24 (II)

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Premessa ame: vi prego di leggere lo spazio autrice, è importante🥹❤️

Premessa 2: lo so, è quasi l'una di notte, orario improponibile. Ma io sono troppo gasata e non vedo l'ora di farvi leggere🤙🏻

Premessa 3: non ho revisionato😃

Premessa 4 (lo so che vi ho già rotto i maroni, quindi è l'ultima): c'è parecchio spicy, da andare a fuoco quasi. Preparatevi🧯🔥



Tyron

Proseguimmo all'interno della casa infestata, facendo slalom tra finte lapidi e scheletri di plastica che sbucavano da ogni angolo. Certo che in quanto a paura lasciava veramente a desiderare, persino Anika non era minimamente spaventata, e questo era tutto dire.

Continuavo a fissarle la chioma riccioluta che le ondeggiava sulle spalle a ogni passo, il cuore che batteva sempre più forte ogni secondo che passava. Mi veniva da vomitare. Provavo questo senso di nausea... Non mi sentivo così nemmeno dopo aver bevuto una bottiglia intera di un qualche alcolico.

Dopo la stanza allestita come fosse un cimitero entrammo in quella che sembrava una camera d'ospedale, con tanto di branda su cui avevano steso un manichino coperto da un telo bianco, macchiato di sangue finto.

Anika si voltò e mi guardò da sopra la spalla. I suoi occhi sembravano quasi brillare sotto le luci al led azzurre. <<Pensavo che fossimo qui perché dovevi dirmi qualcosa.>>

<<Sì, infatti.>>

<<Allora perché non hai ancora spiccicato parola?>>

Perché sono un fottuto codardo.

Non avevo paura di rischiare il carcere, di lavorare con Asso per far crollare una multinazionale o di sfregiare il volto di un ragazzo per vendetta. Ma possibile che non riuscissi a mettere due parole in croce e a formulare una frase?

Prima parlavo, prima mettevo fine alla mia tortura e prima costringevo il mio cuore a smettere di battere.

L'afferrai per il polso, fermandola. <<Ora ti dirò una cosa, a cui tu dovrai rispondere "io invece no, per me non è lo stesso", okay?>>

<<Ehm... Okay.>> sembrava parecchio confusa. <<Non capisco che ti prende oggi.>>

C'era ben poco da capire: stavo diventando matto e la colpa era solo sua. A ogni modo, doveva solo rifiutarmi, era piuttosto semplice.

Presi un grosso respiro e poi cominciai a parlare. <<Il fatto è questo: ho tutti i sintomi.>>

Aggrottò la fronte. <<Che sintomi? Sei malato?>>

Praticamente sì, cazzo. L'amore era solo un virus da debellare.

<<Battito accelerato del cuore, euforia, pensieri costanti e preoccupazione per il benessere di quella persona.>> li elencai tutti, ormai li avevo imparati a memoria. <<Ecco cosa ho.>>

Se possibile, Dorothy sembrava persino più confusa di prima. <<Okay, ho perso il filo del discorso: non stavamo parlando di una malattia? Pensavo avessi, che so, l'influenza.>>

Sbuffai e iniziai a camminare nervosamente avanti e indietro per tutta quella finta e lugubre camera d'ospedale. <<Magari avessi l'influenza, cazzo. Lo preferirei.>>

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⏰ Ultimo aggiornamento: a day ago ⏰

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