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Helena entra in casetta dopo essere tornata dalla lezione. Il suo passo è leggero, ma rallenta quando nota un ragazzo seduto sul divano, intento a sistemare un paio di cuffie. È nuovo. Non lo aveva mai visto prima. Con un po' di esitazione, Helena rompe il silenzio.
"Ehm... Piacere, Helena," dice con voce bassa, quasi temendo di disturbarlo.
Il ragazzo alza lo sguardo e le regala un sorriso sicuro e disinvolto, come se fosse già a suo agio in quell'ambiente.
"Ciao, piacere mio. Io sono Gabriele, ma in arte Deddé," risponde, alzandosi e stringendole la mano. "Sono un nuovo alunno della Pettinelli."Helena lo osserva con curiosità. "Benvenuto. Come mai hai deciso di unirti proprio ora? Cioè... è un po' insolito entrare a metà percorso."
"Beh," comincia Deddé, spostando le cuffie sul tavolino, "diciamo che è stata una decisione un po' dell'ultimo minuto. Ho sempre scritto e cantato per conto mio, ma volevo mettermi alla prova. E, a quanto pare, la Pettinelli ha deciso che valesse la pena rischiare."
Helena annuisce. "Qui si impara tanto, ma ti avviso: è intenso. E la casetta... beh, è caotica. Siamo tanti, e ci sono personalità forti."
"Meglio così," risponde lui con un sorriso complice. "Più è movimentato, più mi diverto."
Durante il pomeriggio, la musica riempie il salotto della casetta. Helena è seduta al pianoforte, concentrata sulle note. Le sue mani si muovono con eleganza sui tasti, creando una melodia malinconica che cattura l'attenzione di Deddé. Il ragazzo si avvicina, incuriosito, e si appoggia con nonchalance al bordo del pianoforte.
"Wow, sei davvero brava," commenta, guardandola suonare. "Ti va di fare qualcosa insieme? Tu suoni, io canto."
Helena alza lo sguardo verso di lui, sorpresa dalla proposta. Esita per un momento, ma poi sorride. "Perché no? Vediamo cosa viene fuori."
"Solo se canti anche tu," aggiunge lui, lanciandole uno sguardo sfidante.
"Va bene, ma non garantisco niente," replica lei, accettando la sfida.
Le note del pianoforte cambiano ritmo, trasformandosi in una melodia più vivace. Helena inizia a cantare con una voce dolce, ma intensa:
"Ma guardaci adesso, che cosa siamo diventati
Da sconosciuti a innamorati
Poi da innamorati a sconosciuti
Tipo 'passi e manco mi saluti', ma dai..."Deddé si unisce, la sua voce graffiante e decisa aggiunge profondità al pezzo:
"Quann fai accussí, nenné
M passn tutt'e paur
Sì a casa mij, ij e te
Stu ciel s'a fatt chiu scur.
Mo ca guardamm aret, finalment
M'e rat tutt m'e rimast o nient.
Mo o saij, si o saij ca nuje!"Le loro voci si intrecciano in un'armonia perfetta, creando un momento magico che cattura l'attenzione degli altri ragazzi. Uno dopo l'altro, si avvicinano, sedendosi intorno al pianoforte per ascoltarli.
Trigno, appoggiato al muro più lontano, osserva la scena con uno sguardo indecifrabile. I suoi occhi restano fissi su Helena, che sembra completamente immersa nella musica. Ma qualcosa cambia: mentre Deddé canta, una lacrima silenziosa scivola lungo la guancia di Helena. Lei si affretta ad asciugarla, sperando che nessuno se ne accorga. Tuttavia, lo sguardo attento di Trigno non si lascia sfuggire il dettaglio.
Più tardi, in stanza, Helena è seduta sul bordo del letto, il viso nascosto tra le mani. Trigno entra senza fare rumore, chiudendo la porta dietro di sé. Si ferma per un momento, osservandola in silenzio, poi si avvicina.
"Helena, tutto bene?" le chiede con un tono dolce ma deciso.
Lei alza lo sguardo, cercando di comporre un sorriso. "Sì, sì. È tutto a posto."
Trigno scuote la testa, sedendosi accanto a lei. "Non prendermi in giro. Ti ho vista oggi, mentre cantavate. Hai pianto. Cosa succede?"
Helena abbassa lo sguardo, incapace di sostenere i suoi occhi. Dopo un lungo silenzio, finalmente parla.
"È... è per la canzone," ammette. "Quelle parole in napoletano... mi hanno colpita."Trigno non dice nulla, lasciandole il tempo di continuare.
"Mio padre era napoletano," confessa Helena, la voce incrinata dall'emozione. "Se n'è andato quando mia madre gli ha detto che aspettava mia sorella, Sofia. Non ha voluto saperne niente di noi. È stato... come se non fosse mai esistito."
Trigno abbassa lo sguardo, ascoltandola con attenzione. "E quando senti il napoletano, è come se lui fosse qui, vero?"
Helena annuisce, stringendo le mani fino a farsi male. "Sì. Mi ricorda ciò che ho perso. O meglio... ciò che non ho mai avuto. Mia madre ha fatto tutto da sola. Ha cresciuto me, Matteo e Sofia con amore e sacrificio, e io la ammiro più di chiunque altro. Ma ogni volta che sento qualcuno cantare o parlare in napoletano, non riesco a non pensare a lui. A come sarebbe stata la mia vita se fosse rimasto. Ecco perché mi irrigidisco quando Antonia parla in dialetto. Non c'entra nulla con lei, ma... è come se una parte di me si fermasse ogni volta. Mi fa tornare alla mente mio padre e tutto quello che non ho mai avuto con lui."
Le parole di Helena sono cariche di un dolore che Trigno non aveva visto prima, un dolore che si mescola con la frustrazione di non riuscire mai a colmare quel vuoto lasciato dal padre. Trigno, però, non è il tipo da giudicare in fretta. Sa che ogni parola di Helena è una piccola vittoria, un passo verso la guarigione.
"Capisco," risponde lui con voce calma. "Non è facile. Però non devi sentire di doverlo affrontare da sola. Ogni volta che succede, non lasciare che il passato prenda il sopravvento su di te. Sei qui per crescere, per imparare, e io sono qui con te."
Helena lo guarda, e per un momento, sembra come se il peso che portava si alleggerisse, seppur solo per un attimo. Si sente ascoltata, capita. Ma il pensiero del padre è sempre lì, nella sua mente, a ricordarle che, nonostante tutto, ci sono cose che non si possono cambiare.
Trigno si avvicina di più, mettendo una mano sulla sua spalla. La sua presenza è rassicurante, come una boccata d'aria fresca."Non è facile, lo so. Ma tu non sei il passato. Sei il presente e il futuro. E in questo futuro, c'è un posto per tutti noi. Per te, per me... per tutti quelli che vogliono esserci."
Helena sente un nodo al cuore sciogliersi, ma non sa ancora se sarà capace di credere pienamente nelle parole di Trigno. Però, in quel momento, si sente più forte, come se avesse fatto un passo verso qualcosa di nuovo.
"Grazie, Trigno. Non avrei mai pensato di poter parlare di tutto questo con qualcuno qui."
"E invece l'hai fatto," risponde lui, con un sorriso gentile. "E adesso non sei più sola."
Un lungo silenzio cade tra i due, ma questa volta non è pesante. È un silenzio di comprensione, di connessione, di speranza. Helena, anche se non ha tutte le risposte, sa che, con il tempo, forse potrà davvero lasciarsi alle spalle il peso del passato.
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Cari lettori,
le parole delle barre cantate da Deddé in questo capitolo provengono dalla sua cover di "il filo rosso" di Alfa, una canzone che ha condiviso sul suo profilo TikTok. Ho deciso di includere queste parole nella storia per dare una dimensione ancora più reale alla musica che accompagna i personaggi.
Spero che la storia vi stia piacendo, al prossimo capitolo!ArtemisSilverBow
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Questione Di Sguardi| Trigno
FanfictionHelena ha diciannove anni, una voce che tocca il cuore, e un unico sogno: tornare a cantare. Da due anni, però, la sua vita è ferma al giorno in cui ha perso la sorellina Sofia. Ma tutto cambia quando, Helena viene selezionata per Amici. Nonostante...