Prologo

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"Ora sei un mio ricordo

un ricordo immaginario

del fratello che vorrei

nato nel mese d'acquario

sarei il pesce e tu lo squalo."








5 anni prima - 26 luglio 2019

Tyron

Mi infilai una mano in tasca alla ricerca di un accendino, con la sigaretta incastrata fra le labbra. Frugai dentro la tasca dei pantaloni e in quella della giacca, ma non lo trovai.

<<Merda, l'ho dimenticato.>> imprecai, ma poi una mano comparve nel mio campo visivo: le dita stringevano un fiammifero acceso la cui fiamma era tremolante.

Voltai appena il capo, quanto bastava per scorgere Evander e poco dietro di lui Cameron. Non credevo che mi avrebbero trovato.

Pioveva a dirotto quella notte, i capelli fradici mi si erano appiccicati alla fronte e i vestiti aderivano perfettamente al mio corpo. Avevo la pelle d'oca sotto la stoffa ormai quasi trasparente della camicia, sentivo freddo, ma non mi importava.

Avevo scavalcato la recinzione del parco dopo l'orario di chiusura e mi ero seduto su una panchina ai piedi di una quercia.

Fumare da solo, ecco cosa volevo. Non credevo che i miei migliori amici mi avrebbero raggiunto, né che sapessero dove mi trovavo, ma ero contento che fossero qui. Non era della solitudine che avevo bisogno infondo, quella non avrebbe aiutato a sfogare la mia rabbia repressa e quel senso di frustrazione che mi attanagliava la bocca dello stomaco.

Avvicinai la sigaretta alla fiamma del fiammifero e la accesi, poi inspirai il tabacco fino a che non sentii i polmoni bruciare.

<<Che succede?>> domandò Cam mentre prendevano posto accanto a me su quella panchina. Anche a loro sembrava non disturbare la pioggia, né i vestiti che gli facevano da seconda pelle.

<<Sta andando tutto a puttane, cazzo...>> gemetti mentre una mano affondava tra i miei capelli bagnati, stringendoli in un pugno e tirandoli appena.

Christoffer era morto solo da tre mesi, tre fottuti mesi, e già i miei genitori mi davano il tormento.

Non facevano altro che parlare di me, del mio futuro all'interno dell'azienda, del fatto che dovessi mettere la testa apposto perché ora tutto ciò che avevano costruito, il loro impero, era nelle mie mani.

Il loro figlio perfetto era morto e pensavano di sostituirlo con me, la sua brutta copia.

Partecipare a gala e convegni, presenziare alle riunioni o trascorrere il poco tempo libero che mi restava dopo la scuola e gli allenamenti di basket chiuso in un ufficio... Nulla di tutto ciò rientrava nei miei piani, né tanto avere un futuro prestabilito era ciò che volevo.

Bramavo la libertà, solo questo.

<<La smetteranno e ti lasceranno in pace prima o poi.>> disse Evander mentre tirava fuori il suo pacchetto di sigarette. Ne offrì una a Cam, che stranamente la accettò ben volentieri. Non era solito fumare, essendo il capitano della squadra di basket.

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