⋆ Chapter 61

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La cucina della casetta era animata dal rumore delle stoviglie e dal profumo di spezie. Helena, con i capelli raccolti in un semplice chignon, stava mescolando con attenzione una pentola sul fornello, canticchiando sottovoce.

"E mi manchi più dell'aria,
ho tatuato una farfalla solo per..."

La porta principale si aprì all'improvviso, interrompendo la sua voce. Helena si girò di scatto, stringendo il mestolo.

"Ciao," disse Jacopo, fermandosi sulla soglia con un mezzo sorriso.

"Oh... ciao," rispose Helena, sorpresa.

Jacopo avanzò lentamente, lasciando lo zaino vicino alla porta. I loro sguardi si incrociarono per un attimo più lungo del necessario, e un silenzio carico di tensione riempì la stanza.

Helena abbassò lo sguardo, cercando di dissimulare l'imbarazzo. Poi alzò la voce.
"Ragazzi, è arrivato Jacopo!"

Dal soggiorno si udì un mormorio, seguito da passi veloci. In pochi istanti Vybes, Trigno e Ilan entrarono nella cucina, curiosi di conoscere il nuovo arrivato.

"Ehi, benvenuto! Jacopo, giusto?" disse Vybes con il suo tono amichevole.

"Sì, esatto. Piacere," rispose Jacopo, stringendo la mano al ragazzo.

"Piacere nostro, zi'. Ti troverai bene qui, vedrai," aggiunse Trigno, dandogli una pacca sulla spalla.

Mentre i ragazzi continuavano a parlare, Helena tornò a concentrarsi sulla cena, cercando di non prestare attenzione a Jacopo. Ma il suo sguardo continuava a sentirsi osservato.

Trigno, sempre attento a cogliere i dettagli, rimase a fissare Helena per qualche secondo prima di alzare un sopracciglio e guardare Jacopo. Quando gli altri si spostarono verso il soggiorno, decise di rimanere in cucina con lei.

"Piccola fenice, che succede tra te e lui?" le chiese sottovoce.

Helena si voltò verso di lui, sorpresa.
"Niente. Perché dovrebbe succedere qualcosa?"

Trigno la fissò con uno sguardo indagatore.
"Mh. Sei una pessima bugiarda."

Prima che Helena potesse rispondere, Jacopo si avvicinò al bancone, interrompendoli.
"Posso darti una mano?" chiese, con voce calma.

"No, grazie. Sto finendo," rispose Helena in tono freddo, senza nemmeno guardarlo.

Jacopo rimase fermo per un momento, poi si allontanò e si unì agli altri in soggiorno.

Trigno, rimasto solo con Helena, si avvicinò al fornello.
"Allora? Lo conosci?" insistette.

Helena sospirò, posando il mestolo sul bordo della pentola.
"Sì. Lo conoscevo."

"Tipo amici?" chiese Trigno, scrutandola attentamente.

Helena abbassò lo sguardo.
"Più o meno."

"Più o meno... o di più?" incalzò lui con un sorriso ironico.

Helena non rispose subito. Si girò di nuovo verso i fornelli, evitando il suo sguardo.
"È complicato, Trigno. Lascia perdere," mormorò infine.

Trigno la guardava notando il suo sguardo perso nel vuoto.

"Helena," disse con tono morbido, cercando di catturare la sua attenzione. "Tutto ok?"

Helena sollevò gli occhi, ma era evidente che non stesse davvero vedendo ciò che aveva di fronte. La sua espressione era stanca, come se stesse lottando con pensieri pesanti.

"Sto solo pensando..." iniziò,
Helena abbassò lo sguardo, come se stesse cercando di raccogliere il coraggio di rivivere un momento doloroso.

"Quando è morta Sofia... Ero al telefono con Jacopo," confessò, la voce che tremava leggermente. "Io stavo parlando con lui. Quando Sofia è stata investita... non ho sentito subito il rumore. Ho solo sentito Jacopo che cercava di farmi ridere, mentre tutto intorno a me stava crollando."

Trigno rimase in silenzio, comprendendo immediatamente la gravità delle sue parole. Sapeva quanto fosse stata dura quella perdita per Helena, ma non immaginava che il ricordo di quel momento potesse ancora pesarle tanto.

"Non è stata colpa tua, Helena," disse Trigno, cercando di darle conforto. "Non potevi sapere. Non è colpa di Jacopo né tua."

Helena scosse la testa, il dolore ancora troppo vivo nel suo cuore.
"Ma io ero così distratta. La voce di Jacopo, il suo tentativo di farmi sentire meglio, mi ha fatto dimenticare di prestare attenzione a quello che stava succedendo intorno a me."

Trigno la guardò intensamente, cercando di farle capire che non poteva più portare su di sé quel peso.
"Helena, tu non potevi sapere cosa sarebbe successo. Non è giusto che tu ti senta in colpa per qualcosa che non potevi controllare."

Ma Helena non era convinta.
"Quando ho visto Jacopo dopo... ho capito che quella distrazione non era solo per il momento. Era anche per noi, per quello che eravamo diventati. E così ho deciso di chiudere tutto."

Dopo cena, Rudy convocò Ilan e Jacopo in studio per discutere del futuro di Ilan nella scuola. La tensione si percepiva nell'aria, ma nessuno commentò. Helena osservò Jacopo uscire dalla casetta senza parlare, un'espressione indecifrabile sul volto.

Più tardi, quando Ilan e Jacopo tornarono, la situazione sembrava ancora sospesa. Jacopo non disse nulla, limitandosi a lanciare uno sguardo fugace verso Helena prima di ritirarsi nella sua stanza.

Helena si trovava sdraiata sul letto della stanza arancione. Vybes e Trigno erano sdraiati sui propri letti. Trigno fece un profondo respiro e ruppe il silenzio.
"La camera arancione è affondata, zi'. Ci hanno colpito alla base."

"Che dramma, zi'. Sembri un film di guerra." Rispose Vybes ridendo.

Trigno si tirò su a sedere, fissando il soffitto.
"Stavo pensando a quello che mi ha detto De Sica in puntata. Il palco è l'unico posto in cui non mi sento insicuro."

Helena si voltò verso di lui, appoggiando il mento sulle braccia incrociate.

"Smettila, Trigno. Non uscirai." rispose Helena, decisa.

Questione Di Sguardi| TrignoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora