[Dark Romance]
"Ti sbagli, io non ho un cuore."
"Nemmeno io ho un cuore, ma ti assicuro che ci sono momenti in cui mi sembra quasi di sentirlo battere."
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Tre semplici ragazze che vogliono vivere la loro vita.
Tre ragazzi ricchi e viziati che ha...
Ameee vi aspetto su IG (Ellieisshining) in live per leggere insieme il capitolo❤️
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Carissa
Aspettavo il week-end con ansia perché significava niente scuola, niente Evander e niente papà, dato che lavorava anche nei week-end.
Faceva due lavori: dal lunedì al venerdì era un operaio di una fabbrica e il sabato e la domenica invece lavorava come barman in un locale di periferia, un locale poco raccomandabile in una zona davvero orribile di Los Angeles.
Era sabato sera e le lancette avevano appena rintoccato le sei. Ero in cucina e, mentre papà finiva di allacciarsi le scarpe, gli stavo preparando un sandwich con tonno e maionese che sarebbe stato la sua cena.
Tagliai la crosta del panino, perché sapevo quanto lui la odiasse, poi lo incartai.
<<Quanto cazzo ci vuole per fare un maledetto panino, eh Carissa?>> si alzò dalla sedia e mi venne incontro, poi mi strappò il panino dalle mani e se lo mise nello zaino. <<Dio, sei così inutile.>>
Arricciai le labbra in una smorfia e deglutii il groppo che avevo in gola.
Era l'ennesimo insulto di quella giornata, l'ennesima crepa nel mio cuore. Stavo cercando di trattenere le lacrime da tutto il giorno cazzo, ma sentivo che sarei esplosa a momenti. Solo che non volevo mostrarmi fragile, non davanti a lui.
Papà si mise lo zaino in spalla e mi lanciò un'occhiata con un'espressione quasi schifata sul volto. <<Cerca di non farmi incazzare almeno fino a lunedì. Non vedo l'ora che torni a scuola e che ti levi da mezzo alle palle.>>
Resisti ancora un po' Car, ora se ne va e potrai riprendere a respirare.
Mi morsi la lingua per non imprecare e lo seguii fuori dalla cucina. Nel salotto, sedute sul divano, c'erano Corinne e Genevieve che guardavano delle vecchie repliche di Jersey Shore. Non pensavo esistesse un programma più stupido e inutile di quello.
Erano le mie sorelle maggiori, erano gemelle ed entrambe avevano venticinque anni, ma non lavoravano, non avevano una casa tutta loro né un fidanzato, non avevano nemmeno finito gli studi. Vivevano sulle spalle di papà e ciò nonostante lui le amava.
Le amava perché non avevano ucciso la mamma, al contrario mio.
<<Ragazze, sto andando a lavoro.>> disse loro mio padre, e non mi sfuggì il sorriso che gli curvava le labbra. <<Ci vediamo domani mattina. Mi raccomando, preparate la cena e pulite un po' la casa.>>
<<Va bene, papi.>> gli sorrise Genevieve.
<<Buon lavoro, e non stancarti troppo.>> aggiunse Corinne.