in cucina come ogni domenica per preparare i pancake con mia madre.
O almeno illudermi che sarebbe stato come sempre.
Percorsi le scale senza farmi sentire, anni di danza moderna mi avevano insegnato questa preziosa arte, mia madre d'altro canto lo odiava, tanto che aveva deciso di non sistemare il parquet del piano terra apposta perché così potesse avvertire la mia presenza senza perdere anni di vita ogni volta che le spuntavo alle spalle di colpo.
Indossavo una maglietta e un paio di pantaloni che avrei potuto sporcare senza problemi, erano vecchi abiti di mio padre, amavo indossarli, me lo faceva sentire vicino.
Una volta arrivata in cucina la trovai seduta a tavola con una mano nella tasca della camicia da notte color panna e l'altra vicino al viso, si stava mangiando le unghie.
Che sta succedendo?
<<Oggi sei tu che stai sfogando la frustrazione sul tuo corpo mamma>> le feci notare indicandole le unghie <<che succede?>>
<<Tesoro posso parlarti? >>sussurrò con voce strozzata appena si accorse della mai presenza e del mio sguardo visibilmente preoccupato come se non mi avesse sentito parlare poi tossì per schiarirai la voce.
Sembrava aver trovato finalmente le forze per affrontare ciò che la torturava ma allo stesso tempo dal suo sguardo era palese che le mancasse il coraggio.

<<Sì che succede? Ieri non volevo insistere ma non devi parlare mi stai facendo preoccupare >> mi sedetti a tavola di fronte a lei come facevamo di solito, era un tavolino abbastanza piccolo, rotondo, in legno scuro, lo abbiamo cambiato dopo la morte di mio padre perché l'altro sembrava troppo grande, troppo vuoto.
<<Non è facile da dire in realtà.>>non riusciva a guardarmi negli occhi, continuava ad arrotolarsi con una mano una ciocca di capelli e con l'altra si accarezzava una guancia.
<<Sei la psicologa migliore che io conosca, usa il modo che ti risulta più semplice>> tentai di aiutarla.
Improvvisamente puntó gli occhi nei miei e si morse il labbro.
Sembrava fosse sull'orlo di un pianto isterico.
Prese un respiro e sputò <<non sei mia figlia di sangue>>.
Spalancai gli occhi e la fissai come se stesse ingoiando un coltello.
<<Mamma con tutto il rispetto ma che cazzo stai dicendo?>> dissi a voce alta <<come ti viene in mente?>>.
<<Lo so è assurdo ma è così.>> abbassò nuovamente la testa come se si sentisse in colpa di aver detto quella frase in modo così diretto.
<<Come fai ad esserne così certa e soprattutto quando lo hai scoperto?>> chiesi stralunata.
Si alzò in piedi e si voltò per prendere alcuni fogli dallo scaffale dietro di lei per poi tornare verso di me.
<<All'inizio non ero sicura avevo solo un pugno di indizi, ma questa...questa è la risposta a tutti i miei dubbi>>.
Mi allungò un foglio piegato in tre.
La guardai senza capire e scrutai il foglio prima di prenderlo.
Sembrava un documento proveniente da una clinica ma non ero interessata a capire quale, volevo piuttosto capire cosa conteneva.
Una volta aperto cambiai ben presto idea.
Dovetti leggere le stesse parole una decina di volte.
Mi chiesi se fosse possibile cancellare tutto e riscriverlo da capo.

Referto test del DNA
Parametri statistici -> corrispondenze trovate: 0

<<Dimmi che hai strofinato il tampone nella bocca di qualcun altro, ti prego o per lo meno dimmi che mi stai prendendo in giro.>> dissi sbattendo il foglio sul tavolo.
Ma lei mi guardò, occhi lucidi e scosse la testa abbattuta.
Misi una mano davanti alla bocca e tornai a fissare il foglio, se solitamente riuscivo ad affrontare le brutte situazioni con la comicità questa volta proprio non ne avevo le forze.
Non volevo crederci, non mi accorsi nemmeno di non stare respirando finché non alzai lo sguardo su mia madre, bianca come la neve.
<<Ho sempre percepito che qualcosa non andava ma non ho mai voluto ammetterlo a me stessa o, tantomeno, cercare prove. E so che lo sentivi e lo senti anche tu. Siamo molto diverse per svariati aspetti e non intendo solo aspetti fisici, stessa cosa vale per tuo padre, da lui non hai preso niente.>>
È vero infondo l'ho sempre saputo, ero così diversa dai miei genitori ma pensavo fosse totalmente normale, insomma a volte la genetica impazzisce e ti rende la copia della tua bis bis bis nonna ma completamente diverso dai tuoi parenti più prossimi.
Pensavo di somigliare ad una qualche nonna di nome Gertrude vissuta nel 1500 e mai avrei pensato di essere stata scambiata nella culla o che ne so.
Con mia madre condividevo solo l'amore per la lettura con mio padre la passione per l'arco, le frecce e la spada.
Per il resto eravamo mondi distanti.
Troppo distanti.
<<Non posso crederci mi avevi fatto vedere le foto con il pancione e le mie foto appena nata. Pensi mi abbiamo scambiata nella culla?>>
Misi i gomiti sul tavolo e appoggiai il viso sulle mani aperte cercando di trovare qualcosa, forse un ricordo o una prova che non fosse realmente così o una spiegazione logica.
<<Ho fatto l'errore di non ricordare, di non pensare al momento della nascita, appena sei nata avevi i capelli biondissimi e gli occhi neri, quando ti hanno riportata da me i medici, improvvisamente avevi gli occhi più chiari, simili a quelli che hai ora, arancioni contaminati dal verde e i capelli più scuri. Ma questo ricordo lo avevo cancellato, rimosso totalmente, mi è tornato in mente solo leggendo i risultati di quel test, non capisco come, tantomeno perché. Forse ero troppo provata emotivamente da ricordare, non saprei. L'unica cosa che ricordo è che quando ti hanno portata da me appena nata avevi al collo la collana che hai ora. Tuo padre disse che era il regalo di un suo parente per te.>>
Strinsi istintivamente il ciondolo a forma di fiocco di neve alle sue parole, lo facevo sempre e da sempre per trovare conforto o quando ero molto felice, come se volessi condividere quei sentimenti con qualcuno.
Non so esattamente chi.
Non so perché.
I miei cugini spesso mi prendevano in giro chiamandomi "strega" e dicendomi che non ero davvero loro cugina, che i medici mi avevano scambiato nella culla e che sicuramente c'era stato un errore.
Erano piccoli, amavano fare i dispetti e si credevano più furbi di ciò che realmente erano perciò non li avevo mai ascoltati davvero e smisi di dargli credito.
Avevano più ragione del previsto.

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