⋆ Chapter 70

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Helena mescolava il sugo con un movimento ritmico, come se il semplice atto di cucinare potesse calmare il turbine di pensieri che le frullavano nella mente. La pentola sfrigolava lentamente, il profumo di pomodoro e basilico che riempiva la stanza sembrava avvolgerla in un abbraccio caldo e rassicurante. Da quando era tornata dalla discussione con la professoressa Pettinelli, aveva cercato di occupare la mente con cose semplici, ma non era riuscita a evitare quella sensazione di frustrazione che continuava a crescere dentro di lei.

Stava cercando di mettere in ordine i suoi pensieri, ma quella lettera, quella sensazione di inadeguatezza che le aveva lasciato, le impediva di trovare davvero pace. Non era mai stata una persona che si arrendeva facilmente, ma quando le sembrava di non essere all'altezza delle aspettative degli altri, la sua sicurezza vacillava. Sospirò e continuò a mescolare il sugo, il cucchiaio che raschiava lentamente i bordi della pentola come un piccolo rituale che la faceva sentire più ancorata al presente.

Il profumo della cucina la faceva sentire a casa, come se ogni gesto avesse un significato. Non aveva bisogno di niente di più complicato, almeno per quel momento. Il sugo stava diventando perfetto, eppure la sua mente tornava sempre alla professoressa Pettinelli, a Laura, a tutto ciò che sentiva di non riuscire a controllare. Il pensiero che le mancassero delle competenze le faceva scivolare la sensazione di fallimento nel cuore. Ma, mentre il sugo raggiungeva la giusta consistenza, un lieve sorriso le sfiorò le labbra: in cucina, almeno, le cose avevano sempre un ordine.

Poco dopo, sentì dei passi leggeri dietro di lei, il suono che stava diventando familiare ormai. Non aveva bisogno di voltarsi per capire chi fosse. Il cuore le diede un piccolo salto quando sentì due braccia avvolgersi delicatamente attorno alla sua vita.

"Stai cucinando di nuovo?" chiese Trigno, la sua voce calda e profonda che l'avvolgeva come una coperta morbida. "Devi smetterla, stai diventando troppo brava, poi non saprò più cosa cucinare io."

Helena sorrise, ma c'era una dolcezza nei suoi occhi che andava oltre il gesto di cucinare. "Qualcuno deve pur farlo, e comunque, è l'unico momento in cui riesco a fermare la mente, almeno per un po'," rispose, lasciando che il suo corpo si rilassasse contro di lui.

"Sai, mi sembra che ogni volta che ti metti ai fornelli, il mondo diventi un po' più semplice," disse Trigno, la sua voce morbida, ma incredibilmente sincera. "Come se il resto potesse aspettare mentre fai qualcosa di vero, di concreto."

Helena non disse nulla per un attimo, si limitò a godersi la sensazione della sua presenza. A volte, stare insieme a lui, semplicemente, la faceva sentire in pace. "Sì... a volte è proprio così," rispose infine, "Cucinare è come un rifugio. È il mio modo di mettere insieme i pezzi, di dare un senso a quello che non riesco a controllare."

Trigno la strinse più forte, come se volesse trasmetterle una sensazione di protezione. "E tu non devi mai sentirti sola in tutto questo. Non devi fare tutto da sola, te lo dico sempre, no?"

Questione Di Sguardi| TrignoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora